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15 Ottobre 2025 - 14:38
Crisi climatica e agricoltura al collasso: il WWF lancia l’allarme nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione
Il WWF Italia accende i riflettori su una crisi senza precedenti per l’agricoltura nazionale. In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, l’associazione denuncia come la crisi climatica stia ormai stravolgendo la produzione alimentare del Paese, con danni che vanno dai raccolti di frutta alle rese lattifere, fino a ripercuotersi sui prezzi e sulla salute dei cittadini.
Nel 2025, secondo il dossier diffuso dal WWF, la stagione agricola ha messo in evidenza la vulnerabilità strutturale del sistema agroalimentare italiano agli eventi estremi: gelate improvvise, siccità prolungate, grandinate e ondate di calore che hanno colpito in successione. Le perdite sono pesantissime: ciliegie crollate fino al 100% in Puglia, mandorle –60%, pere –35%, pesche e albicocche –20%, con conseguenti aumenti record dei prezzi, fino a 23 euro al chilo per le ciliegie sul mercato milanese.
Una “climate inflation” che pesa sempre di più sui bilanci delle famiglie e sul diritto all’alimentazione sana. Mentre alcune colture tradizionali arretrano, mango, avocado e papaya trovano spazio nei terreni del Sud, a testimonianza di una trasformazione climatica profonda del paesaggio agricolo italiano.
Il 2025 ha segnato anche temperature eccezionali. Secondo il CNR-ISAC, giugno ha registrato un’anomalia termica di +3,02°C rispetto alla media 1991-2020, uno dei valori più alti di sempre. L’estate, tra le più calde mai misurate in Europa, ha aggravato gli effetti sulla zootecnia: lo stress termico nelle vacche da latte ha ridotto la produzione fino al 15% in Lombardia e al 30% in Molise, con perdite stimate in 1,8 milioni di litri al giorno.
I campi distrutti dalla grandine
Il quadro non migliora sul fronte della frutticoltura. L’alternanza di inverni miti e gelate tardive ha compromesso le fioriture, azzerando i raccolti di molte varietà e riducendo drasticamente la disponibilità di prodotto italiano. L’impatto economico è devastante, con un mercato che si affida sempre più alle importazioni estere, spesso di qualità inferiore e con standard ambientali meno rigorosi.
Neppure il miele italiano è stato risparmiato: la produzione primaverile si è quasi azzerata, nonostante la crescente domanda dei consumatori. Anche pere, pesche e albicocche hanno registrato cali significativi, aggravati da fitopatie e dalla presenza della cimice asiatica.
Alcuni segnali positivi arrivano dal vino e dall’olio d’oliva, con una raccolta in ripresa soprattutto nel Sud e un’annata enologica considerata di ottima qualità. Ma il WWF avverte: “Non bastano singoli miglioramenti. Occorrono politiche strutturali e investimenti sull’agroecologia, sulla tutela dei suoli e sulla biodiversità”.
«Per costruire un’agricoltura davvero sostenibile – dichiara Eva Alessi, responsabile Sostenibilità WWF Italia – servono azioni integrate: economia circolare, innovazione tecnologica, prevenzione e colture meno idroesigenti. Solo così potremo garantire qualità, competitività e sicurezza alimentare in un Paese che sta già pagando il prezzo della crisi climatica».
Il WWF sottolinea anche il rischio per la salute pubblica: con i prezzi dei prodotti freschi in continuo aumento, le fasce più fragili della popolazione rinunciano sempre più spesso a frutta e verdura, aggravando i rischi di malattie croniche legate a diete povere e sbilanciate. Secondo la fondazione, l’accesso al cibo sano è ormai una questione sociale oltre che ambientale.
Di fronte a questa emergenza, l’associazione denuncia la scelta delle istituzioni europee e nazionali di ridurre gli impegni ambientali nella Politica Agricola Comune, definendola “una falsa semplificazione che cancella le misure di tutela del suolo e della biodiversità persino nelle aree protette”.
Per questo, il WWF ha lanciato la petizione “Zero Scuse sul Clima”, invitando i cittadini a chiedere ai governi un’inversione di rotta concreta per salvare il futuro dell’agricoltura e della salute collettiva.
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