AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
23 Novembre 2025 - 14:13
Nella cordata di imprenditori, anche Eugenio Razelli, trent’anni in Fiat e dieci alla direzione di Magneti Marelli
L’operazione è complessa, ambiziosa e ancora tutta da verificare, ma un dato comincia a emergere con chiarezza: l’Italia non vuole perdere Italdesign. Nel silenzio formale del gruppo Volkswagen, che controlla la storica azienda fondata da Giorgetto Giugiaro, si muove infatti una cordata interamente italiana che punta a riportare sotto controllo nazionale un’eccellenza strategica per il design automobilistico internazionale. Un fronte che vede al centro Cassa Depositi e Prestiti, il gruppo automotive Adler e una squadra di figure di primissimo livello del settore.
«Le intenzioni sembrano serie, ma abbiamo bisogno di più tempo per valutare il progetto. È necessario che il governo intervenga immediatamente, non possiamo perdere un’eccellenza italiana qual è Italdesign. Questa potrebbe essere un’opportunità». La voce è quella di Gianni Mannori, Fiom Cgil Torino, che sintetizza l’urgenza vissuta dai lavoratori. Dietro la mobilitazione sindacale c’è il timore concreto che l’azienda finisca nelle mani della multinazionale indo-americana Ust, ipotesi che da settimane tiene in allarme gli stabilimenti e il territorio.
La cordata italiana punta a scongiurare proprio questo scenario. Il progetto industriale è coordinato dall’imprenditore Giancarlo Tonelli e può contare su due figure di altissimo profilo: Amedeo Felisa, amministratore delegato Ferrari dal 2008 al 2016 e poi alla guida di Aston Martin, ed Eugenio Razelli, trent’anni in Fiat e dieci alla direzione di Marelli. A sostenere l’operazione c’è anche il finanziere milanese Massimo Pavan. Un team che, almeno sulla carta, riunisce competenze che vanno dalla progettazione alla produzione, dalla finanza all’alta direzione industriale.

Amedeo Felisa, amministratore delegato Ferrari dal 2008 al 2016
Il piano, spiegano fonti vicine al gruppo, prevede un investimento compreso tra 120 e 200 milioni di euro, risorse che servirebbero a consolidare la struttura attuale e ad ampliare il portafoglio clienti, oggi centrato quasi esclusivamente sull’automotive. Le linee per il rilancio guardano invece all’aerospazio e alla nautica, settori dove l’engineering e la prototipazione avanzata di Italdesign potrebbero trovare nuovi spazi di crescita. L’obiettivo dichiarato è mantenere l’occupazione, un patrimonio di oltre 3.000 lavoratori diretti e indiretti, e portare il fatturato dagli attuali poco più di 300 milioni a un miliardo.
Secondo chi segue da vicino la trattativa, la cordata ha già mosso il primo passo formale: «Abbiamo già scritto ai tedeschi, aspettiamo che Urso ci aiuti in settimana. È fondamentale che il governo eserciti il Golden Power perché così rafforzerebbe l’iniziativa della cordata», spiegano fonti interne. Un passaggio decisivo, che ora chiama in causa direttamente il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Per Volkswagen la partita è delicata: la casa tedesca non ha mai smentito l’interesse di Ust, ma il pressing politico italiano potrebbe spostare gli equilibri. Italdesign, oltre a essere un nome storico del design internazionale, rappresenta infatti un nodo strategico per competenze e professionalità difficilmente replicabili altrove. E in un momento in cui l’automotive globale è in crisi di identità, tra rallentamenti dell’elettrico e riposizionamenti industriali, cedere questo patrimonio sarebbe un’operazione dai risvolti rilevanti non solo economici, ma geopolitici.
La settimana che si apre potrebbe essere quella decisiva. La Fiom chiede tempo, trasparenza e garanzie; la cordata italiana rivendica serietà e solidità del proprio piano; il governo è chiamato a esercitare realmente, e non solo in teoria, il proprio margine di intervento. Sullo sfondo, tre mila famiglie attendono un segnale che ancora non arriva. E la storia di Italdesign, una delle bandiere dell’ingegneria creativa italiana, torna improvvisamente al centro di una partita che va molto oltre un semplice passaggio di proprietà.
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.