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Scontro sui “buoni sconto” del luna park: la scuola del Canavese blocca la distribuzione, esplode la polemica

I bambini hanno avuto i loro buoni sconto, anche se fuori dai cancelli della scuola

Fiano

Fiano, scontro sui “buoni sconto” del luna park: la scuola blocca la distribuzione, esplode la polemica

Una circolare, un regolamento vecchio di dieci anni e una tradizione che rischia di incrinarsi. È bastato questo per accendere la polemica all’istituto comprensivo di Fiano, dove la dirigente scolastica Maurizia Bianco ha deciso di vietare la distribuzione dei buoni sconto per il luna park in occasione della festa patronale dedicata alla Madonna del Rosario, conclusa lo scorso fine settimana. Una decisione formalmente motivata, ma che ha sollevato un’ondata di contestazioni da parte dei genitori e dei rappresentanti del consiglio d’istituto, che ora chiedono chiarimenti e una revisione delle regole.

Tutto nasce dalla circolare n. 65 del 26 settembre, con cui la dirigente ha richiamato l’articolo 64 del regolamento d’istituto approvato nel 2015. Il testo vieta la diffusione di qualsiasi materiale “a fini economici e speculativi”, e proprio su questa interpretazione si fonda la decisione di bloccare la consegna dei buoni sconto promossi dai giostrai del luna park. La misura, spiega l’istituto, non ha nulla di personale: si tratta di un’applicazione rigorosa delle regole interne, in linea con le disposizioni nazionali che vietano attività promozionali a scopo commerciale all’interno delle scuole.

Ma per Christian Chiarbonello, membro del consiglio d’istituto, la questione non è così semplice. Secondo lui, l’iniziativa dei giostrai non aveva alcuna finalità commerciale, ma rappresentava un gesto di solidarietà e inclusione, un modo per permettere anche alle famiglie meno abbienti di partecipare alla festa e far divertire i bambini. Non a caso, sottolinea, per dieci anni — e anche negli ultimi tre, sotto la stessa dirigenza — quei buoni erano sempre stati distribuiti senza problemi, diventando parte integrante della tradizione locale.

La lettera di Chiarbonello, indirizzata alla presidenza, chiede un chiarimento formale e propone di portare la questione al prossimo consiglio d’istituto, con l’obiettivo di modificare l’articolo 64 del regolamento per distinguere tra iniziative a scopo economico e quelle con finalità sociali. Un tema che, a prima vista, può sembrare marginale, ma che tocca questioni più ampie: il rapporto tra scuola e comunità, tra burocrazia e partecipazione, tra rispetto delle norme e spirito civico.

Dopo il divieto della scuola, però, i buoni non sono spariti. I 2.500 tagliandi sconto sono stati distribuiti dal Comitato Genitori Fiano (CGF), che si è organizzato in tempi record per consegnarli fuori dai cancelli scolastici, come consentito dalla normativa. La distribuzione è avvenuta non solo a Fiano, ma anche nei Comuni del comprensivo — Robassomero, Vallo, Varisella, La Cassa, Cafasse e Barbania — e perfino nelle attività commerciali di Mathi, Nole, Grange di Nole e Balangero. Un modo per aggirare l’ostacolo, ma anche per ribadire il valore comunitario dell’iniziativa.

L’episodio ha messo in evidenza una mancanza di dialogo tra la scuola e le famiglie. Secondo quanto riferito dai genitori, il divieto è stato comunicato solo il 27 settembre, a ridosso della festa, quando i giostrai avevano già annunciato sui social che non avrebbero potuto più consegnare i buoni. Da qui la corsa contro il tempo per salvare la tradizione, con decine di volontari mobilitati per garantire che nessun bambino restasse escluso.

Dal canto suo, la dirigente difende la scelta sostenendo di aver applicato una regola chiara e condivisa da anni: all’interno delle scuole non può essere distribuito materiale che implichi un ritorno economico per soggetti esterni. Nessun divieto, però, riguardava la distribuzione sul suolo pubblico o all’esterno degli edifici scolastici, opzione che — ribadisce la scuola — era pienamente percorribile.

Ora la questione approderà in consiglio d’istituto, dove si tenterà di trovare un equilibrio tra la legittima esigenza di rispettare le regole e il valore sociale di una tradizione che, da decenni, accompagna la vita del paese. La discussione sarà l’occasione per chiarire se i buoni del luna park possano essere considerati pubblicità commerciale o, come sostengono i genitori, un semplice gesto di inclusione.

La vicenda di Fiano riaccende anche un tema più generale: quanto spazio ha la scuola pubblica per collaborare con il territorio senza violare le regole? Oggi le istituzioni sono chiamate a costruire ponti con la società civile, perciò ogni interpretazione rigida rischia di apparire come una barriera. Eppure la normativa parla chiaro: all’interno degli istituti scolastici non possono circolare materiali che abbiano anche solo indirettamente un fine economico.

La differenza, insomma, sta nel senso delle cose. Per la scuola, si è trattato di un doveroso atto di conformità alle regole. Per le famiglie, invece, di una decisione che ha ignorato lo spirito di una tradizione locale e il suo valore inclusivo. Due prospettive difficili da conciliare, ma che dovranno presto trovare un punto d’incontro.

Nel frattempo, la festa patronale si è conclusa senza incidenti e con grande partecipazione. I bambini hanno avuto i loro buoni sconto, anche se fuori dai cancelli della scuola. Ma il caso ha lasciato un segno: un piccolo episodio che racconta molto del rapporto, a volte fragile, tra burocrazia e comunità. E che pone una domanda che va oltre Fiano: quanto spazio resta oggi, nelle nostre scuole, per la semplicità dei gesti di solidarietà?

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