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Fratello e sorella originari della Romania insieme nell’Arma dei Carabinieri: la storia di Stefano e Stefania Sandu

Da Mathi ai confini di Varese: due giovani che hanno trasformato sacrificio, giochi d’infanzia e radici lontane in dedizione, disciplina e amore per il Paese che li ha accolti

Torino

Fratello e sorella, un sogno in divisa: Stefano e Stefania

Camminavano accanto, come da bambini. Oggi quei passi risuonano di nuovo ma con una cadenza diversa, più solenne, sotto la divisa nera dell’Arma, illuminata dalla fiamma rossa dei Carabinieri sul petto. Non tengono più in mano un pallone, ma una promessa: quella di servire l’Italia che li ha visti crescere. Hanno lo stesso cognome, la stessa uniforme e lo stesso sguardo che brilla di riconoscenza. 

Stefano e Stefania Sandu sono fratello e sorella — figli di una storia di coraggio, di sacrificio e di una nuova Italia che non dimentica da dove viene. Il loro viaggio comincia ancor prima della loro nascita. È la storia di un padre che, dopo la caduta del regime di Ceausescu, lascia la Romania e attraversa mezza Europa a piedi, con una valigia e una fotografia in tasca: «Papà è arrivato a piedi dalla Romania. Ci ha insegnato tutto: la fatica, la dignità, la gratitudine.» 

Mathi, piccolo paese alle porte di Torino, quell’uomo trova lavoro, una casa e una speranza.

Lì nasceranno Stefano e Stefania, che porteranno per sempre nel cuore la sua frase preferita: «Non importa da dove parti, importa quanto coraggio ci metti per arrivare.» 

Stefano e Stefania Sandu

Crescono tra le vie della Barriera di Milano, quartiere difficile ma pieno di voci, colori e possibilità. In quel microcosmo imparano che la forza non è nelle urla, ma nei gesti giusti: «Da bambini giocavamo a guardie e ladri — racconta Stefano — ma eravamo sempre solo le guardie, sempre dalla parte dei buoni.» 

Quel gioco d’infanzia è diventato destino. Entrambi hanno scelto di servire lo Stato italiano indossando la divisa dell’Arma dei Carabinieri, “perché rappresenta al meglio le nostre idee di lealtà, dovere e umanità.” 

 «Ho sempre sognato di entrare nelle forze dell’ordine — spiega Stefania — Crescendo, ho capito che l’Arma rispecchiava il mio modo di essere. Quando ne ho parlato in famiglia, ho scoperto che anche mio fratello sentiva la stessa chiamata. Così abbiamo deciso di percorrere insieme questo cammino.» 

Entrambi hanno superato il concorso pubblico, frequentato il 144º Corso Carabinieri in ferma volontaria e, dopo mesi di addestramento, sono stati assegnati alla provincia di Varese, dove hanno giurato fedeltà alla Repubblica durante una cerimonia solenne. 

Stefano Sandu, 24 anni, dai capelli scuri e portamento deciso, è stato destinato alla Stazione Carabinieri di Malpensa, un presidio strategico alle dipendenze della Compagnia di Gallarate, con compiti legati alla sicurezza aeroportuale e alle preparazioni per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026. 

Stefania Sandu, 21 anni, bionda, con sorriso luminoso e passo fiero, presta servizio presso la Compagnia Carabinieri di Luino, provincia di Varese, vicino al confine con la Svizzera,  in un territorio di frontiera complesso, dove i militari affrontano ogni giorno sfide come lo spaccio nei boschi e il controllo delle aree di confine. 

 «È un’emozione enorme avere mia sorella come collega — racconta Stefano —. Siamo ancora più uniti. È un onore indossare questa uniforme insieme e affrontare, fianco a fianco, le sfide che ci aspettano.» 

Durante la cerimonia a Varese, quando vengono letti i loro nomi uno dopo l’altro, nella sala cala un silenzio particolare. Non è sorpresa: è rispetto. In quei due ragazzi molti riconoscono la bellezza di un paese nuovo — fatta di seconde generazioni che non chiedono spazio, ma se lo conquistano con impegno e disciplina. 

 «Abbiamo giurato insieme — aggiunge Stefano — e quel momento non lo dimenticherò mai. Quando ho sentito il suo nome accanto al mio, ho capito che quel sogno era diventato la nostra realtà.» 

Oggi i genitori Sandu vivono ancora in Piemonte. Parlano dei figli con la voce che trema un po’, come succede quando la vita restituisce più di quanto si è osato chiedere: «Siamo venuti qui per dare loro un futuro. E loro ci hanno dato una lezione di vita», dice il padre. 

Dietro la loro storia non c’è solo integrazione: c’è gratitudine attiva, quella che diventa gesto, lavoro, dedizione. I fratelli Sandu hanno espresso con semplicità e orgoglio il senso della loro scelta: «Onoriamo il Paese che ci ha accolti e che ci ha dato un futuro. Essere carabinieri è il nostro modo di dire grazie all’Italia. Ci è stato insegnato il valore umano e ad aiutare il cittadino esattamente come se fosse mio fratello.» 

Stefano ha aggiunto: «Essere nati qui, ma avere radici romene, è una ricchezza. Siamo fieri di rappresentare la comunità romena e di servire l’Italia con onore e disciplina.» 

Stefania ha concluso: «Essere carabinieri non significa solo far rispettare la legge, ma essere un punto di riferimento, un esempio di fiducia per chi vive qui, indipendentemente da dove viene.» 

Dietro le uniformi perfette e il saluto militare, ci sono due ragazzi che credono nei valori più semplici e più fortifamiglia, rispetto, solidarietà e gratitudine. La loro storia emoziona perché mostra che l’Italia può essere davvero una casa per chi la sceglie e la serve con il cuore. 

«Siamo fratello e sorella — concludono— ma soprattutto due cittadini che vogliono restituire qualcosa al Paese che ci ha dato tutto.» 

La loro vicenda tocca molti, non solo per la bellezza simbolica, ma per la verità che porta con sé: l’identità italiana non si eredita, si costruisce, giorno dopo giorno, con rispetto e sacrificio. 

Assegnati alla provincia di Varese, dove hanno giurato fedeltà alla Repubblica

Stefania Sandu

Stefano Sandu

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