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11 Ottobre 2025 - 00:22
Marco Gabusi
C’è qualcosa di magico nel tempismo della realtà. Alle 13:20 di ieri, proprio mentre l’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi celebrava l’eccellenza della mobilità piemontese — treni puntuali, infrastrutture resilienti, un futuro radioso — Porta Nuova ha deciso di protestare a modo suo: spegnendosi.
Un blackout da manuale, un corto circuito tra la retorica e la corrente.
La metro ferma, le scale immobili (non mobili), gli ascensori in meditazione.
Per venti minuti, Torino ha offerto la più efficace metafora politica del mese: la Regione parla di efficienza, e la città resta al buio.
La cronaca è semplice. Dalle 13:20 alle 13:40, un’anomalia nella fornitura elettrica ha mandato in tilt tutta la stazione metropolitana di Porta Nuova. Linea interrotta, utenti bloccati, addetti che correvano da un quadro elettrico all’altro cercando di capire chi avesse staccato la spina — metaforicamente o no.
Nel frattempo, davanti al Palazzo della Regione, i pendolari protestavano. Una di quelle proteste d’altri tempi, fatte di cartelli, rabbia e ironia. Dentro, l’assessore parlava del futuro della mobilità sostenibile. Fuori, la mobilità si era già fermata da un pezzo.
Come dire: l’Italia è un Paese in cui il Wi-Fi non prende mai proprio quando ti servono i dati.
Gtt, da parte sua, ha subito chiarito che si è trattato di “un evento tecnico e non prevedibile”. E infatti nessuno avrebbe potuto prevedere che un blackout colpisse proprio Porta Nuova, proprio mentre Gabusi parlava di eccellenza, proprio quando i pendolari manifestavano. Le coincidenze cosmiche, si sa, non chiedono permesso.
Nel pomeriggio, l’azienda ha assicurato che il servizio è stato “quasi completamente ripristinato”. Traduzione: una ventina di scale mobili sono ancora ferme, e i tecnici stanno “verificando e sostituendo componenti”. A Torino, anche i comunicati stampa sembrano scritti con il tono rassegnato di chi sa che domani toccherà di nuovo.
Eppure, diciamocelo, venti minuti di buio valgono più di vent’anni di conferenze.
Hanno dimostrato che sotto la retorica dell’efficienza, sotto la patina del “siamo un modello”, basta un fusibile per ricordarci chi comanda davvero: la realtà.
Torino oggi si è spenta per venti minuti.
Non per guasto, ma per coerenza.
Come a dire: se la Regione racconta un mondo perfetto, almeno la metropolitana ha il buon gusto di staccare la corrente.
E in fondo, c’è da apprezzarla. In un’epoca di apparenze, Porta Nuova ha scelto il silenzio elettrico come forma di protesta civile.
Un blackout d’autore. Firmato Murphy.
E controfirmato da Gabusi, anche se — ne siamo certi — non prevedibile.
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