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14 Novembre 2025 - 22:25
La maggioranza riscrive la manovra tra 6mila emendamenti: spunta il nuovo condono FdI per la Campania e l’opposizione insorge denunciando “voto di scambio”
La manovra cambia pelle ancora prima di arrivare in aula. Gli emendamenti sfiorano quota seimila, e questa volta non è solo l’opposizione a voler riscrivere la legge di bilancio: anche i partiti di maggioranza hanno presentato 1.600 proposte, segno evidente di un intervento profondo e diffuso sul testo del governo. Dentro questa mole di modifiche spicca una novità politica destinata a incendiare il dibattito: i senatori di Fratelli d’Italia chiedono di riaprire il condono edilizio del 2003, varato dal governo Silvio Berlusconi, con una misura formalmente nazionale ma concepita — come ammettono gli stessi proponenti — per sanare situazioni irrisolte soprattutto in Campania, la regione che allora non aveva aderito.
La proposta, che ricalca una legge depositata a giugno dalla deputata Imma Vieri, prevede la possibilità di regolarizzare edifici non costruiti in zone rosse, rimasti esclusi per decisioni amministrative locali. Il senatore di FdI Antonio Iannone promette che «migliaia» di case saranno «salvate dall’abbattimento», sottolineando come la mancata adesione della Regione Campania guidata da Antonio Bassolino avesse creato cittadini “di serie A e di serie B”. Dal partito precisano che, anche in questo caso, saranno le Regioni a decidere se recepire o meno la nuova sanatoria, e che non vi sarà «alcun obbligo».
La risposta dell’opposizione arriva immediatamente. Il capogruppo Pd al Senato Francesco Boccia chiede: «Meloni lo sa? Ritiene sia un emendamento consono?», parlando di evidente strumentalità politica. Da Napoli, Boccia rincara: «Più che un emendamento sembra una promessa elettorale: votateci e riapriremo la sanatoria edilizia». Virginio Merola (Pd) e Angelo Bonelli (Avs) denunciano apertamente un «voto di scambio», mentre il senatore M5S Luigi Nave definisce la proposta una scelta «empia».

Angelo Bonelli (Avs)
Intanto, nella lunga attesa delle votazioni in commissione — che inizieranno non prima di dicembre — i partiti continuano a definire le proprie linee di intervento. La Lega conferma la volontà di ottenere risorse dall’aumento del prelievo su banche e assicurazioni, proponendo un’ulteriore crescita dell’Irap o l’utilizzo del Mes per finanziare la sanità. Forza Italia insiste sulla difesa degli affitti brevi e delle imprese, chiedendo di cancellare l’incremento della cedolare secca o eliminare la norma sui dividendi. Tra le altre coperture resta attiva la tassa sull’oro.
Fratelli d’Italia, oltre al condono, propone la cancellazione della proroga dell’incremento dell’imposta di soggiorno e rilancia l’idea di una tassa sui pacchetti extra Ue. Noi Moderati punta invece su un bonus libri e su agevolazioni per gli affitti di lunga durata.
Sul fronte opposto l’opposizione presenta circa 4mila emendamenti, solo sedici dei quali unitari o quasi. L’intesa è trovata tra Pd, M5S, Avs e Italia Viva, con l’aggiunta di PiùEuropa alla Camera. Resta fuori Azione. Tra le richieste comuni: salario minimo, più fondi alla sicurezza riducendo le risorse destinate all’accordo Italia-Albania, ripristino di Opzione donna, congedi paritari. Spunta inoltre una proposta di patrimoniale, firmata però solo da Alleanza Verdi e Sinistra.
La manovra, ancora una volta, rischia di diventare un terreno di scontro permanente, con una maggioranza che interviene per modificarla dall’interno e un’opposizione che denuncia esplicitamente tentativi di influenzare il consenso alle imminenti elezioni regionali. Tutto mentre il governo tace su un emendamento destinato a rimanere al centro del dibattito politico delle prossime settimane.
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