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04 Dicembre 2025 - 10:49
Si conclude “Schermi di pace”, un progetto che ha attraversato quattro scuole superiori del Torinese coinvolgendo studenti del Martinetti di Caluso, del Doria di Ciriè, del Ferrari di Susa e del Romero di Rivoli. Un percorso che ha trasformato i loro smartphone in piccoli studi cinematografici, dando vita a reel sulla pace capaci di sorprendere per maturità, intensità narrativa e capacità di guardare oltre i conflitti quotidiani.
L’idea alla base dell’iniziativa era semplice ma ambiziosa: lasciare ai ragazzi la libertà di interpretare il tema della pace secondo il proprio vissuto, senza filtri e senza retorica. Il risultato è stato un mosaico di brevi filmati, alcuni poetici, altri crudi, altri ancora intimi, realizzati con una consapevolezza tecnica cresciuta di settimana in settimana. Perché “Schermi di pace” non è stato un semplice laboratorio, ma un vero e proprio percorso formativo costruito attraverso lezioni di sceneggiatura, regia e montaggio, tenute da professionisti del settore.
Tra loro Gabriele Testa, che insieme al regista Stefano Di Polito ha seguito gli studenti passo dopo passo, aiutandoli a trasformare intuizioni e frammenti di realtà in micro-storie capaci di parlare a tutti. «Il progetto – racconta Testa – ha mostrato quanto i ragazzi siano in grado di riflettere sul concetto di pace senza scadere nel banale. Hanno lavorato su immagini e parole che nascono dal loro quotidiano, dalle relazioni, dalle paure, dalle speranze. E lo hanno fatto con grande serietà, pur mantenendo quella libertà espressiva che solo la loro età può dare».
Gli studenti hanno sperimentato tutti gli aspetti del processo creativo: dalla costruzione di una storia all’uso consapevole della camera del cellulare, dal montaggio alle scelte di ritmo e atmosfera. Il risultato finale è una collezione di opere brevi che, nella loro eterogeneità, raccontano un’unica verità: la pace non è un concetto astratto, ma un gesto, uno sguardo, un equilibrio fragile che si costruisce ogni giorno.
La chiusura del progetto non è solo un punto d’arrivo ma anche un invito a proseguire su questa strada: quella di un’educazione audiovisiva capace di dare voce agli studenti, trasformandoli da semplici spettatori in narratori consapevoli del proprio tempo. E se il cinema, anche quello girato con un telefono, può diventare strumento per interrogare il mondo, allora “Schermi di pace” ha già centrato il suo obiettivo.

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