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22 Ottobre 2025 - 13:18
PSV-Napoli 6-2: in Olanda Conte perde "game, set, match"… e la faccia
È durata un anno e qualche mese l’illusione di un Napoli granitico, costruito da Antonio Conte su un impianto tattico che faceva dell’equilibrio e della solidità difensiva il proprio marchio di fabbrica. A Eindhoven, quella struttura si è frantumata sotto i colpi del PSV, in una notte che più che una sconfitta somiglia a una resa: sei gol subiti, due appena segnati, e una sensazione di disfacimento collettivo che ha il sapore di un campanello d’allarme serio, non di un incidente di percorso.
Se lo scorso anno il Napoli non incantava per la manovra offensiva, compensava tutto con una fase difensiva da manuale: ordinata, compatta, feroce nelle chiusure. Era un gruppo che sembrava impenetrabile, capace di trasformare ogni gara in una trincea ordinata e vincente.
Oggi, invece, la difesa azzurra è un colabrodo.
Da inizio stagione, la squadra dà l’impressione di poter subire gol in ogni momento, e con il passare delle settimane questa sensazione è diventata certezza. A Eindhoven, il castello di carta è crollato del tutto.
Il risultato tennistico del 6-2 in Champions non è solo una disfatta sportiva: è una radiografia impietosa di un crollo tattico e mentale. I tifosi, che non dimenticano, hanno cominciato a paragonare questo Napoli a quello di Rudi Garcia, un’eresia solo qualche mese fa. Conte invita alla calma, ma nelle sue parole si legge il disincanto. Il tecnico ha ammesso che i veterani non hanno più la fame dello scorso anno e che i nuovi devono «parlare poco e lavorare tanto». Tuttavia, il problema è un altro: le dichiarazioni post partita di Conte sono apparse stanche, lamentose, quasi mazzarriane. Da lui non ce lo si aspettava.
Dopo una campagna acquisti da oltre cento milioni di euro, con giocatori voluti e avallati dal tecnico, Conte oggi si lamenta dei troppi innesti: «Abbiamo inserito nove teste nuove nello spogliatoio, non è facile». Ma allora la domanda sorge spontanea: chi ha chiesto quei nove calciatori? Chi ha preteso un secondo portiere “co-titolare”, creando un dualismo che in un ruolo come quello tra i pali è spesso deleterio? Chi ha accettato l’arrivo del campione del City senza sapere bene come collocarlo, sbilanciando il centrocampo e lasciando la difesa nuda e scoperta?
Il problema, ancora una volta, è che Conte non si guarda mai allo specchio.
C’è sempre un colpevole diverso: una volta i campi, un’altra i giocatori, un’altra ancora gli infortuni o la mancanza di fame. Ma mai lui. Eppure questa squadra è la sua creatura, modellata a immagine e somiglianza. È stato accontentato in tutto: nel rinnovo, nel mercato, nella gestione. E oggi, il “sacrificio” economico di De Laurentis per trattenere il tecnico in panchina sembra quasi un boomerang.
La verità è che a Napoli oggi serve umiltà, non alibi. La rosa non è diventata scarsa di colpo e non è l’inserimento dei nuovi a giustificare un crollo così netto. Serve una scossa, una risintonizzazione tra reparti, quella “graniticità” perduta che faceva la differenza. Ma serve anche che Conte torni a essere Conte, non una versione esasperata di sé stesso che scarica colpe e si trincera dietro i “troppi acquisti”.
Perché ora, dietro l’angolo (ndr sabato 25 ottobre alle 18:00), c’è l’Inter, in piena fiducia, con gamba, idee e qualità. E, in questi casi, si dice che... non c'è 2 senza 3!
Se c’è una cosa che i tifosi del Napoli non sopportano, è essere presi in giro: lo ha detto lo stesso Conte in conferenza stampa. Bene, allora cominci da sé stesso. Perché se la faccia l’ha persa in Olanda, la credibilità può ancora salvarla.
Ha avuto il merito di zittire per un anno e mezzo il Patron De Laurentis, ma se le sue parole cominciano a suonare come scarica barile, la pace potrebbe durare poco. E quando De Laurentis torna a parlare, a Napoli, di solito è l’inizio della fine. Sarebbe un peccato che l’idillio finisse così, tra accuse e confusione. Quindi, caro Antonio, basta fare il Mazzarri. È tempo di tornare a fare il Conte.
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