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10 Novembre 2025 - 17:59
Lavori finiti, disagi infiniti: la linea ferroviaria Pinerolo–Chivasso affonda nei ritardi
C’è una linea che dovrebbe unire tre aree vitali del Piemonte — Pinerolese, cintura sud e Chivassese — e invece continua a dividerle, almeno sul piano della fiducia. Dopo tre mesi di chiusura, promesse di rilancio e oltre 25 milioni di euro di lavori, la ferrovia SFM2 Pinerolo–Torino–Chivasso è tornata in funzione il 15 settembre. Ma la ripartenza, invece di segnare un cambio di passo, ha svelato un paradosso: più cantieri, più spesa, stessi disagi.
A denunciarlo, oggi, è Alice Ravinale, consigliera regionale di Alleanza Verdi e Sinistra, che ha presentato un’interrogazione urgente in Consiglio per chiedere alla Giunta quali investimenti intenda mettere in campo “per tutelare il diritto alla mobilità dei cittadini piemontesi e dei pendolari della linea Pinerolo–Chivasso".
"Dopo un’estate di chiusura per lavori, continuano i disagi — spiega Ravinale — oltre il 30% delle corse è in ritardo e 98 treni sono stati soppressi in appena due mesi, senza che vi siano criticità strutturali sulla linea. Questo dimostra problemi organizzativi e gestionali, non tecnici. La Giunta non può continuare a girarsi dall’altra parte", accusa la consigliera.
E i numeri le danno ragione. Secondo le elaborazioni Trainstats, solo il 68,3% dei convogli è arrivato puntuale tra il 14 settembre e il 6 novembre. Le soppressioni, pari al 4,5% del totale, hanno spesso riguardato le fasce di punta, con viaggiatori lasciati a terra o dirottati su bus sostitutivi. Una situazione che ha scatenato l’esasperazione dei pendolari — soprattutto quelli del gruppo “Pendolari della Linea Pinerolo–Torino” — e le proteste dei sindaci dei Comuni attraversati dalla linea, da Pinerolo a Chivasso passando per Vinovo, Airasca, None e Moncalieri.

La stazione di Chivasso
Proprio i primi cittadini hanno chiesto un incontro urgente all’assessore ai Trasporti Marco Gabusi, avvenuto il 4 novembre. Ne è uscita una riunione tesa, durante la quale i sindaci hanno presentato un documento dettagliato: soppressione definitiva dei passaggi a livello di Vinovo, Airasca e Piscina, completamento dei lavori nei sottopassi ancora aperti, nuove stazioni a None e Vinovo–Garino, integrazione reale tra treni e bus con coincidenze coordinate e fermate comuni. In risposta, Gabusi ha promesso soltanto uno studio “sul raddoppio selettivo” da concludere entro l’estate 2026 — un impegno giudicato vago e tardivo.
Eppure, i lavori di Rete Ferroviaria Italiana non sono stati di poco conto. Nel cantiere di Vinovo, lungo la provinciale 143, è stato spostato il passaggio a livello e installato un nuovo sistema di barriere integrali, primo passo verso la soppressione definitiva. Tra Pinerolo e Moncalieri, invece, sono stati rinnovati deviatoi, rifatti ponticelli, sostituiti cavi e apparecchi di segnalamento, aggiornati i dispositivi di sicurezza e rifatti alcuni passaggi a livello. Un pacchetto di interventi valutato oltre 30 milioni di euro, culminato nella predisposizione del sistema ERTMS, la piattaforma digitale che dovrebbe elevare la sicurezza e la capacità della linea.
Ma la cronaca quotidiana dice altro. Il 15 settembre, giorno stesso della riapertura, si sono già verificati ritardi e soppressioni. Il 21 ottobre, un guasto tra Airasca e Piscina ha bloccato i treni per oltre mezz’ora: uno, partito da Chivasso alle 7:27, è arrivato con quasi 40 minuti di ritardo, un altro — quello delle 7:46 da Pinerolo — è stato cancellato dopo None. E anche il 27 ottobre la storia si è ripetuta.
“Gli interventi estivi dovevano migliorare il servizio e invece lo hanno peggiorato — denuncia Ravinale —. La Regione non può limitarsi a dire che i ritardi dipendono da cause esterne. Se una linea continua a funzionare male dopo milioni di euro spesi, la responsabilità è politica”.
Nella sua interrogazione, Ravinale sottolinea un punto cruciale: “La mobilità ferroviaria regionale è un pilastro della transizione ecologica e della riduzione delle emissioni climalteranti. L’efficienza del trasporto pubblico è un diritto di cittadinanza e un fattore di competitività economica per il territorio”. Parole che risuonano come un atto d’accusa verso una Giunta che, secondo l’opposizione, “ha scelto di rincorrere le emergenze invece di pianificare la mobilità del futuro”.
Il paradosso è tutto qui: da un lato la tecnologia di ultima generazione, dall’altro i bus sostitutivi che ancora coprono le ultime due corse del sabato sera tra Torino e Pinerolo, a causa dei lavori in corso a Chivasso per l’attivazione dell’Apparato Centrale Computerizzato e del sistema ERTMS. Modernità e disservizio sullo stesso binario.
Nel frattempo, i pendolari continuano a fare i conti con orari ballerini e app di monitoraggio che diventano strumenti di sopravvivenza quotidiana. Ogni ritardo, ogni cancellazione, ogni fermata saltata pesa come una sconfitta. Perché una ferrovia che non rispetta i tempi non è solo un problema di trasporti: è un segnale di disuguaglianza, di distanza crescente tra chi decide e chi viaggia.
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