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Morte in culla, in Piemonte oltre 90 bambini ogni anno: ecco cos'è la Sids

La neonata trovata senza vita a Moncalieri riaccende l’allarme sulla sindrome della morte improvvisa del lattante

Neonato

Neonato (foto di repertorio)

La tragedia di una bambina di tre mesi, trovata senza vita nel suo lettino a Moncalieri, riporta drammaticamente l’attenzione sulla Sids, la sindrome della morte improvvisa del lattante, conosciuta anche come “morte in culla”. La piccola, di origini cinesi, è stata scoperta dal padre già priva di conoscenza. Inutili i tentativi di rianimazione, prima da parte del personale del 118 Azienda Zero e poi dei medici dell’ospedale Regina Margherita di Torino, che non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

La cosiddetta “morte in culla” non è un’etichetta unica che spiega tutto. Gli esperti distinguono tra SUID (Sudden Unexpected Infant Death), ovvero i decessi improvvisi e inattesi dei lattanti avvenuti nel sonno, e SIDS (Sudden Infant Death Syndrome), che rappresenta un sottoinsieme delle SUID: si tratta di quei casi in cui, dopo un approfondito esame autoptico, non viene individuata alcuna causa riconosciuta. La distinzione è fondamentale per comprendere correttamente i dati e le reali dimensioni del fenomeno.

In Piemonte, la SIDS registra un tasso di mortalità di circa 0,21 per mille nati vivi, uno dei più bassi d’Europa, mentre la media nazionale si attesta intorno a 0,50 per mille. Si tratta di valori in linea con gli effetti positivi delle campagne di sensibilizzazione sulla Nanna Sicura, che da anni promuovono buone pratiche di sonno e hanno contribuito a ridurre i casi fino al 50% nelle aree in cui sono state condotte in modo continuativo.

Le SUID, invece, comprendono un insieme più ampio di morti sonno-correlate, che possono avere cause diverse, non sempre legate alla SIDS. È proprio questa distinzione — tra ciò che è inspiegato e ciò che ha una spiegazione medica accertata — a rendere necessario un linguaggio preciso e dati coerenti. Parlare genericamente di “morte in culla” rischia di alimentare confusione e allarmismo.

La comunità scientifica internazionale continua a studiare i possibili fattori di rischio e a migliorare le procedure di diagnosi post mortem, per distinguere i casi di vera SIDS da quelli riconducibili ad altre cause. Parallelamente, le istituzioni sanitarie regionali insistono sull’importanza della prevenzione domestica, che resta l’arma più efficace per ridurre i rischi.

Le raccomandazioni della Nanna Sicura — come posizionare sempre il neonato sulla schiena, evitare ambienti surriscaldati, non condividere il letto e garantire una superficie rigida e sicura — non eliminano del tutto il rischio, ma lo riducono in modo significativo. Questi comportamenti, ormai riconosciuti a livello internazionale, sono diventati un punto di riferimento anche per le strutture sanitarie piemontesi.

Ogni caso di morte improvvisa resta una tragedia che travolge intere famiglie e comunità. Ma i numeri, se letti nel loro contesto, mostrano che la conoscenza e la prevenzione funzionano. In Piemonte, l’impegno degli operatori e delle campagne informative ha prodotto risultati concreti e duraturi, portando la regione tra le più virtuose in Europa sul fronte della sicurezza del sonno infantile.

Per chi desidera approfondire o ricevere indicazioni pratiche, i siti www.sidsitalia.it e www.nannasicura.it mettono a disposizione materiali informativi e linee guida per genitori e operatori sanitari. Perché la consapevolezza, in questo campo, è già una forma di protezione.

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