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16 Ottobre 2025 - 10:44
Alluvione di aprile a San Raffaele Cimena: ecco il termine ultimo per chiedere i danni
C’è tempo fino al 26 ottobre per chiedere un aiuto alla Regione Piemonte. Ancora una volta, al centro dell'attenzione c'è l'alluvione dello scorso aprile, che ha scosso profondamente la comunità di San Raffaele Cimena e dintorni.
I contributi, destinati ai privati, possono essere richieisti esclusivamente online, attraverso la piattaforma MOON, utilizzando SPID o CIE. La scadenza è fissata alle 23:59 di sabato 26 ottobre: oltre quel termine, non sarà più possibile accedere ai ristori.
Il Comune di San Raffaele Cimena invita tutti i cittadini che hanno riportato danni a immobili o terreni a non perdere tempo. La Regione ha pubblicato sul proprio sito un elenco di FAQ per verificare le casistiche ammesse e chiarire chi può fare domanda. È attivo anche un indirizzo e-mail dedicato, prontointerventoprivati@regione.piemonte.it e un numero di assistenza tecnica, 011-4321602, contattabile dal lunedì al giovedì dalle 14:30 alle 16:30 e il venerdì dalle 10:00 alle 12:00.
Chi non è in grado di presentare la richiesta autonomamente potrà fissare un appuntamento con l’ufficio tecnico comunale, che si è reso disponibile a una compilazione assistita delle pratiche.
Il sindaco Ettore Mantelli
Dietro a questa scadenza c’è una storia recente che la collina non ha ancora dimenticato. L’alluvione di aprile è stata una delle più intense degli ultimi anni: tre giorni di pioggia ininterrotta, con precipitazioni che in alcune aree del torinese hanno superato i 100 millimetri e, nelle zone montane, toccato addirittura i 550 millimetri di cumulato. Fango, frane e smottamenti hanno devastato strade, sentieri e versanti, lasciando una scia di danni stimata in oltre 960 mila euro.
Il Comune, in quei giorni, aveva dovuto intervenire in emergenza. I primi cantieri di somma urgenza, finanziati con risorse proprie, avevano raggiunto la cifra di 305mila euro, prelevati dall’avanzo di bilancio per mettere in sicurezza le aree più a rischio e riaprire i collegamenti interrotti. Le zone più colpite erano state le borgate collinari e, soprattutto, via Pertengo, dove una frana aveva cancellato un tratto di carreggiata rendendo la strada impraticabile.
Da allora la ricostruzione è andata avanti, ma lentamente. In estate la giunta comunale ha approvato il progetto per la messa in sicurezza definitiva di via Pertengo, con un costo stimato in 325mila euro: di questi, 230 mila dovrebbero arrivare da fondi regionali e i restanti 95mila saranno coperti dal bilancio comunale. Il sindaco Mantelli aveva lanciato un appello chiaro: «Senza l’aiuto della Regione non ce la facciamo», chiedendo che le istituzioni superiori non lasciassero soli i piccoli Comuni collinari.
Nel frattempo, a San Raffaele sono stati completati alcuni lavori minori, come la sistemazione dei tratti più danneggiati di via Santa Croce e delle aree a monte di Pertengo, ma restano aperte diverse ferite. Le piogge autunnali e l’erosione del terreno continuano a minacciare i versanti più fragili. La macchina comunale procede con cautela, ma le risorse scarse e la burocrazia pesano come macigni.
La ricognizione avviata ora dalla Regione serve proprio a questo: mappare i danni subiti dai privati e raccogliere le informazioni necessarie per l’assegnazione dei contributi. Chi ha visto crollare un muro, allagarsi un piano seminterrato o subire danni strutturali può presentare domanda allegando fotografie, descrizione dell’evento e documentazione tecnica. Non si tratta di un rimborso immediato, ma di un passaggio indispensabile per accedere ai fondi che saranno stanziati in seguito.
Il Comune di San Raffaele Cimena, insieme agli altri della zona, ha ribadito che la partecipazione dei cittadini è fondamentale: più segnalazioni arriveranno, più sarà evidente la reale entità dei danni e più sarà solida la richiesta collettiva di aiuto alla Regione. Ogni domanda inviata contribuirà a costruire un quadro aggiornato della situazione post-alluvione, che ancora oggi pesa sui conti pubblici e sulla vita quotidiana di chi abita la collina.
La speranza è che questa volta la risposta istituzionale sia più rapida e concreta. Chi ha vissuto quella pioggia sa che non è stata una semplice “bomba d’acqua”. È stata un'alluvione collinare, di quelle che scavano solchi e lasciano ferite profonde. Per questo la data del 26 ottobre non è solo un termine burocratico, ma un'occasione per far sentire la propria voce, per segnalare i danni e per non restare invisibili nelle statistiche.
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