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“Il ciclo non è un lusso”: Paonessa e Pompeo (PD) sfidano la Regione Piemonte sul diritto alla salute mestruale

Le consigliere dem propongono un piano regionale per la distribuzione gratuita di assorbenti e l’educazione mestruale nelle scuole: “Una questione di dignità e giustizia sociale”

“Il ciclo non è un lusso”

“Il ciclo non è un lusso”: Paonessa e Pompeo (PD) sfidano la Regione Piemonte sul diritto alla salute mestruale

Il ciclo mestruale non è un tema privato, ma una questione di dignità, equità e salute pubblica. È questo il messaggio lanciato con forza dalle consigliere regionali Simona Paonessa e Laura Pompeo (Partito Democratico), che hanno depositato in Consiglio regionale del Piemonte una mozione per chiedere alla Giunta un intervento concreto sulla salute mestruale, tema ancora troppo spesso relegato ai margini del dibattito politico.

«Parlare di mestruazioni non può più essere un tabù» dichiarano Paonessa e Pompeo, sottolineando come il problema vada oltre la sfera sanitaria. «La salute mestruale è una questione di dignità e giustizia sociale. Troppo spesso l’acquisto di beni essenziali come assorbenti o coppette è vincolato alle possibilità economiche delle famiglie. Secondo l’Istat, quasi il 10% degli italiani vive in povertà assoluta: significa anche dover rinunciare a prodotti di prima necessità».

I numeri parlano chiaro: il 16% delle persone con ciclo mestruale in Italia non può permettersi prodotti igienici adeguati. È un dato drammatico che colpisce soprattutto donne, ragazze, studentesse e famiglie fragili, costrette spesso a ricorrere a soluzioni di fortuna, come la carta igienica o materiali improvvisati. «Una situazione inaccettabile — aggiungono le consigliere — che incide direttamente sulla salute, sull’autostima e sulla partecipazione alla vita sociale e scolastica delle persone coinvolte».

La mozione presentata chiede alla Regione Piemonte di impegnarsi su più fronti: avviare un’indagine conoscitiva per quantificare il numero di persone in condizione di vulnerabilità economica tali da non potersi permettere i prodotti igienici; sostenere e diffondere le esperienze già attive sul territorio, come le iniziative di distribuzione gratuita di assorbenti; favorire l’accesso gratuito ai prodotti in scuole, università, musei, consultori, ecomusei e spazi pubblici; e infine promuovere campagne di educazione e sensibilizzazione per combattere gli stereotipi e la disinformazione sul ciclo mestruale.

«Il ciclo mestruale non può essere un lusso», ribadiscono le due esponenti del PD, che chiedono alla Giunta di trasformare le parole in atti concreti, come già avvenuto in altre regioni italiane. In Toscana e in Emilia-Romagna, infatti, sono già attivi progetti sperimentali di distribuzione gratuita di prodotti mestruali nei plessi scolastici e nei centri giovanili, iniziative che stanno trovando ampio consenso anche tra i cittadini.

Il Piemonte, sostengono le promotrici, ha tutte le condizioni per diventare un modello di civiltà e inclusione, inserendo la salute mestruale nel quadro più ampio delle politiche di welfare e salute pubblica. «Non è solo una battaglia femminile — affermano — ma una battaglia di equità e di rispetto per i diritti fondamentali. Parlare di mestruazioni significa parlare di parità, di salute e di educazione sociale».

La proposta arriva in un momento in cui il dibattito sulla “povertà mestruale” sta assumendo una dimensione sempre più globale. L’Unione Europea ha inserito il tema tra le priorità legate alla lotta alle disuguaglianze di genere, mentre numerosi Paesi, dalla Scozia al Canada, hanno già introdotto la gratuità dei prodotti mestruali nei luoghi pubblici.

In Italia, la riduzione dell’IVA sugli assorbenti dal 22% al 10%, e poi al 5%, ha rappresentato un passo avanti, ma per Paonessa e Pompeo non basta: «La vera parità non si misura sul prezzo al supermercato, ma sulla possibilità concreta di accesso per tutte. La Regione deve fare la sua parte, garantendo un diritto che è anche una forma di giustizia sociale».

Un appello che riporta al centro del dibattito politico un tema ancora troppo scomodo, ma profondamente quotidiano. Perché la salute mestruale, prima ancora che una questione di genere, è una questione di uguaglianza.

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