AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
07 Ottobre 2025 - 21:59
Massimo Benzi
È ufficiale: Qualcomm ha acquistato Arduino. Una notizia che scuote il mondo della tecnologia e dell’innovazione, unendo due realtà che finora sembravano muoversi su orbite parallele. Da una parte Arduino, nata in Italia nel 2005 tra le mura dell’Interaction Design Institute di Ivrea, simbolo della creatività open source, della libertà dei maker, dell’elettronica accessibile a tutti. Dall’altra Qualcomm, colosso californiano dei semiconduttori, leader mondiale nei chip per smartphone e nelle tecnologie di comunicazione mobile, artefice dell’evoluzione del 3G, del 4G e del 5G. Due mondi che, almeno sulla carta, rappresentano l’opposto: artigianalità e industria, idealismo e business, open source e brevetti miliardari. Eppure, da oggi, sono una sola cosa.
Secondo quanto riportato da Reuters e confermato da The Verge, l’operazione è stata ufficializzata il 7 ottobre 2025: Qualcomm acquisisce Arduino ma promette di lasciarle intatta la sua identità, la comunità e la filosofia open che ne hanno fatto un punto di riferimento mondiale per studenti, ricercatori e hobbisti dell’elettronica. “Arduino continuerà a essere Arduino”, ha dichiarato un portavoce di San Diego, “ma ora potrà contare su risorse industriali, ricerca avanzata e capacità produttive che la porteranno nel futuro dell’intelligenza artificiale embedded”.

L’acquisizione non è solo una mossa finanziaria. È il segnale di una svolta culturale. Subito dopo l’annuncio, Arduino ha presentato la nuova Uno Q, una scheda che rappresenta la fusione perfetta tra il DNA open italiano e la potenza tecnologica americana: a bordo un processore Qualcomm Dragonwing QRB2210, accoppiato a un microcontrollore dedicato al tempo reale. La scheda supporta Debian Linux, è progettata per gestire applicazioni AI e interfacce IoT complesse, e segna un salto generazionale enorme rispetto alla storica Arduino Uno, quella con cui milioni di persone in tutto il mondo hanno mosso i primi passi nel mondo della programmazione elettronica.
Per capire la portata di questa operazione, bisogna ricordare chi sono i protagonisti. Arduino nasce nel 2005 da un gruppo di ricercatori italiani, tra cui Massimo Banzi, David Cuartielles, Tom Igoe, Gianluca Martino e David Mellis, che volevano creare una piattaforma economica e semplice per insegnare elettronica interattiva. Da Ivrea, città che già aveva dato i natali all’Olivetti, un’altra rivoluzione prende forma. Le prime schede vengono pensate per gli studenti di design, poi diventano strumenti universali per chiunque voglia sperimentare con sensori, motori, led, robot e oggetti connessi. Il successo è planetario. L’hardware e il software sono open source, la comunità cresce a milioni, nascono nuove versioni come la Arduino Mega, la Nano, la Due, e in tempi più recenti la serie MKR e Portenta, dedicate all’Internet delle Cose e alle applicazioni industriali. Il cuore dell’esperienza resta l’Arduino IDE, l’ambiente di sviluppo semplice e gratuito che permette di scrivere e caricare “sketch”, piccoli programmi che trasformano un microcontrollore in un cervello capace di reagire al mondo fisico.
Negli anni Arduino ha esteso i suoi confini: ha lanciato il Cloud Arduino, per gestire progetti e dispositivi da remoto; ha introdotto soluzioni per l’educazione e la ricerca; ha collaborato con aziende e università in tutto il mondo. È diventata sinonimo di libertà tecnologica, di democratizzazione del sapere elettronico, di un’Italia che sa ancora innovare. Ma mantenere quella filosofia in un mercato che corre verso l’intelligenza artificiale, il machine learning e l’integrazione cloud non è facile. Ed è qui che entra in scena Qualcomm.
Fondata nel 1985 a San Diego da Irwin Jacobs e Andrew Viterbi, Qualcomm è oggi una delle più grandi aziende del pianeta nel campo dei semiconduttori e delle tecnologie wireless. È il motore invisibile di miliardi di dispositivi mobili, dal telefono Android di ogni giorno ai sistemi di connessione satellitare e automotive. Il suo marchio più noto, Snapdragon, è sinonimo di potenza e connettività: un ecosistema di System-on-Chip (SoC) che integra CPU, GPU, modem e intelligenza artificiale, portando le reti 5G in tutto il mondo. Qualcomm ha costruito la sua fortuna anche su un modello di business peculiare: non produce direttamente i chip (è una società “fabless”), ma li progetta e concede in licenza le sue tecnologie a produttori come Samsung, Xiaomi, Oppo e tanti altri. Le royalties derivanti dai brevetti essenziali per gli standard di rete hanno garantito per anni profitti miliardari, ma anche critiche e cause antitrust in diversi Paesi, dall’Europa alla Corea del Sud.
Nonostante ciò, Qualcomm è rimasta un pilastro dell’industria tecnologica globale, ampliando il proprio raggio d’azione: ha investito nell’intelligenza artificiale, nei dispositivi IoT, nei sistemi per automobili e persino nella realtà aumentata e virtuale. I suoi chip più recenti adottano l’architettura ARM v9, garantendo consumi ridotti e capacità di calcolo elevatissime per modelli generativi e reti neurali locali.
L’acquisizione di Arduino rientra perfettamente in questa strategia: portare la potenza industriale e l’intelligenza artificiale anche nelle mani dei creatori indipendenti, dei maker, dei ricercatori e delle piccole aziende. “Il nostro obiettivo è democratizzare l’AI embedded”, spiegano da Qualcomm, “e nessuno meglio di Arduino rappresenta questa filosofia di accessibilità e creatività tecnica”.
Dietro le dichiarazioni ufficiali, resta però un interrogativo: cosa significa davvero questa fusione per il mondo open source? Da una parte, Qualcomm assicura che Arduino rimarrà indipendente, con la propria comunità e il proprio brand, continuando a supportare chip di vari produttori. Dall’altra, il rischio di una graduale chiusura, o di un’influenza troppo marcata del colosso americano, è un tema che la community osserva con attenzione. “Arduino è nato per essere libero”, ricordano molti sviluppatori storici. “Speriamo che non diventi l’ennesimo strumento commerciale travestito da open hardware”.
Ma il debutto della Uno Q sembra promettere il contrario: un dispositivo che unisce il meglio dei due mondi. Potenza, efficienza, intelligenza artificiale integrata e, soprattutto, la possibilità di programmare in modo aperto, sperimentare e condividere. È la prima volta che una scheda Arduino supporta ufficialmente Linux e può ospitare applicazioni AI direttamente a bordo. Un salto epocale per una piattaforma nata per accendere un LED.
Sul piano simbolico, l’acquisizione riporta l’attenzione su Ivrea, città che già aveva visto nascere un’altra utopia tecnologica con Adriano Olivetti, e che oggi torna, in qualche modo, al centro del mondo dell’innovazione. Da lì partì un’idea di industria umana, etica e sociale; oggi da quella stessa tradizione arriva una piattaforma che, con Qualcomm, punta a unire etica e intelligenza artificiale, creatività e tecnologia.
Insomma, Arduino e Qualcomm insieme rappresentano il nuovo equilibrio tra libertà e potenza, tra sogno e mercato. Il futuro dirà se questa unione sarà un matrimonio felice o un compromesso necessario. Per ora, la notizia è certa: la più famosa scheda elettronica italiana parla americano. Ma promette di continuare a pensare in open source.
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.