Cerca

Attualità

Il “caso panino” torna in Consiglio a Chivasso: nuova interrogazione sulla mensa scolastica. Ora che succede?

La giunta Castello sotto accusa: tre proroghe in un mese e nessuna regola chiara per i “pasti domestici”. Liberamente Democratici chiede chiarezza. E attacca...

Il “caso panino” torna in Consiglio a Chivasso: nuova interrogazione sulla mensa scolastica. Ora che succede?

Il “caso panino” torna in Consiglio a Chivasso: nuova interrogazione sulla mensa scolastica. Ora che succede?

A Chivasso il caso del “pasto domestico a scuola” torna in Consiglio comunale. Dopo settimane di proroghe, dichiarazioni contraddittorie e tensioni politiche, la consigliera Claudia Buo, capogruppo di LiberaMente Democratici, ha depositato una nuova interrogazione indirizzata al sindaco Claudio Castello e al presidente del Consiglio comunale.

L’obiettivo è chiaro: chiedere trasparenza immediata sui numeri e sui costi del servizio mensa dopo la deroga che, con la Deliberazione di Giunta n. 215/2025, ha nuovamente ammesso alunni con pendenze economiche pregresse a usufruire del pasto scolastico.

La domanda di fondo è semplice: quanti studenti, pur non essendo formalmente iscritti al servizio, stanno mangiando regolarmente in mensa? E soprattutto: chi paga i loro pasti?

Nell’interrogazione, Buo chiede di conoscere il numero preciso di alunni non iscrivibili per debiti riferiti all’anno scolastico 2024/2025, l’ammontare economico dei pasti erogati “in deroga” e la base giuridica su cui si fonderebbe l’eventuale richiesta di pagamento alle famiglie morose. E l’affondo finale è diretto al cuore della questione: “Chi paga tali pasti? Il Comune, quindi la collettività? Il Sindaco, mediante rinuncia a parte dell’indennità?”.

Dietro a queste domande, si riapre un fronte che a Chivasso brucia da mesi.

Tutto comincia qualche mese fa, quando l’amministrazione guidata da Castello introduce il principio: chi non paga non mangia.

Una norma apparentemente di rigore amministrativo, nata per recuperare circa 800 mila euro di morosità accumulate tra il 2018 e il 2022, di cui oltre 100 mila solo nell’anno 2023/24.

L’assessorato spiegava che “il 60 % dei morosi apparteneva alle fasce contributive più alte”, sottolineando che non si trattava solo di famiglie in difficoltà ma anche di cittadini “che potevano pagare e non l’hanno fatto”.

Da qui la stretta: i bambini con genitori morosi non avrebbero potuto iscriversi alla mensa scolastica. Ma la misura, presentata come “educativa”, ha subito scatenato un’ondata di proteste.

Le opposizioni, in testa proprio Buo, ha parlato di discriminazione sociale.

Claudia Buo consigliera comunale

In Consiglio comunale, la consigliera aveva denunciato: «Avete scaricato sui bambini la vostra incapacità di gestire un servizio»; e con un esempio efficace aggiunse: «Domani un bambino porterà un panino, l’amichetto tornerà a casa e dirà: “Sai che oggi Tommy aveva il panino?”… e subito scatterà l’etichetta dei furbetti».

La vicenda del “panino” diventa subito simbolica. Il Comune concede alle famiglie morose di mandare i figli a scuola con un pasto domestico – panino, schiscetta, contenitore portato da casa – in alternativa al pranzo caldo della mensa. Ma la soluzione, pensata per distinguere i morosi dagli altri, si trasforma in un potenziale caso di stigmatizzazione pubblica.

Le scuole chiedono chiarimenti: dove mangeranno i bambini con il panino? Chi controllerà le condizioni igieniche? E cosa succede in caso di allergie, scambi di cibo, o incidenti? Le dirigenti degli istituti comprensivi Cosola e Dasso restano prudenti: nessun regolamento attuativo, nessuna firma, nessuna certezza. La ASL TO4, interpellata, non fornisce linee guida ufficiali.

In pratica, la norma resta in un limbo. E così arrivano le deroghe. La prima, il 5 settembre 2025, per “garantire la continuità didattica”. La seconda, il 26 settembre, per “motivi organizzativi delle scuole”. La terza, il 16 ottobre, con la deliberazione 215/2025, giustificata in nome dell’“inclusione e collaborazione istituzionale”.

Tre proroghe in poco più di un mese. Tre marce indietro rispetto all’annunciata linea dura.

Intanto, le famiglie restano confuse: chi è effettivamente iscritto? Chi no? Quali sono le tariffe applicate ai pasti “in deroga”?
È qui che si inserisce la nuova interrogazione di Buo, che chiede conto anche dello stato di avanzamento del recupero crediti e di quanti alunni risultino iscritti per l’anno 2025/2026 pur avendo arretrati non saldati risalenti agli anni precedenti.

La consigliera parla di “contraddizione evidente”: da un lato si proclama tolleranza zero, dall’altro si lasciano i bambini in mensa “in forza della deroga”. L’impressione, sottolinea, è quella di un’amministrazione in crisi di coerenza, che alterna toni moralisti a decisioni pragmatiche per evitare lo scontro diretto con le scuole e con l’opinione pubblica.

Sul piano politico, la questione rischia di diventare un boomerang per la maggioranza. Castello aveva voluto trasformare il caso mensa in una battaglia di principio contro l’“evasione civica”, ma il risultato – a oggi – è una gestione a colpi di proroghe e interrogazioni. Gli avversari lo accusano di “annunciare rigore e praticare compromessi”, mentre il gruppo LiberaMente Democratici insiste sul nodo legale: se i bambini non sono formalmente iscritti, su quale base giuridica vengono serviti i pasti?

Anche il fronte amministrativo si complica. Ogni deroga comporta una copertura economica. Se il Comune paga i pasti in attesa del recupero crediti, il costo ricade sulla collettività. Se invece li addebita alle famiglie morose, lo fa senza un contratto d’iscrizione valido. Un paradosso burocratico che rischia di diventare anche contabile.

Il “caso panino”, insomma, non è più solo una disputa sulla mensa. È diventato una questione di principio politico: quanto può spingersi un Comune nel punire le inadempienze dei genitori senza colpire i figli?

La risposta, per ora, è un continuo rinvio. 

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori