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23 Novembre 2025 - 20:20
Coppa Devis 2025, l'Italia batte la Spagna e vince per la terza volta consecutiva
L’Italia del tennis scrive un altro capitolo epico della sua storia recente, conquistando a Bologna la terza Coppa Davis consecutiva, la quarta di sempre, la prima vinta in casa dopo quarantanove anni. Una vittoria che pesa, che emoziona, che conferma la Nazionale come la squadra più solida e sorprendente dell’ultimo ciclo internazionale, capace di vincere pur senza il suo uomo-copertina: Jannik Sinner.
Il successo sulla Spagna è netto: 2-0, senza lasciare spazio a dubbi o rimpianti. E anche gli spagnoli, privi di Carlos Alcaraz, hanno dovuto arrendersi a una squadra che da tre anni ha trovato un’identità precisa: non dipendere mai da un solo talento, ma dalla somma dei caratteri, dei sacrifici e della compattezza del gruppo. In questo mosaico, Matteo Berrettini ha confermato la sua affidabilità azzurra — undici match vinti tra il 2022 e oggi — mentre la scena l’ha occupata quasi interamente Flavio Cobolli, autore di una rimonta che sembra uscita da un film sportivo.
Cobolli, il “ragazzo diventato uomo” nel giro di 48 ore, arriva in finale prosciugato dalla semifinale contro il Belgio, in cui aveva annullato sette match point al coriaceo Bergs. Contro Jaime Munar, l’azzurro parte in blackout: un 6-1 che odora di resa anticipata, gambe di legno, braccio lento, nervi scarichi. Ma nel tennis la narrativa cambia in un lampo, e Cobolli ritrova ossigeno, ritmo e convinzione dopo aver recuperato il break iniziale del secondo set, complice anche una lunga interruzione per il malore di uno spettatore.

La partita si accende. Munar annulla quattro set point con altrettante giocate perfette, ma al tie-break Flavio impone finalmente la sua intensità: 7-5, con un dritto sulla riga che fa esplodere il palazzetto. È l’istante che sposta l’inerzia. Nel terzo set, i due procedono spalla a spalla fino al 5-5, quando Munar concede le due prime crepe della sua partita. Cobolli sfonda sulla seconda palla break: il dritto è il suo marchio di fabbrica, il colpo che gli consegna il vantaggio decisivo. Sul 6-5 e servizio, l’invito del c.t. Volandri — “Stai calmo!” — è un mantra che l’azzurro trasforma in lucidità. Game perfetto, dritto vincente, 7-5, Italia campione.
Sono 2 ore e 56 minuti di battaglia che consegnano a Bologna un trionfo storico, accolto da un palazzetto in delirio. Non è più l’epopea dell’“era Sinner”, ma quella di una squadra che sopravvive alle assenze grazie ai suoi equilibri interni, all’amicizia, alla generosità, alle qualità che non compaiono nei ranking.
Nel 2026 la Davis verrà ancora difesa a Bologna, nel nuovo palasport della Virtus. Un segno del destino: la città che ha restituito all’Italia il tennis di squadra non si cambia, come non si cambia una formula che continua a funzionare. Tortellini, Due Torri e Coppa Davis: la geografia del trionfo, per il terzo anno consecutivo.
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