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Pillola abortiva, il caso torna in aula: Cirio difende il divieto nei consultori

Cirio richiama rischi clinici e limiti della legge 194

Pillola abortiva

Pillola abortiva, il caso torna in aula: Cirio difende il divieto nei consultori (foto di repertorio)

In Piemonte la pillola abortiva continuerà a non essere somministrabile nei consultori familiari, ma solo in ambito ospedaliero. Lo ha ribadito il presidente della Regione Alberto Cirio in una risposta letta oggi in Consiglio regionale, durante un’interrogazione della consigliera Nadia Conticelli (Pd).

Il tema riguarda la Ru486, un farmaco usato per l’IVG farmacologica fino alla nona settimana di gravidanza. Nel 2020 il Ministero della Salute aveva aggiornato le linee di indirizzo nazionali, autorizzandone l’uso anche in regime ambulatoriale e nei consultori. Ma il Piemonte non aveva recepito queste nuove indicazioni, mantenendo l’obbligo della somministrazione in ospedale.

Oggi Cirio ha spiegato che la Regione, all’epoca, aveva scritto una comunicazione formale al Ministero dichiarando “l’inapplicabilità delle disposizioni” che autorizzavano la pillola nei consultori. Nella nota venivano citate motivazioni di natura giuridica, legate al ruolo previsto per i consultori dalla legge 194, e motivazioni di tipo clinico, riferite ai possibili rischi per la salute della donna in caso di somministrazione fuori dall’ambito ospedaliero.

Il caso è tornato d’attualità dopo un articolo de La Stampa, che aveva evidenziato come nel 2020 il divieto fosse stato riportato alle Asl tramite comunicato stampa e non attraverso una circolare formale. Cirio ha chiarito che «il mancato recepimento delle nuove linee guida non richiede alcun altro provvedimento», sostenendo che la disciplina precedente resti automaticamente valida. E aggiunge che altre sedici regioni italiane hanno adottato la stessa impostazione.

Opposta la posizione della consigliera Conticelli, che accusa la Giunta di «negare diritti utilizzando in modo ideologico le competenze regionali». La consigliera ricorda che le linee guida del Consiglio Superiore di Sanità, recepite dal Ministero, autorizzano la pillola abortiva nei consultori in regioni come Lazio, Emilia Romagna, Sardegna e Toscana. «Quindi per il presidente Cirio queste regioni mettono a rischio la salute delle donne?» osserva la rappresentante del Pd.

La questione resta dunque politicamente aperta. Da un lato la Giunta sottolinea la necessità di mantenere un presidio sanitario più strutturato, dall’altro l’opposizione denuncia un ostacolo all’accesso all’interruzione di gravidanza nei territori, soprattutto per chi non può facilmente rivolgersi a un ospedale.

Per ora la situazione è immutata: nei consultori piemontesi la somministrazione della pillola abortiva non è consentita, e l’IVG farmacologica continua a essere gestita solo in ambito ospedaliero.

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