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Giornalisti sempre più nel mirino: +78% di minacce in un anno, aumentano gli attacchi da politici e istituzioni

Il Rapporto di Ossigeno fotografa un clima di ostilità crescente: 361 cronisti intimiditi nel primo semestre 2025, ma l’81% non denuncia

Giornalisti sempre più nel mirino: +78% di minacce in un anno, aumentano gli attacchi da politici e istituzioni

Giornalisti sempre più nel mirino: +78% di minacce in un anno, aumentano gli attacchi da politici e istituzioni (foto di repertorio)

La libertà di stampa in Italia è sotto pressione. Nei primi sei mesi del 2025, le minacce ai giornalisti sono aumentate del 78% rispetto allo stesso periodo del 2024. I cronisti intimiditi sono stati 361, contro i 203 dell’anno precedente. A renderlo noto è il monitoraggio di Ossigeno per l’informazione, presentato oggi alla Casa del Jazz di Roma: un quadro allarmante che segnala una violenza crescente contro chi informa, in tutte le sue forme.

L’ultimo episodio simbolico è stato l’ordigno trovato davanti all’abitazione di Sigfrido Ranucci, ma i casi meno visibili si moltiplicano ogni settimana. Dal 2006, anno in cui è iniziato il monitoraggio, quasi 8mila operatori dell’informazione hanno subito intimidazioni per motivi legati al proprio lavoro.

Nel primo semestre di quest’anno, gli episodi classificati come vere e proprie violazioni della libertà di stampa sono aumentati del 46%: 107 casi contro i 73 del 2024. E a crescere non sono solo le aggressioni fisiche o verbali, ma anche le minacce provenienti da esponenti pubblici, oggi al 39% del totale, dieci punti in più rispetto all’anno scorso. Oltre la metà arrivano da istituzioni locali, spesso accompagnate da querele pretestuose, insulti o attacchi sui social, questi ultimi saliti del 17%.

Secondo i dati, il 33% delle intimidazioni ha origine sociale, il 12% proviene da soggetti ignoti, l’8% da imprenditori, il 4% da ambienti criminali e il 3% da media o colleghi. Sul piano geografico, la Lombardia resta la regione più colpita (27%), seguita da Lazio (16%) e Sicilia (13%). Ma l’Abruzzo, con il 3% dei casi totali, è quella che registra il peggior rapporto tra giornalisti minacciati e popolazione professionale.

Tra le modalità più usate per intimidire, spiccano le azioni legali temerarie (Slapp), che restano il secondo strumento più diffuso dopo gli avvertimenti diretti. Allo stesso tempo, aumenta la reticenza a denunciare: nell’81% dei casi, i giornalisti preferiscono non rivolgersi alla giustizia, mentre nel 2024 era uno su due.

«Secondo noi nei primi mesi del 2025 ci sono stati molti più di 361 minacciati», ha commentato Alberto Spampinato, presidente di Ossigeno, ricordando che i dati raccolti si basano solo sulle segnalazioni dirette all’associazione.

A sottolineare la gravità della situazione anche Stefano Ferrante, segretario di Stampa Romana, che ha parlato di un «clima complesso, in cui è difficile persino avere un termometro reale della condizione dei giornalisti».

Durante la presentazione è emersa la necessità di recepire la normativa europea anti-Slapp, per proteggere i cronisti dalle liti temerarie, tema che sarà al centro del tavolo sui giornalisti minacciati, convocato per il 3 novembre dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, come annunciato dalla segretaria Paola Spadari.

Tra le proposte di Ossigeno, anche la creazione di un pronto soccorso legale gratuito per i cronisti colpiti da querele infondate e privi di tutela da parte dei propri editori. Il servizio sarebbe collegato allo Sportello di assistenza legale dell’associazione, che dal 2015 ha seguito 100 giornalisti, con il 98% di cause vinte.

«È un’iniziativa a cui siamo favorevoli – ha detto Guido D’Ubaldo, presidente dell’Ordine del Lazio – ma serve anche l’attenzione del governo».

Il Rapporto conferma dunque una tendenza preoccupante: mentre cresce la pressione sulle redazioni e sui singoli professionisti, la paura e l’isolamento rischiano di diventare una nuova forma di censura, silenziosa ma sempre più diffusa.

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