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"Mai dimenticare", il monito di Simona Ventura per il 25 Novembre

Lo scatto di Giovanni Gastel diventa il simbolo di una memoria viva: la violenza sulle donne non è una ricorrenza, ma una verità che chiede voce ogni giorno

Simona Ventura

«25 novembre: mai dimenticare! Sono tanto legata a questa foto di Giovanni Gastel, perché per me è sempre oggi.»
Con queste parole, semplici e dirette, Simona Ventura ha scelto di aprire il suo messaggio per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Poche righe, nessuna retorica, un’immagine che parla da sola: uno scatto del grande fotografo Giovanni Gastel, scomparso nel 2021, capace di trasformare ogni volto in un racconto e ogni sguardo in una dichiarazione d’intenti.

Quelle parole – mai dimenticare – arrivano in un anno segnato da una scia di femminicidi e violenze che ha riportato il Paese davanti alla propria fragilità culturale. E risuonano come una presa di posizione chiara: non è una data commemorativa, non è un pensiero di circostanza. È un richiamo a una memoria che deve restare vigile, quotidiana, lucida.

Nella sua frase c’è un elemento decisivo: l’idea che il 25 novembre non sia un giorno isolato, ma uno stato d’animo permanente. Dire «per me è sempre oggi» significa riconoscere che la violenza sulle donne non si manifesta solo nei titoli dei giornali quando la cronaca esplode, ma nelle pieghe nascoste della quotidianità: nei controlli, nelle umiliazioni, nelle “gelosie” mascherate da amore, nelle parole che definiscono il mondo e i rapporti di forza.

È un modo per ricordare che la violenza non si misura solo nelle aggressioni fisiche ma in un sistema di relazioni, stereotipi e silenzi che spesso precedono l’esplosione del gesto estremo.

Simona Ventura sceglie un’immagine firmata da Gastel proprio per questo: perché una foto può restituire ciò che le parole non sempre riescono a dire. È memoria, identità, dignità. È un modo per affermare: io vedo, io ricordo, io non taccio.

La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne nasce nel 1999 per volontà dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ma affonda le radici nella storia tragica delle sorelle Mirabal, assassinate nella Repubblica Dominicana il 25 novembre 1960 dal regime di Rafael Trujillo.

È una data che porta con sé un doppio obbligo: ricordare le vittime e costruire gli strumenti per salvare chi ancora oggi rischia la stessa fine.

Nel 2024 – e ancora di più nei primi dati del 2025 – la violenza di genere in Italia ha assunto una dimensione quasi strutturale. Non conosce età, geografia, professione, estrazione sociale. Le statistiche lo ripetono da anni: il pericolo non arriva da uno sconosciuto in strada, ma da un uomo vicino, spesso dentro casa.

I femminicidi sono solo la punta più estrema di un iceberg fatto di minacce, ricatti emotivi, isolamento, dipendenza economica, controllo. E dietro ogni episodio c’è un vuoto istituzionale, culturale, educativo.

La frase di Simona Ventura non è semplicemente il messaggio di un personaggio pubblico. È il gesto di una donna che sceglie di usare la propria voce per parlare a nome di chi non può farlo più.
E quel “mai dimenticare” funziona come un appello alla collettività: a chi racconta le storie, a chi ascolta, a chi accoglie le richieste di aiuto, a chi forma, educa, tutela, a chi ogni giorno deve decidere se girare la testa dall’altra parte o no.

Il 25 novembre è un prisma: ognuno lo guarda da un lato diverso, ma il suo nucleo resta uno solo. Ricordare significa agire.

Lo scatto di Giovanni Gastel parla attraverso il linguaggio che lui stesso considerava il più sincero: la luce. Una luce che illumina, mette a fuoco, rivela. E in questo caso, restituisce l’idea di una memoria da tenere accesa.

Il fatto che Ventura lo scelga per accompagnare il suo messaggio aggiunge un ulteriore strato di significato. Gastel, nella sua lunga carriera, ha spesso fotografato donne cogliendo fierezza, fragilità, forza. Una scelta che rende il messaggio ancora più intimo e potente.

Il post di Simona Ventura non è un monito nostalgico, ma un invito concreto: ricordare ogni giorno che la violenza di genere non è un destino ineluttabile, ma un fenomeno costruito socialmente, che può essere demolito passo dopo passo.

E oggi, 25 novembre, quella frase risuona con una chiarezza impossibile da ignorare:
“Per me è sempre oggi.”

Perché per molte donne, purtroppo, lo è davvero.

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