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04 Novembre 2025 - 18:28
Palestra da 200 mila euro, il Comune ammette di non sapere come gestirla. “Un impianto costato caro ai cittadini e senza destino”
Quattro anni dopo l’inaugurazione ad opera dell'allora sindaca Luciana Trombadore, la tensostruttura di Brusasco resta un fantasma nel cortile della scuola. È costata oltre 200 mila euro e doveva essere la palestra del paese, ma anche l’ultima seduta del Consiglio comunale — venerdì 17 ottobre — ha confermato ciò che i cittadini sanno da tempo: quella struttura non ha mai avuto un piano di gestione, un regolamento d’uso, né una prospettiva reale di funzionamento.
A riportarla in aula è stata l’interrogazione del gruppo di minoranza Per Brusasco e Marcorengo, firmata da Anna Marolo, Carlo Giacometto e Daniele Testore. Una pagina di domande che suona come un inventario delle promesse mancate: perché la tensostruttura non è stata inserita nel bando di gestione degli impianti sportivi? esiste un regolamento? sono state stabilite tariffe e procedure d’affidamento? Tutto, insomma, ciò che un’amministrazione dovrebbe aver già chiarito.
Le risposte del sindaco Giulio Bosso non hanno scaldato l’aula. Anzi. Ha ammesso che la tensostruttura non è stata inserita nel bando perché “non suscita interesse tra le società sportive”: è priva di spogliatoi, docce e servizi igienici, e può essere utilizzata solo “in orario extrascolastico”. In pratica, è una palestra che non è una palestra. Un’area coperta, senza servizi, che resta chiusa durante il giorno e non ha regole d’uso la sera.
Bosso ha spiegato che non esiste ancora un regolamento, ma che “per chi ne farà richiesta verranno applicate per estensione, fino al 31 dicembre 2025, le tariffe della palestra scolastica”. Tradotto: un escamotage temporaneo, utile a tamponare l’assenza di norme vere. In attesa, ha aggiunto, che nel bilancio 2026 si possano definire “tariffe ad hoc” e distinguere tra usi benefici e commerciali.
Chi userà la tensostruttura, ha detto ancora il sindaco, dovrà ripristinare i luoghi entro tre o quattro giorni, a proprie spese. Anche qui: niente regolamento scritto, solo una prassi. Quanto agli eventi finora ospitati, Bosso ha citato la Festa Patronale di San Luigi Gonzaga, la cena solidale per le famiglie alluvionate e il “Colloquio di Brusasco”. Tre aperture in quattro anni.
La consigliera Anna Marolo ha replicato che applicare “per estensione” le tariffe della palestra scolastica è un principio “giuridicamente zoppicante”, perché un bene pubblico da centinaia di migliaia di euro non può essere gestito senza un regolamento specifico. “È un’opera pagata dai cittadini — ha detto — e dopo quattro anni non può ancora restare senza regole, senza un piano e senza un responsabile”.

La tensostruttura di Brusasco
Bosso ha inoltre ricordato che il bando di gestione degli impianti sportivi, approvato con la delibera di Giunta n. 38, è rimasto pubblicato per solo dieci giorni, invece dei trenta previsti. Un errore tecnico, ha detto. Dopo di che è sparito dal sito comunale. A partecipare è stata una sola associazione, la ASD Eleven Squad, cui è stato riconosciuto “l’interesse pubblico della proposta” in base al decreto legislativo 38/2021.
Eppure proprio quel decreto prevede che gli impianti sportivi comunali possano essere affidati a titolo gratuito ad associazioni senza fini di lucro per una durata fino a dieci anni, prorogabile in base agli investimenti. Una possibilità che avrebbe consentito di includere anche la tensostruttura, dando finalmente un senso a quell’opera. Invece la Giunta ha deciso di escluderla dal bando, spiegando che “non ci sono richieste”. Una motivazione che, agli occhi della minoranza, suona come una resa: se nessuno la chiede, non serve.
“Un impianto costato caro ai contribuenti e che continua a non avere un destino”, ha ribattuto Marolo, ricordando che tra la tensostruttura e gli altri impianti sportivi Brusasco ha speso in quindici anni quasi 900 mila euro, di cui 670 mila per i campi e 200 mila per il tendone. “A fronte di due sere d’uso all’anno — ha aggiunto — quei numeri gridano vendetta”.
In effetti, ipotizzare oggi un utilizzo “a pieno regime” della tensostruttura è quasi fantascienza amministrativa. Manca tutto: i servizi, i fondi, la gestione, la volontà politica. E quando qualcosa manca in troppi punti, diventa più comodo lasciar perdere. È così che la tensostruttura è passata da promessa elettorale a eredità scomoda: “una patata bollente”, l’aveva definita lo stesso Bosso appena eletto, ricordando che per mantenerla servirebbero “oltre diecimila euro al mese di luce e riscaldamento”.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Quella cupola bianca, montata nel cortile dell’Istituto Comprensivo al posto del vecchio campetto, è diventata il monumento all’incompiuto, il simbolo di un paese che non riesce a usare ciò che costruisce. I ragazzi la vedono ogni giorno, dietro le finestre della scuola, ma non ci entrano mai. Gli insegnanti ne parlano come di un luogo “in attesa”. I genitori chiedono quando aprirà davvero, ma nessuno sa rispondere.
Nel frattempo, il Comune continua a rimandare. Un regolamento forse nel 2026, un piano forse più avanti, un uso “su richiesta” se qualcuno la domanda. È la stessa logica della manutenzione politica: non risolvere, ma gestire il problema.
Solo che, in questo caso, il problema è visibile a tutti e ingombra il cortile.
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