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Rapporto Ecomafia 2025, reati ambientali in forte crescita in tutto il Piemonte

Nel 2024 oltre 1.600 reati e crescita dei traffici illeciti di rifiuti e cemento. De Marco: «Serve una rete forte per difendere il territorio»

Rapporto Ecomafia 2025

Rapporto Ecomafia 2025, reati ambientali in forte crescita in tutto il Piemonte (foto di repertorio)

Il nuovo Rapporto Ecomafia 2025 non lascia spazio ai dubbi: il Piemonte è una regione dove i reati ambientali crescono con forza e seguono dinamiche che preoccupano Legambiente. Cuneo guida la classifica delle province più colpite, seguita da Torino e Alessandria. Numeri in aumento, indagini più frequenti e segnali che indicano una pressione criminale sempre più organizzata.

Nel 2024 il Piemonte ha registrato 1.659 reati ambientali, un incremento del 22,07% rispetto all’anno precedente. Le persone denunciate sono state 1.638, un aumento del 29,79%, mentre i sequestri – 231 in totale – sono calati del 2,12%. Un calo che Legambiente invita a non leggere come un segnale positivo: in molti casi, denunciano le associazioni, i sequestri non riescono a tenere il passo della crescita degli illeciti.

Il dato che colpisce di più riguarda la distribuzione territoriale. Cuneo supera tutte le altre province con 356 reati (+61,08%), un aumento netto che fotografa un territorio dove la pressione sul suolo e sulla gestione dei rifiuti è oggi più alta che altrove. Torino si colloca subito dopo con 332 reati (+14,88%), ma registra un dato rilevante: concentra quasi la metà dei sequestri regionali (107 su 231), segno di un’attività repressiva intensa. Alessandria, con 159 reati (+39,47%), conferma una crescita altrettanto marcata.

Il resto del Piemonte mostra numeri più contenuti ma comunque significativi: il Verbano-Cusio-Ossola registra 101 reati, Novara 97, Asti 82, Vercelli 62, Biella 52. Una diffusione uniforme che dimostra come i crimini ambientali non siano confinati a singole aree ma interessino l’intero territorio regionale.

Uno dei capitoli più critici riguarda la gestione illecita dei rifiuti. Nel 2024 i reati legati a questo settore sono stati 681, con una crescita del 46,2% rispetto al 2023. Un balzo che supera di molto l’aumento registrato nel resto del Paese e che conferma la centralità del business dei rifiuti per i circuiti illegali. In forte aumento anche i reati del ciclo del cemento, che raggiungono quota 649, pari a un +21,6%.

Restano stabili invece i reati contro gli animali, 164 complessivamente, in linea con l’anno precedente.

Nella presentazione del rapporto, Alice De Marco, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, ha richiamato l’attenzione sul quadro nazionale: «Il rapporto ci consegna un dato chiaro: i crimini ambientali in Italia crescono. Nel 2024 abbiamo registrato oltre 111 reati al giorno, per un giro d’affari da 9,3 miliardi di euro. E il Piemonte non ne è immune. Dietro questi dati ci sono discariche abusive, cantieri irregolari, incendi sospetti. E in alcuni casi infiltrazioni mafiose. La nostra posizione è netta: senza legalità non c’è giustizia ambientale e sociale».

De Marco ha poi lanciato un appello diretto alle istituzioni regionali: «In Piemonte serve una rete forte tra forze dell’ordine, istituzioni, imprese e associazioni interessate. L’obiettivo è quello di avviare un tavolo di lavoro tra tutti questi attori per poter aumentare l’attività di monitoraggio sul nostro territorio e la consapevolezza e la conoscenza di questi fenomeni».

La crescita dei reati ambientali conferma un fenomeno strutturale, che coinvolge traffici legati ai rifiuti, abusivismi edilizi, pressioni sul territorio e attività spesso riconducibili a gruppi criminali organizzati. Il rapporto Ecomafia di Legambiente rimette al centro la necessità di una risposta coordinata, capace di andare oltre l’azione repressiva e di rafforzare la prevenzione, la vigilanza e la trasparenza nei settori più esposti.

Una sfida che, come emerso nel dossier, riguarda l’intero Piemonte. Dai fondovalle alpini ai grandi poli urbani, i segnali sono chiari: i reati crescono, si diversificano e sfruttano ogni punto debole del sistema. La richiesta delle associazioni è altrettanto chiara: creare alleanze solide, condividere metodi e informazioni, costruire una rete che impedisca ai crimini ambientali di radicarsi ulteriormente.

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