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13 Novembre 2025 - 13:46
West Nile Virus, il Pd contro Cirio: "Regione arriva tardi e senza una vera strategia per il 2026" (foto: Laura Pompeo)
Di fronte a un virus che in Piemonte ha avuto una circolazione intensa per tutta l’estate, dalle istituzioni ci si aspetterebbe una programmazione anticipata, una comunicazione puntuale e una visione d’insieme. È su questo terreno che la consigliera regionale del Partito Democratico Laura Pompeo ha scelto di attaccare l’assessore alla Sanità Luigi Icardi e la giunta regionale, denunciando quella che definisce una risposta «tardiva» e priva di un piano per affrontare il prossimo anno. Il tema riguarda la diffusione del West Nile Virus, un arbovirus trasmesso dalle zanzare del genere Culex che da anni circola nella Pianura Padana e che nel 2025 ha colpito con particolare forza proprio il Piemonte.
Pompeo non contesta solo i ritardi, ma soprattutto l’assenza di una cornice strategica. L’assessore ha preso la parola in Aula soltanto a metà novembre, quando la stagione delle zanzare è terminata da tempo, senza indicare quali iniziative verranno avviate nel 2026. L’obiezione della consigliera è netta: in una regione dove il virus è ormai endemico, la prevenzione non può essere improvvisata. Secondo Pompeo, è mancata un’impostazione organica in linea con il Piano Nazionale di risposta alle Arbovirosi 2020-2025, che affida a ASL, Comuni e medici di base un ruolo congiunto nella sorveglianza e nel contenimento del rischio. Da qui la richiesta di chiarimenti: quali saranno le misure predisposte per il prossimo anno, e con quali risorse? Perché non è stata annunciata una campagna di disinfestazione coordinata, né un piano di informazione rivolto alla popolazione?
Per capire la portata del problema occorre ricordare che cosa sia esattamente il West Nile Virus, e perché preoccupi le autorità sanitarie. Il WNV è un virus diffuso in Europa dagli anni ’90 e presente stabilmente in Italia dal 2008. Nella maggior parte dei casi provoca infezioni asintomatiche, ma può evolvere in forme neuro-invasive come encefaliti e meningiti, soprattutto negli anziani e nei soggetti fragili. La diffusione è strettamente legata al comportamento delle zanzare, che proliferano con temperature alte e scarsa escursione termica: una combinazione diventata sempre più frequente a causa del cambiamento climatico.

Il Piemonte, con le sue vaste superfici pianeggianti, il clima sempre più caldo e umido e la presenza costante di acque stagnanti, è una delle regioni italiane più vulnerabili. Nel 2025, i bollettini dell’Istituto Superiore di Sanità hanno registrato una circolazione virale sostenuta per tutta la seconda parte dell’estate, con numerosi casi umani, diversi cavalli colpiti e tracce del virus in molti uccelli selvatici, che costituiscono l’indicatore più precoce della presenza del contagio. Anche la rete di sorveglianza veterinaria ha segnalato diffusione del virus in vari punti della regione, dal Torinese al Vercellese fino alle zone agricole tra Alessandrino e Cuneese.
È in questo contesto che Pompeo giudica insufficiente la risposta della Regione. La consigliera parla di un elenco di «buone prassi» presentate in Aula dall’assessore, senza però che queste si traducano in una visione coordinata. A preoccupare è soprattutto il fatto che non vi sia traccia di una programmazione per la primavera-estate 2026, quando la diffusione del virus potrebbe essere favorita da un nuovo inverno mite e da condizioni ambientali analoghe a quelle degli ultimi anni. Per Pompeo, rinviare il dibattito a primavera sarebbe un errore di metodo oltre che di merito: il contrasto al WNV richiede pianificazione, risorse dedicate e un coinvolgimento strutturale dei Comuni, molti dei quali segnalano costi elevati per la disinfestazione e difficoltà a garantire interventi uniformi sul territorio.
La consigliera dem insiste sull’urgenza di una strategia condivisa che parta dai dati epidemiologici e non dalle emergenze occasionali. Il WNV non è un virus che si può affrontare “anno per anno”: è un fenomeno che, di fatto, accompagna ormai ogni estate italiana. La domanda politica, dunque, riguarda la capacità della Regione di definire un quadro d’azione stabile, non un insieme di interventi frammentari. Per Pompeo, manca un piano sull’informazione alla popolazione, sull’assistenza ai soggetti fragili e sulle procedure di segnalazione delle ASL. E manca, soprattutto, un messaggio forte e chiaro: il Piemonte deve assumere il problema come una priorità sanitaria e ambientale.
La polemica, quindi, non si concentra soltanto sulla tempistica. Al centro c’è il timore che la Regione non stia costruendo una risposta adeguata a un quadro epidemiologico destinato a ripetersi. Pompeo annuncia che tornerà a sollevare il tema per ottenere un impegno concreto da parte della giunta e una programmazione puntuale in vista della prossima stagione. La preoccupazione, dice, riguarda la tutela della salute pubblica e la capacità delle istituzioni di affrontare un rischio che non può essere liquidato come episodico. In una regione tra le più colpite dal WNV, chiedere un piano strutturale non è allarmismo: è semplicemente buon governo.

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