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10 Novembre 2025 - 15:04
Dalla guerra al sorriso: la visita della sindaca di Krasnokutsk in Canavese
Sabato 8 novembre il <Consolato Onorario di Babbo Natale> di Castellamonte ha avuto dei visitatori speciali. Iryna Karabut, sindaca della cittadina ucraina di Krasnokutsk (Regione di Kharkiv) ha fatto sosta nei locali allestiti dall’associazione <La Memoria Viva> per raccogliere giocattoli destinati ai bimbi di quel Paese.
Era accompagnata da una piccola delegazione diretta a Forlimpopoli, dove il giorno successivo si sarebbe tenuto un <Pranzo per la Pace> con il ricavato destinato in parte alla Palestina e in parte all’Ucraina. A gestire la quota per l’Ucraina sarà proprio <La Memoria Viva>.
Venendo in Italia, una puntata a Castellamonte era inevitabile visto il legame che si è creato grazie all’associazione guidata da Roberto Falletti. “Con Irina abbiamo un patto – ha detto il sindaco della città Pasquale Mazza - Quando viene in Italia deve passare da qui”.
Così, dopo la visita al <Consolato>, gli ospiti sono stati accolti in sala consiliare. Insieme alla prima cittadina c’erano la Responsabile dell’Ufficio Cultura; due cantanti d’opera (la giovane professionista Julia Nesterenko ed il giovanissimo Oleksandr Shuhai, che si sono esibiti in un canto simbolo della resistenza all’invasore) e due bambine: una più grandicella, l’altra piccolina.
Una bimba tanto graziosa quanto timida e spaventata: persino il dono di un’enorme bambola di pezza l’ha inizialmente indotta al pianto anziché al sorriso e questo la dice lunga su quali siano sui bimbi le conseguenze dello stato costante di paura in cui si trovano costretti a vivere. Ha funto da interprete Olga Mysliborska, rifugiata ad Ivrea.
A fare gli onori di casa, insieme a Mazza, all’assessore Patrizia Addis ed al consigliere Damiano Goglio, c’erano il vicesindaco di Pertusio Antonio Cresto e le assessore Monica Agostini di Ozegna e Gabriella Colosso di Ivrea. Sono comuni ed amministratori che collaborano attivamente con <La Memoria Viva>: Cresto è stato a Sumy ed a Kharkiv a portare aiuti insieme all’ex-sindaco di Ozegna Bartoli; Goglio ha preso parte a varie missioni umanitarie; Colosso partirà con il gruppo che porterà i doni natalizi.
Quanto a <La Memoria Viva>, era rappresentata da Roberto Falletti, anima dell’associazione; dal <Console Onorario di Babbo Natale> altrimenti conosciuto come Ciccio, e da Paola Massaglia, titolare della Lavanderia “L’Azzurra”, che ha concesso due locali adiacenti al suo negozio per allestire un ambiente natalizio, dove i donatori di giochi e peluche vengono accolti dalle 16 alle 19 nei giorni feriali, e dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19 il sabato e la domenica.
La raccolta, iniziata il 25 ottobre, terminerà il 23 novembre: poi i pacchi-dono partiranno per l’Ucraina, dove verranno distribuiti dal 1 al 12 dicembre. Nella lavanderia è anche possibile acquistare le bambole di pezza confezionate nei bunker e che portano il nome di <Vilna> (Libera). L’offerta è libera e la signora Paola, dall’inizio dell’anno ad oggi, è riuscita a raccogliere un migliaio di euro, destinati anch’essi agli aiuti.
La sindaca di Krasnokutsk ha dichiarato: “Mi mancano le parole per ringraziare in modo adeguato. Anche oggi, la sorpresa di questa Casetta di Babbo Natale ci ha commossi. Ringrazio i sindaci che ci aiutano, <La Memoria Viva> e Roberto, che ha un cuore grande e che per me è orami un fratello, un amico. Grazie per questi regali che porterete ai nostri bambini. È molto importante per noi sentire la vostra vicinanza e la vostra amicizia. Venendo qui, grazie al vostro sostegno, mi sento meglio, più forte”.
In segno di riconoscenza aveva portato dei regali con i colori della bandiera ucraina.
La situazione che ha ricordato è quella tragica di un paese vicinissimo al fronte: “Stanotte sono caduti 450 droni. Nel mio comune abbiamo 93 dispersi e 200 orfani. I nostri figli sono quelli che soffrono di più: Putin ha rubato loro l’infanzia!”
Mazza ha sottolineato come “ciò che voi vivete tutti i giorni noi lo vediamo solo in televisione e possiamo farci una piccolissima idea del vostro trauma. Vi auguro che presto possiate cominciare a ricostruire: cercheremo di fare la nostra parte”.
Ha anche annunciato il prossimo arrivo di una bimba bisognosa di cure: “Atterrerà alla Malpensa martedì 12 novembre per poi essere ricoverata al Gaslini di Genova. Dovrà ottenere la residenza il più in fretta possibile: la questura prima e i nostri uffici poi faranno in modo che tutto avvenga con la massima rapidità”.
Anche Monica Agostini si è soffermata sulla durezza della situazione: “Pensiamo a quanto siamo fortunati vivendo in un Paese non in guerra: spero che potremo aiutarvi sempre di più. Ogni volta che venite in Italia siete ben accolti, tanto più sapendo quanto sia difficile per voi intraprendere questo viaggio”.
