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13 Ottobre 2025 - 16:19
Torino, scontro in Consiglio comunale su Askatasuna: cartelli del centrodestra contro il sindaco
“Sindaco sotto Askacco”. Sono questi i cartelloni che ha esposto oggi il centrodestra torinese durante l'ultima seduta del Consiglio comunale, richiamando in tono beffardo il patto di collaborazione con il centro sociale Askatasuna.
La provocazione arriva in risposta al fatto che i consiglieri, Enzo Liardo (FdI) e Silvio Viale (Radicali + Europa), avevano richiesto comunicazioni ufficiali sull’accordo siglato con Askatasuna dopo che, nei giorni scorsi, due notifiche giudiziarie sono state consegnate a persone presenti all’interno dello stabile di corso Regina: notifiche relative a scontri durante alcune manifestazioni.
Sui cartelli, accanto allo slogan, erano affisse foto di vari esponenti politici: tra questi Marco Grimaldi, Jacopo Rosatelli, Sara Diena e Alice Ravinale. L’intento era chiaro: mettere sotto accusa le figure politiche ritenute responsabili della scelta dell’amministrazione.
I consiglieri Liardo e Viale hanno rimarcato che il sindaco aveva più volte dichiarato che lo stabile doveva essere vuoto quale condizione necessaria per il patto, cosa che secondo loro non si è verificata. «Ora è stato certificato dalle forze dell’ordine con la consegna della notifica», hanno osservato. Hanno inoltre denunciato che il ripudio della violenza, altro cardine previsto nel patto, risulta disatteso. «Chiediamo dunque che il patto venga revocato», hanno concluso.
La richiesta di comunicazioni è stata respinta dal presidente del Consiglio comunale, suscitando ulteriori tensioni. La maggioranza ha accusato l’opposizione di voler strumentalizzare un tema già delicato, mentre i toni si sono presto alzati anche sui banchi. L’episodio segna un nuovo capitolo nello scontro politico su Askatasuna, che nei mesi scorsi era finito al centro del dibattito cittadino e giudiziario.
Dietro la polemica sul patto si nasconde una questione più ampia: quella del ruolo e dell’eredità politica di Askatasuna, realtà che da quasi trent’anni divide la città.
Il centro sociale, il cui nome in basco significa “libertà”, è stato occupato nel 1996 in corso Regina Margherita, all’interno di un edificio dell’ex Opera Pia Reynero, e da allora rappresenta uno dei principali spazi autogestiti d’Italia. Nel tempo è diventato un punto di riferimento per l’attivismo politico e le mobilitazioni sociali, ma anche il bersaglio di numerose inchieste giudiziarie.
All’interno dei suoi locali si sono svolti concerti, assemblee, laboratori, attività culturali e sportelli di assistenza per cittadini e studenti. Tuttavia, il centro è stato spesso associato a episodi di scontri con le forze dell’ordine e alla partecipazione di suoi militanti alle manifestazioni del movimento No Tav.
Nel 2024 la giunta comunale ha approvato un patto di collaborazione per trasformare Askatasuna in un “bene comune urbano”, aprendo alla cogestione tra attivisti e istituzioni. Un tentativo di normalizzazione che, però, ha diviso profondamente la politica torinese. Le opposizioni contestano che, nonostante gli impegni formali, lo stabile non sia mai stato realmente sgomberato.
Le recenti notifiche giudiziarie consegnate proprio all’interno dell’edificio hanno riacceso lo scontro, facendo vacillare la tenuta dell’accordo e riaprendo il dibattito su quanto una realtà come Askatasuna possa essere integrata nei percorsi amministrativi della città.
Il centro sociale, nel frattempo, resta aperto e attivo. Per i suoi sostenitori rappresenta un luogo di libertà, partecipazione e cultura popolare; per i detrattori, invece, continua a essere il simbolo di una zona grigia tra legalità e tolleranza politica che Torino non è mai riuscita davvero a risolvere.
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