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19 Novembre 2025 - 12:40
ZTL scolastica, il Comune di Chivasso aumenta di 200.000 euro le previsioni di incasso dalle sanzioni per il 2025. Mentre i negozi si svuotano...
Arrivi a Chivasso, fai quello che hai sempre fatto: scendi dalla collina in via Po, svolti in Viale Matteotti, vai dal tuo negoziante di fiducia, quello che vedi una volta l’anno ma che conosce le tue abitudini meglio di Amazon. Non sai della ZTL scolastica. Non la vedi, non la immagini, perché fino a qualche tempo fa lì non c’era. Parcheggi. Compri ciò che devi. Torni a casa. Qualche giorno dopo, sullo zerbino, ti aspetta un regalo: 128 euro di multa. Un verbale secco, glaciale, perfetto nella forma e devastante nella sostanza.
E da lì la frase che si sente ripetere sempre più spesso in città: «Non ci tornerò più. La prossima volta vado in un centro commerciale. Facevo prima a prendermi un taxi, spendevo di meno».
Questa è Chivasso oggi. Una città dove la retorica della “tutela dei bambini” si è trasformata in un gigantesco imbuto che risucchia automobilisti, clienti e commercianti. La ZTL scolastica voluta dall’amministrazione del sindaco Claudio Castello sta facendo esattamente l’opposto di ciò che prometteva: non genera sicurezza, genera rancore. Non protegge la comunità, la allontana. Non educa, punisce.
E soprattutto incassa.
I numeri – quelli veri, quelli che nessun comunicato può addomesticare – raccontano una storia che fa venire il cappello dritto: il Consiglio comunale approverà a breve una variazione al bilancio che aumenta di 200.000 euro il capitolo delle entrate da sanzioni derivanti da violazioni al codice della strada. Non dieci, non venti, non trenta mila euro: duecento mila euro in tre mesi e mezzo. Duecento mila euro. Sì, avete capito bene. Che vanno ad aggiungersi al milione di euro già messo a bilancio prima della ZTL scolastica.
Se questa non è una tassa occulta, allora il vocabolario non serve più.
L’amministrazione comunale del sindaco Claudio Castello può ripetere all’infinito che “l’obiettivo è la sicurezza dei pedoni”, ma quando il tuo provvedimento produce introiti degni di un casinò di Montecarlo, forse è il caso di chiedersi se la sicurezza sia davvero il cuore della questione o solo il pretesto.
E la reazione della città lo dimostra.
Ma come funziona la nuova ZTL scolastica?
Le nuove disposizioni sono valide dal lunedì al venerdì, da settembre a giugno, nei soli giorni di frequenza scolastica.
Restano invariate le deroghe per residenti, disabili, titolari di passi carrai e personale scolastico autorizzato, che potranno accedere previa registrazione sul portale comunale della viabilità.
Per i plessi Marconi, Cosola ed Europa Unita di via Marconi, il divieto di transito sarà attivo dalle 7.45 alle 8.45, dalle 13.45 alle 14.15 e dalle 16 alle 16.45.
All’Istituto comprensivo Dasso, in via Blatta, i varchi resteranno chiusi dalle 7.45 alle 8.45, dalle 13.45 alle 14.15 e dalle 15.45 alle 16.45, mentre nella sede di via Gozzano la limitazione scatterà dalle 8.15 alle 9.00 e dalle 16 alle 16.45.
A Castelrosso, davanti all’Istituto Cosola, la ZTL sarà in vigore dalle 7.45 alle 8.30, dalle 13.45 alle 14.15 e dalle 16 alle 16.30.

La nuova ZTL scolastica
In queste settimane i verbali fioccano come grandine. Ci sono persone che ne hanno prese sette, otto, dieci, una dietro l’altra, senza nemmeno accorgersi del divieto. Una mattina fanno la strada di sempre. Il giorno dopo scoprono di essere diventate finanziatrici forzate del bilancio comunale. E non è un caso isolato: è un pattern. È sistematico. È strutturale.
È la logica della telecamera: non vede chi sei, da dove arrivi, cosa fai, se hai sbagliato per ignoranza, per distrazione o per necessità. Non valuta, non interpreta, non avvisa. Fotografa. E colpisce. Sempre.
