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Gtt perde pezzi. Letteralmente. Le tratte, i chilometri, i lavoratori, i ricavi. Tutto.

Il documento dell’Agenzia per la Mobilità Piemontese ridisegna il trasporto pubblico locale e taglia fuori l’azienda torinese dalle linee extraurbane. La Cgil denuncia: “È un soffocamento programmato”. De Stefano (Ivrea): “Promessi 20 bus elettrici, ma non se ne è visto nemmeno uno”

Gtt perde pezzi. Letteralmente. Le tratte, i chilometri, i lavoratori, i ricavi. Tutto.

Massimiliano De Stefano, Ivrea

Gtt perde pezzi. Letteralmente. Le tratte, i chilometri, i lavoratori, i ricavi. Tutto.
A metterlo nero su bianco è un documento dell’Agenzia per la Mobilità Piemontese, pubblicato su richiesta della giunta regionale, che ridisegna la mappa del trasporto pubblico locale. E dentro quella mappa, l’azienda dei torinesi si ritrova improvvisamente tagliata fuori dalle linee extraurbane, cioè da tutte quelle corse che collegano Torino ai comuni della cintura. In pratica, tutto ciò che va oltre i confini della città.

La Cgil ha fatto i conti, e i numeri sono da brividi: Gtt passerà da 10 milioni di chilometri l’anno a 2 milioni. Otto milioni di chilometri in meno. Un colpo che significa 20 milioni di euro di ricavi tagliati e 600 lavoratori a rischio licenziamento, la maggior parte tra quelli “indiretti”: officine, amministrativi, addetti alla manutenzione e personale d’appoggio.
Un colpo durissimo, che colpisce non solo chi lavora, ma anche chi ogni giorno prende quei bus per andare a scuola, al lavoro o in ospedale.

Il segretario torinese della Cgil, Igor Piotto, è netto: “L’obiettivo implicito è soffocare Gtt, toglierle fiato, ridurla all’osso e poi spingerla verso la privatizzazione. È un’operazione che serve a far entrare i privati nel mercato, togliendo alla società pubblica le linee extraurbane e lasciandole solo ciò che è dentro la città. Ma così si compromette tutto il lavoro fatto finora per risanare l’azienda, frutto anche della disponibilità e dei sacrifici dei lavoratori.”

Dietro a questa vicenda, apparentemente tecnica, c’è una legge che sta creando un vero pasticcio. Una legge nazionale, il decreto 50 del 2017, che a sua volta recepisce una norma europea, la 1370/2007, e che dice una cosa molto semplice in teoria: o le Regioni mettono a gara i servizi di trasporto pubblico locale, oppure li affidano “in house”, cioè direttamente, ma solo a società che controllano. E qui nasce il problema.

Gtt è del Comune di Torino, non della Regione Piemonte. Significa che il Comune può affidarle il servizio urbano — bus, tram e metro sotto la Mole — ma appena un autobus supera i confini comunali e arriva nei paesi della cintura – Settimo, Chieri, Rivoli, Chivasso, Ivrea, tanto per capirci – la competenza diventa regionale. E la Regione non può affidare quei servizi direttamente a Gtt, perché non la controlla.

Gabusi e Lo Russo

L'assessore regionale ai trasporti Marco Gabusi e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo

Finora Gtt ha potuto comunque gestire quelle tratte grazie a proroghe, deroghe e aggiustamenti amministrativi. Ma la pacchia è finita. Ora la legge impone di mettere tutto a gara e, se la Regione non lo fa, scatta la sanzione automatica: meno 15% dei fondi nazionali per il trasporto pubblico.
Un taglio pesante che colpirebbe il bilancio regionale, ma che inevitabilmente si scaricherebbe anche su Gtt e su chi ci lavora.

È un paradosso tutto italiano. Non esiste una legge che vieti a Gtt di fare corse fuori Torino, ma esiste una burocrazia che rende quasi impossibile farlo. Una specie di muro invisibile costruito con decreti e regolamenti, che rischia di far morire un pezzo di servizio pubblico. Il risultato? La Regione si tutela, bandendo le gare e affidando i servizi a privati, mentre Gtt si ritira dalle linee extraurbane, perdendo soldi e personale.

“Il Comune di Torino – dice ancora Piotto – deve smettere di guardare la Regione da lontano e iniziare a difendere davvero Gtt. Serve un salto di qualità nei rapporti istituzionali, altrimenti non si salva niente.”

E qui entra in gioco la politica. Il sindaco Stefano Lo Russo rivendicherà il ruolo di Torino dentro l’Agenzia per la Mobilità? Sarà davvero in grado di difendere l’interesse pubblico e l’unitarietà del servizio o si limiterà alle buone intenzioni?
Nel frattempo, i problemi economici non mancano. Anche se Gtt dovesse mantenere tutte le linee, i conti resterebbero in sofferenza. I fondi statali per il trasporto pubblico sono infatti fermi ai livelli del 2023, mentre tutto – dal gasolio alle gomme, fino alle paghe – è aumentato. Torino riceve 44 milioni di euro di trasferimenti, ma ne servirebbero almeno 72. Significa che mancano all’appello 28 milioni di euro.

A Ivrea, tutto questo gran casino non è passato inosservato.
“Ci avevano promesso 20 autobus elettrici per un trasporto pubblico urbano e suburbano a zero emissioni, ma nessuno li ha ancora visti – commenta il consigliere comunale Massimiliano De Stefano – Le novità che arrivano dall’Agenzia della Mobilità Piemontese, con Gtt che potrebbe essere costretta ad abbandonare la parte extraurbana, stanno creando dubbi e incertezze tra lavoratori, cittadini e pendolari. Tra autisti e personale di struttura sono oltre 110 le persone coinvolte nel nostro territorio, più di 600 in tutta la provincia di Torino. Nel frattempo, dopo 35 anni di esperienza, ha lasciato anche un importante dirigente storico: un segnale che qualcosa non va. Chiedo chiarezza e trasparenza a Regione e Gtt, e invito i consiglieri regionali che hanno a cuore il nostro territorio a sollecitare risposte concrete. Ivrea merita un trasporto pubblico moderno, pulito e sostenibile, non l’ennesima occasione sprecata.”

E mentre le leggi si rincorrono e i bandi si perdono nei corridoi della Regione, i cittadini aspettano un autobus. Magari elettrico. Magari in orario.

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