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Chivasso, il cane abbaia e salva dodici famiglie dall'incendio del condominio (VIDEO)

Intanto da tre giorni vivono al freddo: il palazzo resta senza corrente mentre proseguono i controlli

A volte un incendio non finisce quando si spegne l’ultima fiamma: il giorno dopo resta la vita sospesa di chi abita lì, tra scale annerite, rumori ovattati e corridoi più bui del solito. È quello che succede da tre giorni al condominio di via Baraggino 137, dove dodici famiglie stanno facendo i conti con un ritorno alla normalità più lento del previsto. Il rogo è partito dalle cantine nella notte tra lunedì e martedì, e da allora l’edificio è rimasto senza energia elettricariscaldamento. Non per volontà di qualcuno, ma per il semplice fatto che l’impianto è stato danneggiato e va ripristinato in sicurezza.

Nel cortile, tra chi scende a controllare lo stato dei lavori e chi prova a telefonare cercando un angolo di campo, c’è una donna che racconta la scena dall’inizio.

Ilenia è stata una delle prime ad accorgersi del fumo. «Il cane ha iniziato ad abbaiare dal balcone. Non lo fa mai», dice. «Insisteva, voleva scendere a tutti i costi». A volte gli episodi partono così: un dettaglio che non sembra importante, una sensazione che ti spinge a uscire di casa. «Quando siamo arrivati nell’andrione ho visto il fumo e le fiamme che uscivano dalle cantine. A quel punto ho iniziato a suonare tutti i campanelli. Bisognava avvisare tutti».

Il tempo, in quelle situazioni, perde forma. «Dieci minuti, forse meno… non saprei», ricorda. Le chiamate ai vigili del fuoco si susseguono, la preoccupazione cresce, soprattutto per la presenza delle caldaie nel seminterrato: se il fuoco arriva lì, si teme il peggio. Intanto gli appartamenti si riempiono di fumo. Chi riesce esce sulle scale, chi non ce la fa aspetta i pompieri ai balconi. «Dal secondo e dal quarto piano — racconta Ilenia — i vigili del fuoco hanno portato fuori una mamma con i bambini e altri condomini che non riuscivano più a scendere».

Oggi il pericolo non c’è più. Ma la quotidianità, quella sì che è complicata. Senza elettricità, molte famiglie si sono appoggiate a parenti, altre preferiscono restare per non lasciare l’appartamento incustodito. «Carichiamo i telefoni dove possiamo, ci scaldiamo come capita durante il giorno, e cerchiamo di tirare avanti». È una gestione pratica dell’emergenza: non ci sono drammi, solo disagi reali, piccoli ma continui. I frigoriferi sono spenti, i citofoni non funzionano, i termosifoni sono freddi. Le sere arrivano presto, e senza luce diventano un attimo più lunghe.

Questo pomeriggio alcuni residenti hanno chiesto un sostegno, se non altro per capire a che punto siano i ripristini e quali siano i tempi tecnici. Sul posto è passato anche il consigliere comunale Bruno Prestìa, che si è fermato a parlare con le famiglie. Nessun proclama, nessuna promessa fuori scala: solo vicinanza. «Basterebbe un generatore», osserva, come soluzione temporanea in attesa della riattivazione dell’impianto elettrico condominiale. Una proposta semplice, che non sposta gli equilibri burocratici ma che potrebbe alleviare i disagi più immediati.

Il Comune, dal canto suo, ha già emanato l’ordinanza che dichiara inagibile il piano interrato. Una misura dovuta: il solaio delle cantine è stato danneggiato dal calore, l’impianto elettrico è compromesso e finché le verifiche non saranno completate non si può parlare di un ritorno alla normalità. La messa in sicurezza richiede rapporti tecnici, interventi di ditte specializzate e rilasci dei certificati di conformità. Sono passaggi obbligatori, non scavalcabili, che richiedono tempo. E i tempi, quando si parla di impianti e strutture, non sempre coincidono con le necessità di chi abita una casa.

Il punto, però, non è cercare responsabilità: tutti sanno che un incendio in un seminterrato crea conseguenze che vanno gestite con cautela. Altrettanto chiaro è che un condominio popolato da decine di persone non può fare a meno della corrente elettrica per giorni. È in mezzo a questi due mondi — la sicurezza e la vita quotidiana — che si muovono oggi gli abitanti del palazzo. Non chiedono soluzioni miracolose, ma gesti concreti: qualche forma di supporto temporaneo, una comunicazione chiara sui tempi, un minimo di comfort mentre gli impianti vengono ripristinati.

Il racconto di Ilenia dà il volto a una situazione che altrimenti resterebbe solo una nota tecnica. «Speriamo che passi presto», dice. Non una lamentela, non un’accusa: solo una frase che userebbe chiunque, in qualsiasi condominio, in qualsiasi città. Il cortile torna silenzioso. Le famiglie rientrano nelle loro case fredde, qualcuno siede sul divano con la giacca addosso, qualcuno prepara la cena sul fornello a gas, qualcuno chiede a un vicino un caricatore portatile.

Il lavoro dei tecnici prosegue. Serve ripristinare l’impianto elettrico condominiale, con urgenza. Nel frattempo in via Baraggino 137 si vive una quotidianità sospesa, fatta di adattamento e piccole strategie per resistere al disagio.

Una storia di vicinato, più che di emergenza.

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