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Trasporti in tilt tra Torino e Canavese: la Regione prova a ripartire con i vecchi treni Minuetto

In dieci anni tagliati 500 chilometri di linee ferroviarie, flotte dimezzate e autobus obsoleti. Intanto Palazzo Piemonte annuncia 38 milioni per recuperare 19 convogli ex Gtt

Trasporti in tilt

Trasporti in tilt tra Torino e Canavese: la Regione prova a ripartire con i vecchi treni Minuetto

Da una parte la rabbia dei pendolari, dall’altra l’annuncio della Regione Piemonte di un piano di rilancio del trasporto ferroviario. Nel mezzo, un sistema che da anni mostra crepe profonde, con linee sospese, autobus invecchiati e corse soppresse. È la fotografia amara del trasporto pubblico piemontese, al centro di un braccio di ferro sempre più acceso tra associazioni, sindacati e istituzioni.

Mentre otto sigle sindacali e di categoria accusano la Regione di aver abbandonato i cittadini che ogni giorno si muovono per lavoro o studio, da Palazzo Piemonte arriva la promessa di 38 milioni di euro per il recupero dei 19 treni Minuetto, acquistati vent’anni fa da Gtt e rimasti per anni inutilizzati nei depositi del Ciriacese, del Canavese e delle Valli di Lanzo. L’intervento, gestito dall’Agenzia della mobilità piemontese e da Trenitalia, prevede una manutenzione straordinaria con aggiornamenti tecnologici, riparazioni e adeguamenti agli standard nazionali, con l’obiettivo di riportarli sui binari entro il 2029.

Il piano è presentato come un segnale concreto di rilancio, ma il malcontento resta alto. I numeri parlano chiaro: 449 chilometri di linee ferroviarie tagliati dal 2012, quasi un quarto di tutte le tratte soppresse in Italia negli ultimi vent’anni. La flotta di autobus regionali, oggi con un’età media di 11 anni, è diminuita di circa 500 mezzi in cinque anni, mentre il numero di autisti è calato del 9%.

La disparità con le regioni confinanti è evidente. Nel 2023 in Piemonte sono state effettuate meno di 800 corse ferroviarie al giorno, contro le oltre duemila della Lombardia. E la spesa regionale per il trasporto su rotaia si è fermata a un misero 0,01% del bilancio, a fronte dell’1% destinato dal Pirellone. Dati che spiegano la protesta dei pendolari, scesi in piazza il 10 ottobre davanti alla sede della Regione per denunciare un servizio sempre più inefficiente, con ritardi e cancellazioni quotidiane che incidono sulla vita lavorativa e familiare di migliaia di persone.

L’iniziativa di recupero dei Minuetto, che secondo la Regione potrà alleggerire la pressione sulle tratte locali, arriva dopo anni di immobilismo e sprechi. I convogli, acquistati nei primi anni Duemila con finanziamenti pubblici, erano stati accantonati dopo il passaggio di gestione da Gtt a Trenitalia delle linee Torino–Ceres e Canavesana. Per anni hanno occupato binari secondari e depositi, simbolo di una politica dei trasporti incapace di pianificare e ottimizzare le risorse.

Ora la Giunta Cirio promette un cambio di passo, assicurando che i treni rimessi a nuovo potranno essere impiegati su tratte oggi penalizzate, come la Asti–Acqui o la Biella–Santhià, dove i collegamenti sono ridotti al minimo. Ma per i comitati dei pendolari, il piano non basta. La richiesta è di riattivare le linee sospese e potenziare i collegamenti extraurbani, senza limitarsi a recuperare materiale rotabile vecchio di vent’anni.

Intanto, continuano i lavori di ammodernamento della ex Torino–Ceres, con la riapertura del tratto montano prevista per la primavera del 2026, dopo oltre due anni e mezzo di chiusura. Una linea strategica, destinata a collegarsi con il passante ferroviario di Torino e a rappresentare una dorsale fondamentale per il nord della regione.

La situazione piemontese, tuttavia, resta critica. Il trasporto pubblico è oggi uno dei settori più indeboliti della macchina regionale: meno mezzi, meno personale e un’offerta di mobilità sempre più distante dalle esigenze reali dei cittadini. Il rischio, denunciano le associazioni, è quello di una mobilità a due velocità, dove i grandi centri urbani restano collegati mentre le aree periferiche vengono progressivamente isolate.

Dietro ai numeri e ai piani di investimento, resta la percezione diffusa di un sistema in affanno, che tenta ora di rialzarsi dopo anni di tagli e scelte politiche miopi. E i 19 Minuetto che torneranno a circolare, seppur simbolicamente importanti, difficilmente basteranno a rimettere sui binari un trasporto pubblico che, da troppo tempo, sembra aver perso la sua direzione.

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