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17 Dicembre 2025 - 10:29
Caldaie nel mirino dello Stato, più controlli e nessuna marcia indietro su sicurezza ed efficienza
Nessun passo indietro su sicurezza ed efficienza energetica. Il messaggio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è netto e arriva per fare chiarezza sullo schema di Dpr che ridefinirà controlli e ispezioni sugli impianti termici degli edifici, in particolare sulle caldaie. Un testo che ha già acceso il dibattito, ma che – precisa il dicastero – è ancora una bozza, destinata a un percorso istituzionale articolato prima di diventare definitiva.
Il provvedimento, spiegano dal Mase, dovrà infatti acquisire il parere della Conferenza Unificata e del Consiglio di Stato, passaggi obbligati che potranno incidere sulla stesura finale. Ma un punto viene messo subito in chiaro: non ci saranno arretramenti rispetto agli standard di sicurezza né sugli obiettivi di rendimento energetico fissati dalla normativa europea e recepiti dall’Italia.
Il nuovo Dpr nasce per dare attuazione al decreto legislativo che recepisce la direttiva comunitaria in materia di prestazioni energetiche. Tra gli obiettivi indicati dal ministero c’è l’ottimizzazione del rapporto costi-benefici per la collettività, insieme alla volontà di semplificare l’attività di ispezione, spesso percepita come frammentata e poco omogenea sul territorio nazionale.
Uno degli aspetti centrali riguarda la distinzione tra controllo di efficienza energetica e ispezione. Il primo resta un adempimento periodico e obbligatorio, affidato a un tecnico certificato, mentre la seconda è un’attività svolta a campione dalle autorità competenti. Una differenza che il ministero ribadisce per evitare confusione tra gli obblighi a carico dei cittadini e i controlli pubblici.

Sul piano operativo, il nuovo schema introduce alcune modifiche rilevanti. Per gli impianti a gas con potenza tra 70 e 100 kilowatt, la frequenza dei controlli verrebbe raddoppiata, passando da quattro a due anni. Una scelta motivata dal peso che questi impianti hanno in termini di consumi energetici ed emissioni. Resterebbe invece invariata la cadenza quadriennale per gli impianti a gas con potenza tra 20 e 70 kilowatt, che rappresentano una fascia molto diffusa nel patrimonio edilizio.
Cambiano anche le soglie minime: il controllo obbligatorio scatterebbe a partire da dieci chilowatt, mentre oggi il limite è più basso. Una revisione che punta a concentrare le verifiche sugli impianti realmente significativi dal punto di vista energetico, evitando appesantimenti burocratici su sistemi di piccola taglia.
Per quanto riguarda gli impianti alimentati a combustibili solidi, la frequenza dei controlli resterebbe quella attuale. Anche in questo caso, il criterio guida dichiarato dal Mase è quello di calibrare gli obblighi in base all’impatto ambientale e al rischio, senza abbassare l’attenzione sulla sicurezza.
Nel complesso, il ministero rivendica una linea di rafforzamento dei controlli proprio sugli impianti più diffusi e più rilevanti sotto il profilo emissivo, respingendo l’idea che il nuovo Dpr possa rappresentare una deregolamentazione mascherata. La direzione indicata è opposta: più verifiche mirate, regole chiare e uniformi, e un sistema che tenga insieme tutela dell’ambiente, sicurezza degli edifici e sostenibilità dei costi per cittadini e amministrazioni.
Il confronto ora entra nel vivo. Il testo non è definitivo e il passaggio nelle sedi istituzionali potrà modificarne alcuni aspetti, ma il perimetro è tracciato. Sul tema delle caldaie e degli impianti termici, il Governo segnala di voler mantenere alta l’asticella, in un contesto in cui efficienza energetica e sicurezza restano due facce della stessa responsabilità pubblica.
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