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“Ho perso peso, ma anche la vista”: Robbie Williams e il lato oscuro delle iniezioni dimagranti

Il cantante collega i disturbi visivi al trattamento e invita a informarsi prima di iniziare qualsiasi cura

Robbie Williams

Robbie Williams

Quanto vale una taglia in meno, se a rimetterci è la vista? È la domanda che aleggia dietro la confessione di Robbie Williams, icona del pop mondiale ed ex voce dei Take That, che al Sun ha raccontato di aver sperimentato un peggioramento della vista dopo aver assunto farmaci iniettabili per dimagrire. Una rivelazione che ha scosso i fan, ma soprattutto il mondo medico, sempre più alle prese con l’uso disinvolto di terapie nate per i pazienti con diabete e diventate di moda tra chi cerca una scorciatoia per perdere peso rapidamente.

Il cantante, oggi 50enne, ha descritto la sua esperienza con lucidità e un filo di amarezza. Tutto è iniziato, ha spiegato, durante una partita di calcio, quando si è accorto di non riuscire più a distinguere i giocatori in campo: solo “macchie” su uno sfondo verde. Pensando a un banale calo della vista, si è rivolto a uno specialista che gli ha suggerito di cambiare occhiali, ma il problema è rimasto.

Con il passare delle settimane la difficoltà si è fatta evidente anche sul palco. «Durante i concerti — ha raccontato — guardare il pubblico è diventato complicato, quasi impossibile mettere a fuoco». A quel punto Robbie ha iniziato a sospettare che non si trattasse soltanto dell’età. L’unico cambiamento recente nella sua routine era stato l’uso di iniezioni dimagranti, che lui stesso ha collegato alla comparsa dei disturbi.

Non ha indicato il nome del farmaco, la durata del trattamento o le dosi assunte. Ma il suo invito a informarsi prima di iniziare qualsiasi cura del genere ha colpito nel segno: «Non basta che funzioni. Bisogna sapere cosa comporta». Un messaggio che, venendo da una star abituata ai riflettori, risuona come un monito collettivo contro l’improvvisazione e l’effetto moda.

La storia di Williams non dimostra un legame diretto tra la terapia e il calo visivo, ma apre una riflessione cruciale. Gli iniettabili per il controllo del peso, nati per i pazienti diabetici, sono oggi ampiamente usati anche da persone sane, attratte da risultati rapidi e dal marketing dei social. Ma come tutti i farmaci che agiscono sul metabolismo, hanno effetti collaterali non trascurabili.

Nausea, vomito, disidratazione, sbalzi glicemici, alterazioni dell’appetito e, in alcuni casi, disturbi visivi transitori. Quando il corpo cambia rapidamente peso, glicemia o equilibrio idrico, la vista può risentirne. Non sempre si tratta di danni permanenti, ma di segnali da non ignorare. «Se durante un percorso di dimagrimento compaiono offuscamenti, aloni o difficoltà di messa a fuoco, serve subito una visita oculistica e un confronto con il medico curante», ricordano gli esperti.

Williams, che in passato ha parlato apertamente delle sue lotte con l’immagine corporea e la salute mentale, oggi invita alla prudenza: «Niente scorciatoie. Il corpo non è un esperimento».

Robbie Williams, la voce ribelle che racconta le fragilità dell’uomo dietro l’idolo

Robbie Williams è abituato a parlare di sé senza filtri. Dalla dipendenza da alcol e psicofarmaci alla depressione, fino ai disordini alimentari, la sua vita è stata un continuo oscillare tra eccessi e redenzione. Oggi, il cantante che negli anni Novanta faceva impazzire le folle con Angels e Feel si mostra come un uomo che cerca equilibrio più che successo.

Nato a Stoke-on-Trent nel 1974, Williams ha conosciuto la fama mondiale con i Take That, prima di intraprendere una carriera solista esplosiva, segnata da milioni di dischi venduti e da un carisma istrionico. Ma dietro il sorriso da intrattenitore si nascondeva un tormento profondo. In più di un’intervista, Robbie ha confessato di essere stato ossessionato dal proprio corpo: “Mi vedevo sempre grasso, anche quando non lo ero”, ha raccontato in passato.

La pressione mediatica, l’etichetta di “sex symbol riluttante” e i continui paragoni con la versione giovane di sé stesso hanno alimentato una spirale di insicurezza e autoironia amara. La scelta di ricorrere a farmaci dimagranti va letta anche in questo contesto: il tentativo di tenere il passo con l’immagine pubblica, di restare “in forma” per lo show business, dove ogni imperfezione è un bersaglio.

Oggi la sua testimonianza assume un valore più grande. Non è solo il racconto di un effetto collaterale, ma la confessione di un uomo che riconosce i limiti del proprio corpo e il prezzo della vanità. E che, con la stessa voce che un tempo gridava ai fan di “let him entertain you”, ora invita a fermarsi un momento e chiedersi se la corsa alla perfezione non stia accecando tutti, in senso letterale e metaforico.

Le iniezioni dimagranti: cosa sono, come funzionano e quali rischi comportano

I farmaci iniettabili per dimagrire sono diventati in pochi anni un fenomeno globale. In Italia, come nel resto d’Europa, vengono prescritti a pazienti con obesità o diabete di tipo 2, ma il loro uso “off label” — cioè al di fuori delle indicazioni cliniche — si è diffuso a macchia d’olio, anche tra persone senza patologie.

Le molecole più note appartengono alla classe degli agonisti del recettore GLP-1, come semaglutide o liraglutide, che imitano un ormone intestinale capace di ridurre l’appetito e rallentare lo svuotamento gastrico. Il risultato è una rapida perdita di peso, spesso accompagnata da una drastica riduzione dell’assunzione di calorie.

Ma l’efficacia non è priva di conseguenze. Gli effetti collaterali più comuni riguardano il sistema gastrointestinale — nausea, vomito, diarrea — e la disidratazione. In alcuni soggetti, soprattutto diabetici o predisposti, possono verificarsi oscillazioni glicemiche che influenzano anche la vista, causando sfocature e difficoltà di messa a fuoco. È un effetto noto e documentato, che tende a essere temporaneo ma richiede sorveglianza medica.

La disinformazione online ha reso queste terapie ancora più rischiose. Sui social, molte persone acquistano i farmaci senza controllo medico, spinti da influencer e video virali che promettono trasformazioni rapide. Una deriva che preoccupa le autorità sanitarie: senza monitoraggio clinico, i rischi di ipoglicemia, scompenso e disturbi elettrolitici aumentano sensibilmente.

Il principio resta semplice ma ignorato: ogni terapia dimagrante deve essere personalizzata, controllata e accompagnata da un percorso nutrizionale e psicologico. Perdere peso è una sfida complessa, e non può ridursi a un’iniezione.

La storia di Robbie Williams, al netto della celebrità, ricorda a tutti che la salute non è un effetto collaterale accettabile. La vista, il corpo, la mente: tutto va protetto con la stessa cura. E prima di inseguire un ideale estetico, forse vale la pena fermarsi — e guardarsi davvero.

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