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«Viviamo tra hotel e ristoranti da giorni. Siamo allo stremo». Padre, madre e una bimba di due anni senza un tetto per l'incendio di via Baraggino

A Chivasso le fiamme divampate nella notte tra lunedì e martedì hanno lasciato un’eredità che pesa più dei muri anneriti: quattordici famiglie senza luce, senza riscaldamento, senza un luogo stabile dove passare la notte

Chivasso

Il condominio di via Baraggino a Chivasso e Vitaliano Procopio con la famiglia

Ci sono incendi che si spengono in poche ore e disagi che invece bruciano lentamente, giorno dopo giorno, mentre nessuno sembra davvero in grado di dire quando finiranno. In via Baraggino 137, a Chivasso, le fiamme divampate nella notte tra lunedì e martedì hanno lasciato un’eredità che pesa più dei muri anneriti: quattordici famiglie senza luce, senza riscaldamento, senza un luogo stabile dove passare la notte. Una condizione che non fa notizia per un giorno, ma che diventa notizia quando dura una settimana. Quando diventa la normalità provvisoria di tanti, troppo a lungo.

Il palazzo è fermo, immobile, come se qualcuno avesse tolto la corrente anche al tempo. Nei corridoi si sente ancora odore di fumo, i termosifoni sono freddi, le scale buie. La corrente non c’è. E quando manca la corrente, manca tutto: frigo, lavatrice, citofono, acqua calda, una routine minima. Le famiglie si muovono tra parenti, hotel, B&B. Chi può resta a casa, chi non può fa la valigia ogni sera.

Tra loro c’è Vitaliano Procopio, affittuario, padre, lavoratore, che da giorni gira gli alberghi di Chivasso come si gira tra stanze provvisorie quando non si ha scelta. «È quasi una settimana che sto pagando di tasca mia hotel dopo hotel», racconta. «Siamo io, la mia compagna e la nostra bambina di due anni. Ogni quindici giorni abbiamo anche l’altra bambina, che ha sette anni». La voce è ferma, non arrabbiata. Stanca. È la stanchezza di chi ha finito i margini e non vede ancora il punto in cui potrà fermarsi.

Nel frattempo le spese aumentano. «Tra alberghi e pasti fuori casa, ho già speso più dell’affitto. E stasera sinceramente non so ancora dove andremo». Non è una frase detta per drammatizzare: è la fotografia di una persona che, di fronte a un incendio non causato da lui, si ritrova a vivere come fosse uno sfrattato improvviso. Senza però gli strumenti, le tutele, i percorsi che si attivano in quei casi.

Il Comune, in queste ore, non promette miracoli e non potrebbe farlo. I fondi per le emergenze abitative – come hanno spiegato a Procopio – «sono bloccati e destinati ad altre situazioni, soprattutto agli sfratti. La Polizia Municipale ha raccolto la segnalazione, ma sto ancora aspettando una risposta». Nessuna accusa, nessuno slogan: solo una constatazione. I servizi sociali non sono stati pensati per gestire l’effetto collaterale di un incendio condominiale. E così dodici famiglie restano in mezzo alla strada, nel senso più letterale e meno retorico possibile.

«Al Comune chiedo più attenzione per chi ha bisogno», dice, al di là del telefono.

Vitaliano Procopio con la famiglia

Il disagio, però, non si misura solo in euro spesi.

Si misura nelle cose che si rompono, nelle abitudini che saltano, negli imprevisti che diventano catena. «Dovremo andare anche in una lavanderia, perché non abbiamo modo di lavare i vestiti», aggiunge. Una bambina di due anni ha bisogno di continuità, di routine, di un luogo stabile. «Abbiamo finito molte cose necessarie. Viviamo alla giornata».

Il paradosso è che il palazzo non è stato dichiarato totalmente inagibile: solo il piano interrato è interdetto. Ma se l’impianto elettrico condominiale è ko e i termosifoni non partono, l’abitabilità teorica rimane una frase vuota. Le case sono fredde, buie, prive dei requisiti minimi.

Nella giornata di giovedì è passato nel cortile anche il consigliere comunale Bruno Prestìa, che ha ascoltato le famiglie in difficoltà. Non una visita risolutiva, ma un segnale di attenzione. «Speriamo che si muova qualcosa», dicono in diversi. Una frase semplice, quasi un proverbio, quando non si ha altro da aggiungere. Prestìa, raccontano, avrebbe preso contatti e chiesto aggiornamenti agli uffici competenti.

Intanto domani, sabato 15 novembre, alle 11.30, ci sarà una riunione di condominio nel cortile. Una riunione che non sarà come le altre: niente discussioni sulla pulizia scale o sulle spese dell’ascensore. Qui si parlerà di tempistiche, tecnici, impianti, documenti, interventi urgenti. E si discuter- di una domanda su tutte: quanto tempo ci vorrà per tornare a casa?

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