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Cronaca

Gli agenti del carcere di Ivrea al lavoro con lo stomaco vuoto da mesi. Direttrice diffidata

L’OSAPP diffida la direttrice Alessia Aguglia, il Provveditorato e il Ministero della Giustizia: “Silenzio totale, ma i nostri agenti lavorano e pagano di tasca propria persino il pranzo”. Entro 15 giorni devono arrivare gli arretrati o scatteranno le azioni sindacali e legali.

Carcere di Ivrea, guardie affamate: da dieci mesi senza buoni pasto. Direttrice diffidata

Carcere di Ivrea, guardie affamate: da dieci mesi senza buoni pasto. Direttrice diffidata

Altro che mensa: al carcere di Ivrea si va avanti a panini e pazienza. Dal gennaio del 2024, il personale della Polizia Penitenziaria non riceve un solo buono pasto. Quasi due anni di silenzio, nessuna spiegazione, nessun rimborso. E così, mentre i detenuti almeno il pranzo lo hanno garantito, gli agenti devono pagarsi da soli il pasto di servizio.

A dire basta è oggi l’OSAPP, il sindacato autonomo della Polizia Penitenziaria. Tramite l’avvocata Maria Immacolata Amoroso ha messo nero su bianco una diffida formale contro la direzione della Casa Circondariale guidata da Alessia Aguglia, il Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria e perfino il Ministero della Giustizia.

La lettera, inviata via PEC il 24 ottobre 2025, non lascia margini di interpretazione: “Si diffida e si mette formalmente in mora l’Amministrazione” perché entro 15 giorni paghi tutti gli arretrati e garantisca la regolare corresponsione dei buoni pasto per il futuro.

polizia

La storia, in realtà, era già nota ai vertici. Già il 26 settembre, con la nota n. 15/2024-S.R., la segreteria locale dell’OSAPP aveva denunciato il problema.
Risultato? Nessuna risposta. Silenzio di tomba, tanto per restare in tema. Gli agenti continuano così a coprire di tasca propria il costo dei pasti. Un piccolo esercito di servitori dello Stato costretti a fare la colletta per un panino.

Nella diffida, l’avvocata Amoroso cita la legge 203 del 1989, che estende anche al personale penitenziario il diritto al pasto o al suo valore sostitutivo. Non è una concessione, ma un diritto vero e proprio, come ribadito da diverse sentenze del TAR Lazio e del TAR Campania. Se la mensa non c’è, l’Amministrazione deve fornire il valore corrispondente in buoni. A Ivrea, invece, nulla.

“L’Amministrazione ha mantenuto un atteggiamento di inerzia e silenzio”, scrive la legale, ricordando che la mancata erogazione “determina un grave pregiudizio economico per i singoli dipendenti”.

La diffida affonda il colpo anche sul piano dei principi. Si richiama l’articolo 97 della Costituzione, che impone alla pubblica amministrazione di operare con trasparenza, correttezza e tempestività. E la legge 241 del 1990, che obbliga a concludere i procedimenti entro termini precisi. A Ivrea, invece, sembra che il tempo si sia fermato: si aspetta da dieci mesi, e nessuno firma un provvedimento.

L’OSAPP non esclude ora azioni sindacali e legali. Se la direzione non risponderà, il caso finirà sul tavolo degli organi superiori, con tanto di segnalazioni e procedimenti di raffreddamento.

Tant’è. Di sicuro, mentre la direttrice Alessia Aguglia tace, le guardie continuano a sorvegliare i corridoi con lo stomaco vuoto.

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