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Aule gelide e studenti in fuga: all’Albert di Lanzo esplode la protesta contro la Città Metropolitana

La mobilitazione cresce e un gruppo di consiglieri chiede chiarimenti urgenti alla Città Metropolitana

Aule gelide e studenti in fuga: all’Albert di Lanzo esplode la protesta contro la Città Metropolitana

All’Albert di Lanzo la campanella del mattino, martedì 25 novembre, non ha annunciato l’inizio delle lezioni, ma l’ennesima giornata segnata dal gelo. Nelle aule la temperatura è scesa fino a livelli considerati incompatibili con una normale attività didattica, tanto da provocare un’uscita di massa che ha svuotato i corridoi in poche decine di minuti. Non un gesto organizzato in anticipo, non una protesta costruita nei giorni precedenti: a far esplodere il malcontento è stato il termometro, fermo su valori da stagione polare e ben al di sotto dei limiti minimi di legge.

Il racconto che circola tra gli studenti è quello di una situazione diventata insostenibile già dalle prime ore della mattina. Diversi gruppi avrebbero registrato in classe valori attorno ai 12–13 gradi, costringendo molti a lasciare l’istituto e altri a rimanere seduti ai banchi con addosso giacche pesanti, guanti, coperte portate da casa e libri aperti soltanto a ridosso dei termosifoni. Una scena che restituisce un’immagine di profondo disagio e che riaccende una questione che all’Albert non è nuova: la fragilità dell’edificio.

Il malfunzionamento del riscaldamento si inserisce infatti in un quadro più ampio, in cui si sommano segnalazioni di infiltrazioni dal tetto, macchie di muffa visibili sulla facciata e l’impressione diffusa che gli interventi di adeguamento sismico eseguiti di recente non abbiano risolto criticità rimaste sullo sfondo. Gli studenti non attribuiscono alcuna responsabilità al personale scolastico, che anzi in più occasioni avrebbe tentato di sollecitare l’ente competente. L’obiettivo della protesta, infatti, non è la scuola in quanto tale, ma le condizioni dell’edificio e la gestione degli impianti.

Nei corridoi circola un messaggio chiaro: la situazione, se dovesse ripetersi, non verrà più tollerata. I ragazzi si dicono pronti a monitorare quotidianamente le temperature e a sospendere la frequenza nel caso in cui il valore resti sotto la soglia dei 18 gradi, il limite previsto dalla normativa per garantire condizioni minime di vivibilità in classe. Un segnale che indica come la protesta non sia stata un episodio isolato, ma un primo atto destinato a trovare continuità se non arriveranno risposte rapide.

L'Istituto Albert di Lanzo

La giornata di disagi ha avuto anche un effetto politico immediato. Alla Città Metropolitana di Torino è stata infatti presentata un’interrogazione consiliare firmata dai membri del gruppo “Lista civica per il territorio”, che riprende integralmente i nodi emersi nelle ultime settimane. Nel documento, i consiglieri richiamano la “grave situazione” dell’istituto e ricordano che lunedì molti studenti sono stati costretti a sospendere le lezioni proprio a causa del freddo. Si fa inoltre riferimento alle infiltrazioni dal tetto e alle tracce di muffa ancora ben visibili all’esterno, nonostante i recenti lavori di adeguamento strutturale.

L’interrogazione chiede all’Amministrazione «quali siano le cause di tale gravissimo disagio», se l’origine del problema sia di tipo strutturale, impiantistico o gestionale, e «quali siano i provvedimenti che si intendano assumere per una risoluzione definitiva». I consiglieri domandano anche «come si intenda procedere riguardo alle criticità del tetto».

La questione, dunque, non è più confinata all’interno dell’edificio scolastico, ma entra a pieno titolo nel dibattito istituzionale. L’ente metropolitano, proprietario delle scuole superiori, dovrà ora ricostruire con precisione l’origine dei disagi e stabilire quanto tempo richiederanno gli interventi necessari. Una risposta rapida è attesa soprattutto dagli studenti, che vivono quotidianamente le conseguenze di un problema che non può essere ridotto a un imprevisto tecnico.

L’impressione, oggi, è che la protesta del 25 novembre abbia segnato un punto di non ritorno. La combinazione tra condizioni climatiche incompatibili con l’attività didattica, disagi strutturali mai veramente eliminati e l’intervento della politica rende evidente che il caso dell’Albert non si risolverà da solo. Resta da capire se la Città Metropolitana deciderà di intervenire subito con misure straordinarie o se si arriverà a un inverno di verifiche, sopralluoghi e risposte parziali.

Nel frattempo, la comunità scolastica resta in attesa. E se è vero che un istituto deve essere un luogo di studio, confronto e crescita, è altrettanto evidente che non potrà esserlo finché le aule continueranno a sfidare il gelo più di quanto ospitino le lezioni.

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