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12 Dicembre 2025 - 15:21
A Chivasso oltre quaranta mila euro spesi per il Duomo "instagrammabile": il Comune a caccia di "cuoricini". Mentre dall'altra parte della città chiude il dormitorio dei senza tetto...
A Chivasso chi governa davvero? La destra o la sinistra?
E' questa la domanda "gaberriana" (da Giorgio Gaber, ndr) che non serve a fare filosofia politica, ma a leggere i fatti. Gli ultimi, in città.
Perché il Natale, è vero, non ha colore politico.
Le luci si accendono ovunque, a destra come a sinistra. A Ivrea, dove governa il centrosinistra. E a Venaria dove l'amministrazione è di centrodestra.
Gli alberi si addobbano con qualsiasi maggioranza. I soldi per eventi, spettacoli e luminarie li spendono tutti, senza troppe distinzioni ideologiche. Su questo Giorgio Gaber avrebbe sorriso: fare il Natale è di destra o di sinistra?
Probabilmente no, non è nè di destra nè di sinistra. È amministrazione ordinaria, consenso facile, tradizione che non divide.
Ma chiudere un dormitorio, così come sta avvenendo in questi giorni di festività natalizie a Chivasso, quello sì che divide. O almeno dovrebbe.
A Chivasso il Natale 2025 ha un costo preciso: 42.683,66 euro. Una cifra certificata, costruita con determine e delibere approvate tra fine novembre e inizio dicembre. Comunicazione, eventi, concerti, videomapping sul Duomo, promozione social.
Tutto regolare, tutto deliberato, tutto condiviso. Nessuna forzatura. Come direbbe Gaber, la piscina è di destra o di sinistra? Dipende da come la guardi.

Claudio Castello sindaco di Chivasso
Il problema non è il Natale. Il problema è il contesto in cui quelle scelte vengono prese.
Perché negli stessi giorni, mentre si trovano risorse per luci ed eventi, l’amministrazione comunale certifica la chiusura del dormitorio di via Nino Costa con la motivazione che la volontà politica di tenerlo aperto non c'è più.
Dieci anni di attività, aperto dall’amministrazione di Libero Ciuffreda. Fino a 12 posti letto ogni notte per persone senza tetto. Un servizio minimo, essenziale, poco visibile, ma decisivo per chi non ha alternative. Non un simbolo ideologico, ma una scelta concreta.
Il Documento Unico di Programmazione e il bilancio, approvati dal Consiglio comunale dell'amministrazione di Claudio Castello, parlano senza giri di parole: 56 mila euro spesi nel 2024, 28 mila nel 2025, zero euro dal 2026 in avanti. Zero. Dal 2026 il dormitorio sparisce dai conti. E quando sparisce dai conti, sparisce dalla città.
La motivazione addotta è sempre la stessa: Chivasso non può pagare per i senza tetto che arrivano da altri Comuni. Tradotto: non ci sono i soldi per i clochard.
Ed è qui che va fatta una precisazione fondamentale, per evitare alibi e autoassoluzioni.
L’amministrazione comunale di Chivasso è di centrosinistra sulla carta, senza ambiguità.
È composta quasi interamente da esponenti del Partito Democratico e di Sinistra Ecologista, con la sola eccezione dell’assessore alla Cultura Gianluca Vitale, espressione della lista di centro Noi per Chivasso. Non siamo davanti a una Giunta spaccata, eterogenea, costretta a compromessi al ribasso. Questa amministrazione non subisce scelte: le prende direttamente.
Quindi diciamocelo in tutta onestà: se la chiusura del dormitorio l’avesse decisa un sindaco di destra – per esempio Andrea Fluttero o Bruno Matola – il centrosinistra sarebbe salito sulle barricate. Avrebbe parlato di diritti, di abbandono, di marginalità sociale, di politiche disumane. Perché certe tematiche, certi valori, sono insiti nell'essere o di destra o di sinistra.
Oggi invece non protesta nessuno, perché a governare è proprio quel centrosinistra che, sulla carta, dovrebbe incarnare quei valori.
Tutti zitti. Tutti.
Tranne qualcuno.
A sollevare la questione sono gli ex sindaci Renato Cambursano e Libero Ciuffreda, insieme alla consigliera comunale Claudia Buo, di Liberamente Democratici. Anche loro, di centrosinistra ma all'opposizione del sindaco Castello e del Pd.
Sono loro a dire che questa scelta non è neutra. Sono loro a ricordare che il dormitorio non era una gentile concessione, ma una decisione politica precisa. Sono loro a incarnare oggi una voce riconoscibile di sinistra.
E allora la domanda diventa inevitabile: dov’è la sinistra a Chivasso?
È nella maggioranza che governa o in chi la contesta?
È nei documenti approvati o nelle critiche che arrivano dai banchi dell’opposizione?
È nelle parole o nelle scelte?
Giorgio Gaber, nella canzone Destra-Sinistra, elencava stereotipi e abitudini: il minestrone è di sinistra, il culatello è di destra; il pugno chiuso da una parte, il saluto vigoroso dall’altra.
Ma ieri come oggi il punto è un altro: le differenze reali diventano difficili da riconoscere, perché tutto si riduce a un sentirsi di destra o di sinistra, senza più praticarlo davvero.
A Chivasso la realtà è esattamente questa. Un centrosinistra che si definisce tale, che ne porta le etichette, ma che nei fatti assume decisioni che colpiscono gli ultimi senza per lo meno aprire un confronto politico.
Un dormitorio Gaber l'avrebbe certamente etichettato di sinistra. La sua chiusura, di destra.
E allora la domanda finale resta, più netta che mai: a Chivasso chi governa davvero? La destra o la sinistra?
O una maggioranza che usa il linguaggio della sinistra, ma ha smesso di praticarne le scelte?
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