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Torino, valanga di insulti omofobi contro il consigliere Busconi dopo il post su via Po: “Dorme col calippo arcobaleno…”

Cresce l’indignazione politica: ondata di solidarietà e condanna dal Pd e dagli amministratori torinesi

Via Po pedonale e l’odio che travolge il dibattito: il caso Busconi scuote Torino

Via Po pedonale e l’odio che travolge il dibattito: il caso Busconi scuote Torino

L’ondata di odio esplosa ieri sui social contro Emanuele Busconi, consigliere comunale di Sinistra Ecologista, ha assunto proporzioni tali da trasformarsi in un caso politico a tutti gli effetti. Tutto è iniziato da un post in cui il consigliere rilanciava la proposta di tram-pedonalizzare via Po nei weekend: una questione urbanistica, nulla più. Ma nel giro di poche ore la discussione si è trasformata in un vero e proprio tiro al bersaglio, dove la questione della mobilità ha lasciato spazio a un vortice di commenti omofobi, insulti e allusioni violente che hanno superato ogni limite.

A denunciare l’accaduto è stato lo stesso Busconi in un lungo intervento pubblicato su Facebook, in cui ha mostrato la brutalità dei messaggi ricevuti. Sotto i post di alcune pagine che avevano rilanciato la sua proposta, sono comparsi commenti come «Dorme col calippo arcobaleno piantato nei meandri oscuri del suo corpo», «Finocchio al potere», «Mi chiedo se ha la bandiera arcobaleno disegnata in faccia, l’asta dove se l’è fatta», «Sto ricch**ne» e ancora «Quando vedo determinati personaggi, mi rendo conto dell’utilità degli anticoncezionali». Parole che nulla avevano a che fare con il merito del provvedimento discusso in Commissione, ma che hanno preso di mira direttamente il suo orientamento sessuale, il suo corpo e perfino la sua famiglia.

Secondo il consigliere, una delle pagine che ha rilanciato il contenuto ha superato i 1200 commenti, “quasi tutti insulti”, amplificati anche dal fatto che fosse stata pubblicata una sua foto con l’arcobaleno sulla guancia. Un dettaglio usato come miccia per una vera e propria gara all’offesa più violenta. Busconi ha scritto che «tra esporsi, discutere e scontrarsi sulle idee e essere sottoposti alla gogna social e aggrediti da chi si nasconde dietro una tastiera c’è una bella differenza», ricordando come le proposte sulla mobilità attiva attirino spesso attacchi feroci e mirati.

Nello stesso post, il consigliere ha sottolineato di voler “incontrare uno ad uno” gli autori di quei messaggi, per far capire loro che dietro uno schermo non c’è un bersaglio astratto, ma una persona “in carne ed ossa”. Ha anche aggiunto che, pur avendo “le spalle larghe e una splendida comunità”, non tutti potrebbero reagire allo stesso modo, motivo per cui questa spirale di violenza verbale “non può essere tollerata”.

La vicenda ha immediatamente sollevato reazioni indignate, a partire dal Partito Democratico Metropolitano di Torino e dal Gruppo Pd in Consiglio Comunale, che hanno definito l’episodio un segnale di un “clima tossico” che sta dilagando sui social. Le dichiarazioni dei dirigenti dem parlano di un’aggressione personale e non di un confronto politico, e denunciano come colpire qualcuno per ciò che è significhi minare i fondamenti stessi del dibattito democratico. Nel loro intervento, Mazzù e Cerrato hanno ribadito l’importanza di un investimento serio nell’educazione civica e nella prevenzione dell’odio online.

A manifestare pubblicamente la propria vicinanza è arrivato anche il consigliere comunale Angelo Catanzaro, che in un post ha ribadito: «È inaccettabile che il confronto politico, anche acceso, degeneri in attacchi personali e discriminatori. Le idee si discutono, le persone si rispettano. Sempre». Catanzaro ha definito Busconi destinatario di “vili insulti omofobi” e ha assicurato il suo “supporto umano e istituzionale”, lanciando un messaggio chiaro a chi usa odio e pregiudizi come strumento politico.

Il caso ha dunque assunto una dimensione che va oltre la singola proposta urbanistica, diventando il simbolo di un problema più ampio, fatto di violenza verbale, anonimato aggressivo e uso strumentale dei social per polarizzare e colpire. Torino, almeno per ora, sembra aver risposto con un fronte di solidarietà e con la richiesta netta di riportare il confronto pubblico nei binari del rispetto.

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