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Due bambini ripuliscono Favria mentre gli adulti la sporcano: la lezione civile che il paese non può più ignorare

Un pomeriggio qualunque si trasforma in esempio comunitario mentre il primo cittadino denuncia chi continua a sporcare il paese

Due bambini ripuliscono

Due bambini ripuliscono Favria mentre gli adulti la sporcano: la lezione civile che il paese non può più ignorare

Cantava Lucio Dalla “…ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale…”, lo scrive anche un cittadino sotto il post del sindaco canavesano.

In effetti, Favria non si aspettava di diventare teatro di una piccola storia capace di accendere una discussione grande, più grande di lei che, però, profuma di normalità... Tutto parte da un pomeriggio qualunque, quando Edoardo, quasi nove anni, e la sorella Camilla chiedono al sindaco un paio di guanti e un sacchetto per raccogliere i rifiuti sparsi lungo le strade. Nessuna sollecitazione, nessun progetto scolastico, nessuna campagna ufficiale. Solo due bambini che decidono, spontaneamente, di prendersi cura del paese in cui vivono.

Il sindaco Vittorio Bellone, presente al momento della richiesta, resta colpito. E pubblica tutto sui suoi canali istituzionali, definendo quell’iniziativa «un esempio bellissimo di responsabilità civica e rispetto per l’ambiente», un segnale forte di come le nuove generazioni stiano interiorizzando valori che troppe volte gli adulti dimenticano. «Da sindaco voglio ringraziare questi giovani cittadini – scrive – e allo stesso tempo non posso non biasimare chi, pur avendo anni sulle spalle, decide invece di sporcare».

Bellone punta il dito senza giri di parole contro l’inciviltà degli adulti, spesso gli stessi che si lamentano del degrado ma poi abbandonano rifiuti e ignorano le regole comuni. «Favria pulita è una responsabilità di tutti, nessuno escluso» è il monito con cui chiude il suo messaggio.

Alle parole del sindaco si aggiunge, poche ore dopo, la riflessione dell’ex sindaco Giorgio Cortese, che scrive un commento articolato, quasi una lettera aperta rivolta all’attuale amministrazione. «Caro Sindaco, oggi hai assistito al gesto di due bambini che si sono dimostrati molto più maturi di tanti adulti. Hanno chiesto solo un paio di guanti e un sacchetto, desiderosi di prendersi cura del proprio paese» esordisce Cortese, sottolineando come l’azione dei due fratelli sia «straordinaria nella sua spontaneità».

Nel suo intervento, Cortese richiama persino Aristotele per spiegare che la virtù, nella filosofia classica, nasce dall’abitudine: che ogni piccolo gesto ripetuto diventa cultura, carattere, comunità. «Edoardo e Camilla dimostrano che il senso civico nasce dalla libertà di scegliere ciò che è giusto» scrive l’ex sindaco, aggiungendo che la responsabilità ambientale non è un concetto astratto, ma una pratica quotidiana fatta di azioni concrete.

Poi, la stoccata più dura: Cortese punta l’indice verso quegli adulti che ogni giorno si rendono protagonisti di comportamenti opposti. «Non possiamo ignorare chi, pur avendo esperienza e anni, decide di sporcare... i veri “cani” purtroppo sono spesso loro, a due zampe, e non le povere bestie» afferma senza mezzi termini, riferendosi a chi non raccoglie le deiezioni canine o lascia cartacce ovunque. Una denuncia cruda, che fotografa con precisione un problema ormai evidente a tutti.

Il messaggio finale dell’ex sindaco risuona come un invito collettivo: «Favria pulita è responsabilità di tutti. Ogni piccolo gesto conta, ogni azione positiva ispira. Se un solo bambino può muovere una comunità, allora ognuno di noi può fare la differenza».

La storia di Edoardo e Camilla, partita come una semplice richiesta di due guanti e un sacchetto, è diventata così un simbolo della civiltà che nasce dal basso, un promemoria che mette in discussione le abitudini degli adulti e invita a ripensare la quotidianità del vivere comune.

Non è un caso che la scena abbia colpito così tanto. Perché mostra una verità che spesso preferiamo ignorare: la coscienza ambientale non chiede documenti d’identità, non arriva con l’età e non si misura in anni di residenza. Nasce dove qualcuno decide che prendersi cura del proprio paese è un gesto naturale. E quando questo qualcuno ha nove anni, la lezione diventa impossibile da ignorare.

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