I commercianti questo lo vedono tutti i giorni. Lo sentono nelle storie dei clienti, nei bigliettini lasciati sotto la porta, nelle telefonate di chi chiama per dire: «Purtroppo non verremo più».
Raccontano che chi arriva da fuori Chivasso – da Cavagnolo, da Castagneto, da Verolengo, dalla collina – non tornerà. Perché un giro in negozio non può costare 128 euro (168 se non paghi nei primi 5 giorni). Perché nessuno vuole sentirsi un limone da spremere per riempire le casse di piazza Carlo Noè.
È così che si è arrivati alla raccolta firme promossa dal Comitato Commercianti di Viale Matteotti, guidato da Giovanni Campanino, una protesta che non è folclore, ma sopravvivenza. Campanino lo dice chiaramente: «La frequentazione era già minima. Con questa ZTL è crollata. Venire in centro è diventato complicato: pochi parcheggi liberi, zona blu ovunque, e le multe… le multe sono un massacro.»
E mentre i negozi lottano per trattenere i clienti, la narrazione del Comune continua a ripetere il mantra della “protezione dei bambini”. Una frase comoda, rassicurante, quasi inattaccabile, ma che nasconde una falla enorme: la sicurezza non si fa con una telecamera.
Gli unici che garantivano sicurezza vera – contatto, presenza, attenzione – erano i nonni vigile, che fino allo scorso anno regolavano la strada negli orari sensibili. Nessun incidente, nessun problema. Solo ordine, umanità, rapporto diretto. Poi, il cambio di paradigma: via le persone, dentro il dispositivo elettronico. Risultato: traffico deviato, nervi tesi, ricavi comunali a quattro zeri e nessun bambino realmente più protetto.
Perché la telecamera non ferma le auto: le multa. Il nonno vigile le fermava davvero.
E non è solo una questione morale. È anche una questione urbanistica.
Viale Matteotti ha già un’ampia area pedonale centrale che permette agli studenti di muoversi in sicurezza. I plessi scolastici non si affacciano direttamente sulla strada, ma su Viale Marconi, che è già pedonale. Lo spazio c’è, la protezione pure. Perché allora bloccare un’arteria fondamentale per l’accesso al centro, penalizzando un quartiere che vive di passaggio?
La risposta non la dà il Comune. La dà la matematica: 200.000 euro in tre mesi e mezzo. Una cifra che fa sembrare la ZTL più un business che una misura di sicurezza.
La petizione lo scrive in modo inequivocabile: la ZTL è sproporzionata, sbilanciata, invasiva. Chiede la rimozione della telecamera, una revisione degli orari, deroghe per i commercianti, un ripensamento complessivo della mobilità scolastica. E soprattutto chiede una cosa che oggi suona quasi rivoluzionaria: il ritorno al buonsenso.
Gli esercenti propongono una soluzione lineare: riportare un addetto alla sicurezza su Viale Matteotti, come si faceva prima, senza costi aggiuntivi per il Comune. Una presenza umana invece di un occhio digitale. Una prevenzione reale invece di una sanzione automatica.
Ma la paura è che questa sia solo la prima tessera di un domino. Il Comune ha già annunciato nuove ZTL scolastiche in Viale Cavour, via Rivera/via Mazzè, via Berruti/via Paleologi. Una città che rischia di diventare un mosaico di divieti, telecamere e transenne, con il centro storico sempre più vuoto e sempre più ostile.
A quel punto la domanda non è più urbanistica, né economica, né tecnica: che idea di città ha questa amministrazione?
Una città accogliente o una città a pedaggio?
Perché quando a Chivasso entrare con l’auto diventa rischioso quanto giocare alla roulette, quando i negozi si svuotano e i clienti scappano, quando la sicurezza diventa sinonimo di multa, allora qualcosa non torna.
E forse la frase del cliente multato – «Facevo prima a prendermi un taxi» – non è un’esagerazione.
È la diagnosi perfetta di un sistema che, con la scusa dei bambini, sta presentando il conto a tutti gli altri.
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