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08 Ottobre 2025 - 22:27
Gian Luca Lalli, Paola Bottalico e Gianni Goia
Colpo di scena a Romano Canavese: il sindaco Oscarino Ferrero ha firmato il decreto di nomina della nuova Giunta, ridisegnando completamente la squadra di governo dopo le dimissioni del vicesindaco Gian Luca Lalli, effettive dal 1° ottobre. La nuova vice è Paola Bottalico, che riceve anche le deleghe a scuola, commercio, turismo, servizi sociali, associazioni, sport e tempo libero, mentre entra ufficialmente in Giunta Gianni Goia, al quale vengono affidate protezione civile e associazioni. Ferrero, invece, mantiene per sé bilancio, lavori pubblici, sanità, viabilità, agricoltura e rifiuti.
Una mossa che arriva dopo settimane di tensioni interne e che, secondo molti, non è frutto di una serena riorganizzazione ma di un vero e proprio rimpasto imposto. In paese si parla apertamente di un ruolo decisivo giocato da Gianni Goia, consigliere di maggioranza e protagonista dell’astensione sul DUP 2026–2028, indicato come l’artefice della nuova distribuzione di cariche. Per molti, è stato lui a dettare le condizioni: fuori Lalli, dentro sé medesimo. Un equilibrio precario, che lascia trasparire più la volontà di evitare una spaccatura definitiva che quella di rafforzare la coesione del gruppo.
Il sindaco di Romano
La frattura, infatti, si era già resa evidente il 28, durante la discussione del DUP. Marco Vigliotta, Gianni Goia e Riccardo Porrini si erano presentati, si erano seduti e poi si erano astenuti sull’approvazione del documento, scostandosi dalla linea del sindaco. Due giorni dopo, il 30 luglio, Vigliotta – 41 anni, ingegnere informatico e docente, eletto nel 2023 come capogruppo della lista di Ferrero – aveva presentato le dimissioni dal Consiglio comunale, motivandole con la perdita di fiducia nella direzione politica della maggioranza e la mancata trasparenza sul tema delle alienazioni dei beni comunali. Nelle sue parole, il DUP non conteneva ciò che riteneva essenziale: la vendita dell’ex scuola della frazione Cascine e dell’immobile “Bene Lisa”, oggi sede della biblioteca civica.
Le sue dimissioni avevano aperto un vuoto politico e numerico. Senza di lui, e con due consiglieri in aperto dissenso, la maggioranza si era ritrovata con appena cinque voti contro i cinque dell’opposizione, mettendo a rischio la governabilità del Comune. Da allora, l’amministrazione Ferrero vive in bilico: tra tentativi di mediazione e malumori sempre più palesi.
Il sindaco, che inizialmente aveva minimizzato parlando di “una divergenza momentanea”, si è trovato progressivamente costretto a fare i conti con la realtà: la sua maggioranza non è più compatta. Il gesto di Lalli, con le dimissioni protocollate il 10 settembre, ha rappresentato la seconda scossa nel giro di poche settimane. Ufficialmente, una scelta personale. Ma per molti, l’ennesima conseguenza delle tensioni interne e dei nuovi equilibri imposti dai “dissidenti”.
Il segnale politico del nuovo decreto è evidente: Goia, da ribelle, diventa assessore. L’ex vice Lalli, figura moderata e fedele al sindaco, esce di scena. E la neo vicesindaco Bottalico si ritrova a fare da collante tra le diverse anime di una maggioranza che appare ogni giorno più divisa.
Intanto, le Opposizioni non restano a guardare. In una comunicazione ufficiale datata 29 settembre, il gruppo Il Paese da Vivere – con il capogruppo Andrea Peruzzi e i consiglieri Emanuela Rosa Casotti e Stefano Avanzi – prende posizione contro le voci di un loro presunto coinvolgimento nei giochi di potere della maggioranza.
“Da settimane circolano voci e insinuazioni secondo cui noi, consiglieri di minoranza, saremmo coinvolti nelle tensioni interne che attraversano l’attuale amministrazione. È doveroso chiarire una volta per tutte: si tratta di menzogne prive di ogni fondamento”, scrivono i consiglieri, invitando Ferrero e i suoi a “riconoscere pubblicamente le proprie contraddizioni invece di cercare alibi esterni”.
Un messaggio diretto, che chiude ogni spazio all’ambiguità e sottolinea quanto le fratture interne al gruppo di governo siano ormai un problema tutto loro. Non bastavano le astensioni, le dimissioni e le accuse reciproche: ora ci si divide anche su chi abbia voluto il rimpasto e su chi ne stia beneficiando.
Ferrero, stretto tra la necessità di garantire la stabilità e la pressione di chi pretende spazio, sembra sempre più un sindaco assediato. In Consiglio il clima è teso, e i rapporti personali tra i membri della maggioranza appaiono logori. La politica si sposta nei corridoi, nei bar del paese, nei messaggi sussurrati. C’è chi parla di resa dei conti imminente, chi ipotizza nuovi scossoni e chi, più realisticamente, si aspetta mesi di paralisi amministrativa.
La verità è che Romano Canavese si trova oggi in una delle crisi più complesse degli ultimi anni. In meno di tre mesi la giunta Ferrero ha perso un capogruppo, un vicesindaco e buona parte della fiducia interna. E se il nuovo rimpasto doveva segnare un punto di svolta, rischia invece di certificare la fine di un ciclo politico. Le Opposizioni restano ferme al loro posto, ma il messaggio è chiaro: “Chi oggi governa si assuma finalmente le proprie responsabilità. Le difficoltà che state vivendo non sono colpa della minoranza, ma il risultato delle vostre contraddizioni”.
Insomma, Romano Canavese non è più un Comune tranquillo ma un campo minato. Ogni decisione è un compromesso, ogni nomina una scommessa. E mentre il sindaco prova a salvare il salvabile, l’impressione è che la partita non si giochi più dentro il municipio, ma nei rapporti di forza – e di fiducia – tra chi fino a ieri sedeva dalla stessa parte del tavolo.
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