Gabriella Colosso ha commentato: “Sono stata molto contenta di ricevere la telefonata d’invito e sono venuta qui di corsa anche se non avevo una fascia disponibile”. Ha ricordato come anche Ivrea s’impegni in favore del popolo ucraino ed in particolare delle donne citando la corsa cicloturistica “100×100 Donne”, ideata da Paola Gianotti. “In realtà le partecipanti sono state 470 ed il ricavato va a tre diversi progetti riguardanti le donne dei Paesi in guerra, fra i quali il vostro”.
Cresto, infine, reduce dalla manifestazione per la ricorrenza del IV Novembre a Belmonte, ha paragonato le lotte per la riunificazione dell’Italia con quella dell’Ucraina in difesa dell’integrità territoriale citando la <Canzone del Piave> ed il suo “Non passa lo straniero!”. “Il popolo ucraino – ha detto - non ha invaso, è stato invaso!”.
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In tre anni e mezzo da che è scoppiata la guerra, <La Memoria Viva> ha compiuto 70 missioni in Ucraina e – precisa Roberto Falletti – “non ci fermiamo nelle zone più facili da raggiungere, andiamo in quelle prossime al fronte, dove le grandi organizzazioni non arrivano sia per i pericoli che correrebbero sia perché, non essendoci giornalisti presenti, non otterrebbero abbastanza visibilità. Eppure è lì che c’è estremo bisogno di aiuti, non a Kiev”.
Prosegue precisando: “L’Ucraina è un Paese diviso in due. A Leopoli la vita scorre normalmente anche se ogni tanto anche quella città viene attaccata. A Kiev sono difficili le notti ma non sempre. Nelle città vicine al confine orientale, invece, la situazione è terribile. Mancano le informazioni dirette e le immagini: non sono presenti telecamere e nemmeno la RAI è autorizzata ad andarci. Quando realizzano un servizio lo fanno arrivando al mattino ed andandosene la sera ma è di notte che bisognerebbe essere lì a documentare”.
Krasnokutsk sorge a 30 km dal confine russo e a 14 dal <Chilometro zero>. Così la descrive Falletti: “Prima del conflitto aveva 25.000 abitanti, ora ne conta il doppio perché accoglie molti sfollati. Siamo al quarto inverno di guerra, manca completamente la corrente elettrica e quindi il riscaldamento mentre le temperature scendono anche a 5 o 6 gradi sotto lo zero. Quelli che soffrono maggiormente sono gli anziani – che non hanno più nulla ma che non vogliono saperne di andare via – e i bambini”.
In queste zone il coprifuoco è in vigore dalle 17 (in alcuni posti dalle 15) alle 6 del mattino. “All’inizio – precisa il nostro interlocutore – fra le 6 e le 13 funzionava una sorta di moratoria che consentiva i rifornimenti. Adesso non si rispetta più nulla e ad essere presi di mira non sono i carri armati ma le ambulanze ed i mezzi privati: l’obiettivo è spaventare le persone per costringerle ad andarsene e poi radere al suolo le città svuotate. Per questo compriamo ambulanze in buone condizioni ma vecchie, che costano poco – 2 o 3 mila euro – perché sappiamo che dureranno non più di 2 o 3 mesi. È un continuo ricomprare ciò che è stato distrutto e da soli non ce la facciamo”.
Gli attacchi incessanti impediscono le comunicazioni fra città e città, il trasporto dei rifornimenti e l’avvicendamento dei combattenti. “Nelle postazioni avanzate – precisa – i soldati dovrebbero restare solo tre giorni alla volta ma finiscono per rimanerci due settimane e chi sono questi soldati? Non militari di professione ma cittadini comuni che a volte combattono con le scarpe da ginnastica. Esistono corpi d’élite ben equipaggiati ma rappresentano una piccola minoranza”.
Sono disponibili dispositivi di allerta droni che segnalano l’arrivo a 800 metri di distanza: abbastanza per potersi mettere in salvo e i mezzi de <La Memoria Viva> ne sono dotati ma – spiega Falletti – “non servono a nulla contro i nuovi droni forniti dai cinesi, che vengono guidati utilizzando la fibra ottica… e la fibra passa sottoterra!”.
Per fronteggiare questo pericolo gli ucraini hanno escogitato un metodo efficace ma di utilizzo limitato: proteggere le strade con dei tunnel. Sono chilometri e chilometri di pali conficcati nel terreno ai lati della carreggiata sui quali vengono fissate reti metalliche in alto e ai lati.
Il fronte si estende per 1800 chilometri e molti sostengono che le popolazioni delle aree di confine desiderino l’annessione alla Russia. Falletti non è d’accordo: “Nella regione di Kharkiv sono russofoni, non russofili. Sognano l’Europa, hanno provato le atrocità del comunismo e non vogliono più ricadere sotto il dominio russo. Quello che indigna sono i commenti che troviamo su Facebook, i post a valanga sugli <ucraini nazisti>. Sono socialista e se fosse così non sarei più tornato anche per rispetto di Eugenio Bozzello che contro il nazifascismo aveva combattuto. Di nazisti non ne ho conosciuti, ho visto invece un popolo che vuole essere libero ma che non ha i mezzi per difendersi. Fino a gennaio qualcosa c’era ma dopo l’insediamento di Trump gli Stati Uniti mandano solo rimasugli di magazzino. Qualche aiuto potremmo offrirlo noi europei: l’Italia, per esempio, manda a rottamare i vecchi <VM 90>. Potremmo darli a loro e sarebbero meglio di niente”.
Dopo queste spiegazioni si capisce bene perché il motto che muove <La Memoria Viva> sia “Non lasciamoli soli!”.
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