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Regioni in rivolta contro il nuovo bilancio Ue: “Così si cancella la politica di coesione”

Tensioni a Bruxelles tra governi locali e Commissione. Von der Leyen rassicura: “La governance resterà condivisa”, ma il Comitato delle Regioni parla di “retrocessione politica”

Regioni in rivolta contro il nuovo bilancio Ue: “Così si cancella la politica di coesione”

Regioni in rivolta contro il nuovo bilancio Ue: “Così si cancella la politica di coesione” (immagine di repertorio)

A Bruxelles il confronto si trasforma in scontro politico. Alla vigilia delle trattative sul nuovo bilancio comunitario 2028-2034, le Regioni europee alzano la voce contro la proposta della Commissione von der Leyen, accusata di voler “nazionalizzare” la spesa e ridimensionare il ruolo dei territori nella gestione dei fondi di coesione.

La protesta è esplosa nel corso della Settimana europea delle Regioni e delle Città, dove governatori e sindaci di tutta l’Unione hanno lanciato un monito: la bozza del nuovo quadro finanziario rischia di rompere il legame diretto tra l’Ue e le sue Regioni, cuore della politica di prossimità europea.

La presidente del Comitato europeo delle Regioni, l’ungherese Kata Tüttő, ha parlato senza mezzi termini: «La proposta della Commissione – ha detto – trasformerebbe la politica di coesione in un semplice fondo di beneficenza, svuotandola della sua funzione originaria». Una visione che, secondo Tüttő, cancellerebbe decenni di collaborazione diretta tra Bruxelles e i territori, spostando il baricentro decisionale sui governi nazionali.

Kata Tüttő

A tentare di calmare le acque è intervenuta Ursula von der Leyen in un videomessaggio, assicurando che la coesione resterà guidata dagli stessi principi di sempre, con una governance condivisa nella quale le Regioni continueranno a rappresentare «l’anello di collegamento fondamentale tra l’Europa e i suoi cittadini».

Anche il vicepresidente Raffaele Fitto, responsabile del dossier, ha ribadito che il ruolo delle Regioni «rimarrà essenziale attraverso la gestione condivisa e la partnership», ma ha riconosciuto che «la coesione non può restare immutata» e deve adattarsi «a un mondo in pieno cambiamento».

Dietro le dichiarazioni ufficiali, però, il clima resta teso. Le trattative tra Parlamento europeo e governi per definire il nuovo bilancio si preannunciano difficili. L’attuale tesoretto della coesione, pari a 392 miliardi di euro fino al 2027, potrebbe subire una ridefinizione profonda.

La presidente Tüttő ha avvertito: «Sappiamo come andrà a finire. Si trasformerà in una competizione interna tra politica agricola e politica di coesione all’interno di un fondo unico». Parole che risuonano come un avvertimento politico, mentre la presidenza danese dell’Ue prepara i primi documenti negoziali, attesi entro la fine dell’anno.

A complicare il quadro è il rapporto annuale del Comitato delle Regioni, che fotografa un’Europa spaccata: nonostante una crescita media del PIL pro capite, due terzi delle regioni hanno perso competitività e oltre la metà registra un aumento di disoccupazione, povertà ed esclusione sociale.

Le nuove sfide — dalla crisi abitativa ai cambiamenti climatici, dal crollo demografico alla perdita di competitività industriale — rischiano di aggravare ulteriormente il divario tra Nord e Sud, aree urbane e periferiche.

Per i territori, il messaggio a Bruxelles è chiaro: senza un bilancio che mantenga la coesione come priorità politica, l’Unione europea rischia di indebolire proprio quella dimensione locale che da sempre rappresenta il suo legame più autentico con i cittadini.

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