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A Ciriè parte la sfida eco-sostenibile: diluire la pipì del Bovaro del Bernese

Il nuovo regolamento comunale impone ai proprietari di cani di portare acqua per diluire l’urina degli animali, scatenando proteste e sarcasmo in città

A Ciriè parte la sfida eco-sostenibile: diluire la pipì del Bovaro del Bernese

A Cirié l’acqua non serve più solo per dissetarsi. Da oggi, serve anche per diluire la pipì dei cani. L’ultima trovata dell’Amministrazione comunale, inserita nel nuovo Regolamento per la tenuta e il benessere degli animali approvato il 24 febbraio 2025, impone ai proprietari di portarsi dietro una bottiglia d’acqua per versarla sull’urina del proprio animale. Una norma che, se non fosse scritta nero su bianco, sembrerebbe uscita da una sceneggiatura di satira politica.

La reazione dei cittadini non si è fatta attendere: dai gruppi Facebook ai bar, è tutto un fiorire di battute e indignazione. E tra chi ride e chi si arrabbia, spicca la voce di Matteo E. Maino, membro della Direzione nazionale di +Europa, che liquida il provvedimento con una frase destinata a restare: «Siamo al delirio amministrativo. Cirié è la prima città dove la pipì diventa un problema di Stato».

Maino, che parla anche da padrone di un cane di grossa taglia, racconta con tono tra il serio e il sarcastico: «Ho un Bovaro del Bernese di 64 chili. Qualcuno in Giunta può spiegarmi come dovrei diluire la minzione di un cane la cui portata è superiore a quella di un essere umano adulto? Quant’acqua dovrei portarmi dietro?». Poi aggiunge, pungente: «Forse dovrei uscire con un carrello pieno di taniche o con una pompa a spalla come i giardinieri del Comune».

Il nuovo regolamento, pensato per migliorare l’igiene urbana, finisce così per trasformarsi in una barzelletta burocratica. Sulle chat dei residenti circolano meme di cani con borracce, di padroni che trainano carrelli d’acqua e di vigili pronti a controllare la temperatura del liquido “diluitivo”. Ma dietro la risata, resta la frustrazione.

Maino non la prende alla leggera: «Questa norma è ridicola e inapplicabile. Se l’Amministrazione si aspetta una vera diluizione, non basta una bottiglietta da mezzo litro. In un giro di quattro ore dovrei portarmi dietro decine di litri. E se i cani sono due? La passeggiata diventa un allenamento da body builder».

Matteo Maino con Bernie, il suo Bovaro del Bernese di 1 anno e 8 mesi

Per lui, il problema non è solo la norma in sé, ma il messaggio politico che trasmette. Mentre si chiedono ai cittadini sforzi surreali, la città continua a soffrire di disservizi e incuria. «Mentre si calcola la portata delle urine canine, nessuno si accorge che si continuano ad abbattere alberi, a cementificare spazi verdi e a trascurare il decoro urbano. Persino il Monumento ai Caduti ha perso le siepi! È l’emblema della sciatteria amministrativa», accusa.

Il suo affondo colpisce dritto la Giunta: «Ci si inventa regolamenti inutili mentre la città si svuota di verde e di buon senso. È come se si preferisse inseguire la pipì dei cani piuttosto che affrontare i problemi veri: traffico, vivibilità, manutenzione, servizi».

Eppure, in Comune c’è chi difende la norma parlando di “educazione civica” e “rispetto per il decoro urbano”. Argomenti che, almeno sulla carta, avrebbero anche senso, se non fosse per la sproporzione tra l’intento e la realtà. A Cirié, spiegano i cittadini, ci sono strade ancora dissestate, aiuole spoglie e un verde pubblico in via di estinzione: difficile pensare che la priorità sia l’acqua sulle pipì.

Maino conclude con un appello che mescola ironia e amarezza: «Cirié non è una palestra e i cittadini non sono muli da soma. Serve tornare alla logica e alle priorità vere. Altrimenti finiremo col dover chiedere l’autorizzazione anche per far respirare i nostri cani».

Intanto la vicenda è diventata virale. Sui social si organizzano scherzosamente “passeggiate idriche” e qualcuno propone un “flash mob dell’acqua” davanti al municipio. Ma tra risate e sarcasmo, il caso rivela un malessere profondo: quello di una comunità che si sente governata da norme astratte, lontane dalla vita di tutti i giorni.

Il paradosso è che, a furia di parlare d’acqua, a Cirié l’unica cosa che sembra evaporare è la pazienza dei cittadini.

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