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Santuario di Belmonte, il Comune sogna un'area camper ma mancano 498 mila euro

Un’area agricola inutilizzata diventa il cuore del progetto per camper e Protezione Civile

Santuario di Belmonte, il Comune sogna un'area camper ma mancano 498 mila euro

Santuario di Belmonte, il Comune sogna un'area camper ma mancano 498 mila euro

C’è un momento, in ogni piccolo Comune, in cui la realtà sembra fare un passo indietro e lasciare spazio ai sogni. Non sempre durano, spesso si scontrano contro bandi mancati, fondi che evaporano e normative più rapide del buon senso. Ma capita, ogni tanto, che un’amministrazione decida di provarci lo stesso.

È il caso di Prascorsano, che davanti a un terreno agricolo inutilizzato lungo la SP 42 del Santuario di Belmonte ha immaginato qualcosa di più di un prato incolto: una nuova area camper e, accanto, un vero campo base della Protezione Civile. Turismo e sicurezza. Tempo libero e emergenza. Due esigenze opposte che si toccano e si completano. Un sogno, sì. Ma con una stima precisa: 498 mila euro.

La giunta ha chiesto alla Città metropolitana di Torino di trasformare quell’idea in un Documento di fattibilità, il primo passo obbligato per capire se il progetto sta in piedi o se resta un esercizio di immaginazione. E i tecnici hanno messo mano a pendenze, vincoli, quote e normative, scoprendo un terreno tutt’altro che semplice: irregolare, con un dislivello importante – circa cinque metri tra la strada e il confine – e con un lato occidentale che scende bruscamente verso un rio che confluisce nel Gallenca. Difficile immaginare camper e tende su qualcosa del genere senza un intervento pesante di modellazione. Eppure, è proprio questo il punto: qui non si parla di disboscamenti, tagli massicci o consumo di suolo boschivo, perché l’area è agricola, inattiva, già libera. Non serve abbattere alberi, serve solo ridisegnare le quote.

Dove dovrebbe sorgere l'area camper

L’amministrazione ha ragionato su quello che davvero manca al territorio. Da un lato, un’area camper degna di questo nome. Oggi il turista che arriva per il Santuario, per la Riserva o per le escursioni deve arrangiarsi: non c’è un posto dove fermarsi, scaricare, rifornirsi, dormire. E in un luogo che vive di turismo di prossimità, questa è un’assenza che pesa più di quanto sembri. Un Comune che vuole farsi trovare deve offrire servizi minimi, e Prascorsano questo lo ha capito. Dall’altro lato, c’è la questione delle emergenze: la Val Gallenca conosce piogge improvvise, smottamenti e stagioni che stressano il territorio. Avere un punto dove ospitare fino a 48 persone, con piazzole piane, luce, acqua e servizi igienici, non è un vezzo: è prevenzione.

La soluzione immaginata dai tecnici è semplice e furba: due livelli, collegati da rampe accessibili. In basso, l’area per l’attendamento della Protezione Civile. In alto, le piazzole per i camper. Nel mezzo, come una cerniera che tiene insieme i due mondi, un blocco di servizi igienici prefabbricato: docce, toilette, accessibilità per disabili, tetto piano, rampe con pendenza all’8% e parapetti. Tutto raggiungibile, tutto condivisibile.

La parte “civile” del progetto è quella che parla più chiaramente di futuro. L’accesso alla nuova area avverrà dalla strada comunale oggi chiusa al traffico, riallineata alla quota del piano più basso. Qui nascerà un prato pianeggiante capace di accogliere otto tende da 6 posti ciascuna. In caso di evacuazione, chi perde casa o viene sgomberato potrà trovare un posto decente in cui dormire, lavarsi, riorganizzarsi. Non un campo improvvisato, non un parcheggio adattato: un campo base vero.

Salendo la rampa si arriva alla quota superiore, dove l’area camper prende forma. Tre piazzole delimitate, larghe 5 metri e lunghe 8, con schermature verdi per la privacy. Non asfalto, non cemento: una pavimentazione drenante in sistema Green Parking, alveolare, in plastica riciclata, pensata per sostenere il peso dei mezzi senza distruggere il prato. Un pozzo per lo scarico delle acque reflue, una colonnina in inox con sei prese elettriche, punti acqua, tutto organizzato perché il turismo lento non resti solo uno slogan.

Tra i due livelli si concentra la parte più “pubblica”: illuminazione con pali da 4 metri, panchine in plastica riciclata, fontana, rastrelliera per biciclette, cassonetti schermati, area rifiuti separata. È un luogo che vuole essere funzionale e dignitoso, non un ripiego.

Resta il problema più grande: i 498 mila euro necessari. E qui la storia dei piccoli Comuni torna a farsi amara. Perché un progetto così – intelligente, multifunzionale, sensato – può nascere solo se arriva un finanziamento esterno. Prascorsano può provarci, può partecipare ai bandi, può bussare a Regione e Stato. Ma la verità è che nei paesi valligiani i sogni devono sempre fare i conti con i conti. È un paradosso italiano: i progetti utili spesso restano sulla carta, quelli inutili a volte trovano fondi senza difficoltà.

Eppure, qui non si parla di un capriccio. È una buona idea. Una idea moderna, ragionevole, necessaria. Non distrugge boschi, non consuma natura, non incide su aree sensibili. Recupera un terreno agricolo marginale e lo mette al servizio di due bisogni concreti: attrarre visitatori e gestire emergenze. È l’esempio di come un Comune può lavorare sulla propria resilienza senza snaturarsi.

C’è poi un’altra verità meno visibile ma non meno importante: ogni volta che un territorio decide di investire in accoglienza e sicurezza, sta costruendo identità civica. Sta dicendo ai cittadini: non siete soli. Sta dicendo ai turisti: qui potete fermarvi. 

Se i soldi arriveranno, Prascorsano avrà qualcosa che molti Comuni vicini non hanno: infrastruttura. E l’infrastruttura, nei borghi, è vita. I paesi senza servizi diventano dormitori, e i dormitori diventano silenzi. Questa area, invece, è un tentativo di invertire la rotta. Non sarà la svolta economica del secolo, non porterà orde di turisti, non farà miracoli. Ma darà un segnale: il territorio investe su se stesso.

E poi c’è l’altro lato del sogno: la Protezione Civile. In un’Italia che troppo spesso ricorda l’importanza della prevenzione solo dopo una tragedia, un Comune che progetta un campo base prima di averne bisogno sta dimostrando maturità politica. È un messaggio che vale più di mille comunicati.

La sfida, ora, è tutta nel trovare le risorse. Dici poco

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