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Il castello di Montalenghe all’asta: la dimora canavesana che ospitò Napoleone cerca un nuovo proprietario

Base d’asta fissata a 950mila euro per la residenza storica immersa in un parco secolare: un patrimonio che attraversa tre secoli di storia e attende di rinascere

Il castello di Montalenghe

Il castello di Montalenghe all’asta: la dimora canavesana che ospitò Napoleone cerca un nuovo proprietario

Il castello di Montalenghe, una delle residenze storiche più affascinanti del Canavese, torna sul mercato con un’asta fissata per il 18 dicembre. Una vendita che richiama l’attenzione non soltanto per il valore architettonico dell’immobile, ma anche per l'importanza storica del luogo: qui, nel 1800, Napoleone Bonaparte trovò alloggio dopo la battaglia del Chiusella. Oggi quella stessa dimora, circondata da un parco monumentale di sei ettari con quaranta specie di alberi secolari, viene proposta con una base d’asta di 950mila euro. Compresa nella vendita anche la suggestiva cascina rossa, edificio settecentesco vincolato dalla Soprintendenza.

Nonostante la necessità di interventi di restauro, il castello non versa in condizioni gravi. Gli ambienti nobili, con la facciata barocca, i saloni ornati di stucchi, gli affreschi e i camini d’epoca, conservano un fascino intatto. A rendere più interessante l’operazione c’è inoltre un progetto di riqualificazione già approvato dalla Soprintendenza, che consentirebbe di ricavare più unità abitative e di restituire alla struttura una funzione contemporanea rispettando la sua identità storica. L’asta è gestita da Astebook srl di Barzanò, in provincia di Lecco, e le richieste di sopralluogo devono essere presentate entro il 5 dicembre alle 12.

La storia della dimora è lunga ed è segnata da una continua evoluzione. La struttura originaria risale al 1699, costruita su tre livelli: i due piani nobili erano riservati ai proprietari e impreziositi da ambienti riccamente decorati, mentre il terzo era destinato alla servitù, con stanze più semplici e soffitti più bassi. Il castello venne poi danneggiato nel corso delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, che lo lasciarono in condizioni critiche. Nel 1733 arrivò la svolta con l’acquisto da parte dei Negri di San Giorgio Canavese, che affidarono all’architetto Carlo Giacinto Roero, conte di Guarene, il compito di ridisegnarlo in stile barocco, ampliandolo e definendone l’immagine attuale.

Nel corso del tempo il maniero passò al Cavalier Gualberto Gromis di Trana, che promosse ulteriori restauri, e nel 1932 per volontà testamentaria della moglie del cavaliere divenne proprietà dei Salesiani, che durante la Seconda guerra mondiale lo trasformarono prima in rifugio per gli sfollati torinesi e successivamente in un orfanotrofio. A partire dal 1979 ospitò il Priorato di San Carlo, che rimase nella residenza fino al 1993, anno in cui l’edificio venne abbandonato.

Negli anni successivi alcuni imprenditori torinesi ne acquisirono la proprietà con l’intenzione di avviarne un grande progetto di recupero culturale e turistico. L’idea era quella di riportare il castello al suo antico splendore, aprendo le porte al pubblico con percorsi museali e visite guidate. Il progetto, pur sostenuto da professionisti e architetti, non arrivò alla fase realizzativa e la proprietà decise di rimettere in vendita l’intero complesso. Due anni fa il castello era ancora proposto sul mercato immobiliare a 970mila euro, una cifra molto vicina all’attuale base d’asta.

Oggi il castello di Montalenghe si presenta come un bene storico che attende un nuovo custode. La posizione panoramica, il parco monumentale, la presenza della cascina rossa e il progetto approvato per il recupero rappresentano un potenziale non comune, capace di aprire a diverse possibilità: dimora di pregio, struttura ricettiva, polo culturale o residenza suddivisa in più unità. La sfida, come sempre nel caso dei beni storici, sarà trovare una visione che unisca tutela, sostenibilità e valorizzazione. Il 18 dicembre si capirà se la storia del castello avrà finalmente un nuovo capitolo.

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