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Crimini ambientali, boom di reati e inchieste: l’illegalità si infiltra nell’economia verde

Rifiuti, cemento e agroalimentare tra i settori più colpiti

Crimini ambientali, boom di reati e inchieste

Crimini ambientali, boom di reati e inchieste: l’illegalità si infiltra nell’economia verde (foto di repertorio)

Cresce in maniera allarmante il numero di reati ambientali in Italia e in particolare nel Nord-Ovest, dove il Piemonte si colloca all’8° posto nazionale per illeciti nel ciclo dei rifiuti. A delineare un quadro preciso e preoccupante è stato il rapporto Ecomafia 2024, presentato da Alice De Marco, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, durante una seduta della Commissione Legalità del Consiglio regionale.

I numeri parlano chiaro: 1359 reati accertati, 1262 persone denunciate, 20 arresti e 236 sequestri. Una crescita che non è solo statistica, ma anche qualitativa, se si considerano le grandi inchieste del 2023 come Dark Metal e Oro Nero, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino, che hanno messo a nudo la penetrazione delle organizzazioni criminali nel settore della gestione illecita dei rifiuti.

Tra le province più colpite spicca Torino, con 289 reati, 203 denunce, 10 arresti e 88 sequestri. Seguono Cuneo con 221 reati e Alessandria con 114, dimostrando che il fenomeno è capillarmente diffuso sul territorio.

Il comandante dei Carabinieri forestali del Piemonte, Valerio Cappello, ha messo in evidenza una dinamica preoccupante: «Il settore dei rifiuti è un business criminale a basso rischio e ad alta redditività: le pene vanno da uno a sei anni, ben inferiori rispetto a quelle per traffico di droga. E anche il sequestro dei beni viene considerato un costo d’impresa». A farne le spese è la legalità dell’intero sistema economico: aziende infiltrate o colluse abbassano i prezzi tagliando su sicurezza e tutele ambientali, producendo una concorrenza sleale che penalizza anche gli imprenditori onesti.

Non meno rilevanti i dati legati agli incendi negli impianti di trattamento dei rifiuti, con il Piemonte al 5° posto nazionale: 123 episodi registrati tra il 2013 e il 2024, pari all’8,4% dei casi italiani.

Anche il ciclo del cemento registra numeri da allerta rossa: 533 reati nel solo 2023, in aumento del 13,7% rispetto al 2022, proiettando la regione al 10° posto a livello nazionale.

Il rapporto ha acceso i riflettori anche su un’altra criticità: la filiera agroalimentare, dove aumentano le irregolarità e lo sfruttamento. «Nel 2023 l’attività ispettiva dei Carabinieri ha evidenziato un quadro diffuso di lavoro nero e caporalato, in particolare nelle Langhe», ha precisato De Marco.

Durante la seduta è stata discussa anche la proposta di delibera sull’assegnazione dei contributi per i beni confiscati, illustrata dall’assessore regionale con delega all’Usura e ai Beni Confiscati. Novità principali: l’estensione dei bandi anche alle unioni di comuni e un aumento del contributo regionale fino al 70% della spesa, che sale al 90% per i comuni sotto i 5000 abitanti. Resta al 50% il contributo per il recupero sociale, con massimali portati a 100.000 euro. Dopo le consultazioni con i soggetti interessati, la proposta tornerà in Commissione per il via libera definitivo.

Cresce in maniera allarmante il numero di reati ambientali in Italia e in particolare nel Nord-Ovest, dove il Piemonte si colloca all’8° posto nazionale per illeciti nel ciclo dei rifiuti

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