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Dalla tavola all’UNESCO: 1.500 ristoranti torinesi sostengono la candidatura della cucina italiana

EPAT Ascom lancia la campagna “Io amo la cucina italiana”: da Torino parte un messaggio al mondo per riconoscere il valore universale delle nostre tradizioni culinarie

Dalla tavola all’UNESCO: 1.500 ristoranti torinesi sostengono la candidatura della cucina italiana

Dalla tavola all’UNESCO: 1.500 ristoranti torinesi sostengono la candidatura della cucina italiana

Un piatto come linguaggio universale, una ricetta come atto culturale. Torino scende in campo per sostenere la candidatura della cucina italiana a Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO, e lo fa con una campagna corale che coinvolge 1.500 ristoranti del territorio, coordinata da EPAT, l’Associazione dei Pubblici Esercizi aderente ad Ascom Confcommercio Torino e provincia.

L’iniziativa, intitolata “Io amo la cucina italiana”, è stata presentata nella sede di Ascom Torino, alla presenza di istituzioni, chef e rappresentanti del settore, in vista della decisione che l’UNESCO prenderà il 10 dicembre a Nuova Delhi. Si tratta di una delle più ampie campagne di sensibilizzazione mai promosse in ambito gastronomico a livello regionale, con l’obiettivo di trasformare i ristoranti in ambasciatori del patrimonio enogastronomico italiano.

«La cucina è il linguaggio più diretto e universale per raccontare una cultura — ha dichiarato Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia —. Spesso il primo contatto di un turista con un territorio avviene attraverso un piatto cucinato: un biglietto da visita immediato che racchiude memoria, identità e appartenenza».

Secondo i dati FIPE, sono 5.168 le imprese di ristorazione attive a Torino e provincia, e oltre 9.800 in tutto il Piemonte. Un settore che genera quasi 137 milioni di euro di valore aggiunto per il turismo e rappresenta — come sottolinea EPAT — un tessuto vivo di tradizione, creatività e sostenibilità: gli stessi criteri che l’UNESCO riconosce come fondamentali per l’iscrizione nella lista dei patrimoni immateriali.

A guidare la campagna è il presidente di EPAT Ascom, Vincenzo Nasi, che ha definito la candidatura «una vittoria per tutto il mondo della ristorazione italiana». «È il riconoscimento del valore del nostro patrimonio enogastronomico e della capacità della cucina italiana di raccontare storie, stagioni e territori. In un’epoca di contaminazioni globali, saper interpretare con rigore e rispetto una tradizione è un vero gesto culturale».

La campagna prenderà forma in modo capillare: materiali informativi saranno distribuiti nei locali aderenti grazie alla collaborazione con gli studenti dell’ITS Academy Turismo Piemonte, che accompagneranno la consegna con momenti di dialogo e racconto sul valore della cucina come identità collettiva. È prevista anche una campagna social coordinata dagli stessi studenti del corso in Social Media Management per il Turismo, trasformando la promozione in un laboratorio interattivo di comunicazione culturale.

«Siamo orgogliosi di affiancare EPAT e Ascom in un’iniziativa che unisce formazione, territorio e cultura — ha commentato Giulio Genti, segretario generale di ITS Academy Turismo Piemonte —. I giovani devono essere protagonisti del racconto del territorio: i social non sono solo strumenti, ma spazi dove la tradizione può diventare racconto, identità e valore condiviso».

Il sostegno istituzionale alla candidatura è ampio. «Il Piemonte è da sempre terra di cultura culinaria, dove i sapori si trasformano in emozioni e ogni piatto racconta una storia di tradizione e creatività» ha sottolineato Claudia Porchietto, Sottosegretario alla Presidenza della Regione Piemonte. «Sostenere questa candidatura significa valorizzare un patrimonio che ci unisce e parla al cuore del Paese».

Sulla stessa linea l’assessore al Commercio della Città di Torino Paolo Chiavarino, che ha evidenziato come da Torino parta «un messaggio di orgoglio e fiducia, grazie all’adesione di 1.500 realtà enogastronomiche della città e della provincia». «L’Italia è un Paese dalla straordinaria varietà gastronomica — ha aggiunto —, ma unito da valori comuni: qualità, ricerca e legame con il territorio. Valorizzare la nostra tradizione significa difendere ciò che siamo».

La Camera di Commercio

A fianco delle istituzioni anche la Camera di commercio di Torino, rappresentata dal segretario generale Guido Bolatto, che ha ricordato l’impegno costante nel promuovere le eccellenze locali: «La campagna coglie nel segno: la nostra identità gastronomica è parte integrante della cultura d’impresa e della promozione turistica».

Le testimonianze più sentite sono arrivate però dai protagonisti della cucina. Lo chef Marco Sacco (Il Piccolo Lago, Piano 35) ha ricordato che «la cucina italiana nasce dalle mani delle nonne, dei contadini, delle massaie. È un sapere antico che per troppo tempo non abbiamo riconosciuto come patrimonio. La Francia ha raccontato la sua gastronomia attraverso la nobiltà; noi partiamo da un terreno povero, ma ricchissimo di valori. Questo riconoscimento ce lo meritiamo davvero».

Lo chef Matteo Baronetto, del ristorante Del Cambio, ha aggiunto: «La candidatura valorizza l’artigianalità e il talento dei cuochi italiani, custodi di un sapere che unisce passato e futuro. Oggi serve fare quadrato intorno a una ristorazione che punta sulla qualità, sull’identità e sulla ricerca, con il sostegno concreto delle istituzioni».

Infine Maurizio Zito, coordinatore dei ristoratori EPAT Ascom e titolare de Il Gufo Bianco, ha ricordato il valore del radicamento territoriale: «La missione di un ristoratore è conoscere e difendere la cultura locale, valorizzando prodotti, produttori e tradizioni. Ogni piatto racconta la nostra terra: noi siamo ambasciatori quotidiani di un patrimonio che va custodito e tramandato».

La candidatura della cucina italiana, sostenuta dal Ministero dell’Agricoltura e dalla Commissione Nazionale UNESCO, arriva dopo i riconoscimenti assegnati ad altre pratiche alimentari come la dieta mediterranea, la cerca del tartufo e l’arte del pizzaiolo napoletano. Ma per la prima volta l’Italia propone non un singolo rito o prodotto, bensì un intero ecosistema culturale, fatto di gesti, storie e sapori condivisi.

Da Torino, città simbolo di innovazione gastronomica e capitale del gusto, parte un messaggio chiaro: la cucina italiana è un patrimonio vivo, fatto di persone e territori, di memoria e creatività, capace di parlare a tutto il mondo con il linguaggio più semplice e universale — quello del cibo.

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