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Ciclisti in protesta a Torino contro i cantieri “che ignorano chi pedala”: “La sicurezza è a rischio”

Le associazioni accusano il Comune: “Senza percorsi alternativi e segnaletica adeguata, le norme non vengono rispettate”

Ciclisti in protesta a Torino contro i cantieri “che ignorano chi pedala”: “La sicurezza è a rischio”

Ciclisti in protesta a Torino contro i cantieri “che ignorano chi pedala”: “La sicurezza è a rischio” (immagine di repertorio)

A Torino cresce la protesta dei ciclisti contro la gestione dei cantieri urbani, accusati di “ignorare chi pedala” e di mettere a rischio la sicurezza di chi si sposta in bicicletta. Al centro delle polemiche ci sono in particolare i lavori di piazza Baldissera e del Parco del Valentino, due nodi cruciali della viabilità cittadina dove la rete ciclabile risulta in più punti interrotta o deviata in modo improvvisato.

A denunciare la situazione sono quindici associazioni torinesi, riunite in un fronte comune per chiedere all’amministrazione di intervenire subito. «Denunciamo la periodica e ricorrente assenza di infrastrutture temporanee per la sicurezza di chi pedala – scrivono in una nota congiunta – e chiediamo al Comune di far applicare le norme già esistenti, che impongono di garantire percorsi sicuri e continui anche durante i cantieri».

La critica, condivisa anche da molti cittadini sui social, riguarda la mancanza di percorsi alternativi ciclabili e pedonali e di una segnaletica adeguata, che spesso costringe chi si muove in bicicletta a condividere la carreggiata con auto e mezzi pesanti. Una situazione che, secondo le associazioni, non rappresenta semplici disagi, ma vere e proprie violazioni della sicurezza e della salute pubblica.

In alcune aree, come lungo i viali del Valentino, i lavori per la riqualificazione del parco hanno comportato la chiusura di lunghi tratti di pista ciclabile, senza deviazioni protette. Lo stesso accade in piazza Baldissera, dove i cantieri per il nuovo nodo viario hanno modificato profondamente la viabilità: le ciclabili risultano interrotte e i ciclisti sono costretti a deviare in strade di grande scorrimento.

Negli ultimi mesi, il tema della mobilità sostenibile e della sicurezza stradale dei ciclisti è tornato con forza al centro del dibattito cittadino. Secondo i dati raccolti dalle stesse associazioni, negli ultimi due anni gli incidenti che coinvolgono biciclette sono aumentati in modo preoccupante, soprattutto nelle zone di cantieri stradali o in prossimità di deviazioni non segnalate.

Le organizzazioni firmatarie – tra cui Bike Pride, Fiab Torino Bici & Dintorni, Torino Respira e Legambiente – chiedono al Comune di imporre ai concessionari dei lavori pubblici l’obbligo di predisporre infrastrutture temporanee per i ciclisti, come corsie protette o passaggi provvisori segnalati. Una richiesta che, spiegano, non nasce da ragioni ideologiche ma da un principio di sicurezza collettiva: «Ogni volta che una ciclabile viene chiusa senza alternative, si costringono centinaia di persone a rischiare la vita su strade pensate solo per le auto».

Anche alcune circoscrizioni hanno segnalato al Comune casi specifici di cantieri non conformi alle norme del Codice della Strada e del regolamento comunale sulla mobilità ciclabile. I lavori di manutenzione, sostengono le associazioni, dovrebbero sempre prevedere “soluzioni temporanee per la continuità dei percorsi ciclabili”, obbligo che raramente viene rispettato.

In risposta, da Palazzo Civico fanno sapere che l’assessorato alla Mobilità starebbe già predisponendo un nuovo regolamento sui cantieri, che preveda sanzioni più severe per le ditte che non garantiscono percorsi sicuri per pedoni e ciclisti. Ma per i gruppi di cittadini non basta: «Servono controlli e interventi immediati – scrivono – prima che si verifichi un altro incidente grave».

La tensione resta alta, e Torino continua a fare i conti con la difficile convivenza tra cantieri, traffico e mobilità sostenibile. Un equilibrio ancora lontano, in una città che da anni punta a definirsi “bike friendly”, ma che secondo molti ciclisti non tutela chi sceglie di pedalare.

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