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20 Novembre 2025 - 21:06
RNA preistorico riemerge dal permafrost: il mammut Yuka fa storia
Arriva da un passato che sembrava irraggiungibile il frammento di informazione biologica che sta riscrivendo ciò che sapevamo sulla conservazione delle molecole antiche. Un team internazionale di studiosi, coordinato dall’Università di Stoccolma, ha isolato e sequenziato l’Rna più antico mai recuperato: quasi 39mila anni, provenienti dai resti del giovane mammut lanoso Yuka, ritrovato nel permafrost siberiano insieme ad altri esemplari vissuti tra 39mila e 52mila anni fa.
La scoperta, pubblicata sulla rivista Cell, ha un peso scientifico enorme. Per decenni si è ritenuto che l’Rna, molecola molto più fragile del Dna, non potesse sopravvivere così a lungo neppure nelle condizioni estreme del terreno permanentemente ghiacciato. Finora, infatti, gli unici materiali biologici recuperati da epoche tanto remote erano frammenti di Dna antico, utili ma limitati nel raccontare i processi cellulari che caratterizzavano organismi ormai estinti.
Yuka ha ribaltato lo scenario. Nel giovane mammut, trovato anni fa in Siberia in uno stato di conservazione eccezionale, i ricercatori hanno identificato tracce di microRna, molecole attive nei processi di regolazione genetica, e porzioni di geni espressi. Elementi che offrono informazioni impossibili da ottenere dal solo Dna. Un patrimonio molecolare che permette di leggere, almeno in parte, come funzionavano le cellule di un animale scomparso da decine di millenni.
Il team ha rilevato anche segni di stress cellulare, coerenti con l’ipotesi – già formulata in precedenti studi – che il giovane mammut fosse stato attaccato da leoni delle caverne poco prima di morire. Una traccia biologica che aggiunge un livello interpretativo nuovo, capace di collegare la paleontologia classica ai meccanismi molecolari della risposta fisiologica allo stress.
L’interesse degli studiosi adesso è rivolto al futuro immediato. L’obiettivo dichiarato è quello di sviluppare studi combinati su Dna antico, Rna, proteine e altre biomolecole, con l’intento di ricostruire in dettaglio la biologia delle specie estinte e la loro evoluzione. L’analisi integrata potrà offrire un quadro più accurato sui processi cellulari della megafauna pleistocenica, sulle sue capacità di adattamento e sulle condizioni ambientali in cui è vissuta.
Il ritrovamento dell’Rna di Yuka dimostra che parte della storia molecolare del passato è ancora conservata nei ghiacci profondi del pianeta. Una storia che, grazie alle nuove tecnologie, può tornare a parlare.
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