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30 Aprile 2025 - 15:28
foto archivio
La mozione sulla salvaguardia dell’asilo? Dimenticata. Il dibattito? Ostacolato. Le promesse elettorali? Smentite. E nel mezzo, un sindaco che si smarca dal proprio ruolo dicendo candidamente di non essere “Luigi XIV”, mentre i suoi assessori mettono in vendita immobili comunali senza neanche una verifica tecnica. A Romano Canavese, il consiglio comunale del 28 aprile è stato il teatro di una rappresentazione che definire paradossale è riduttivo.
A raccontarla, nero su bianco, è la consigliera comunale di minoranza Emanuela Casotti, che affida a un comunicato stampa un j’accuse potente contro i metodi e le scelte dell’amministrazione in carica. Il bersaglio è preciso: la mozione d’indirizzo presentata dalla minoranza — discussa nel consiglio comunale aperto del 29 gennaio e poi, secondo logica, da rimettere al voto nel primo consiglio utile — è stata inspiegabilmente cancellata dall’ordine del giorno del 28 aprile, e reinserita solo dopo le insistenze dell’opposizione.
“Un comportamento che sa tanto di strategia ostruzionistica”, denuncia Casotti, “per evitare che il tema venisse affrontato in aula e, peggio ancora, approvato”. Ma la vicenda non si ferma qui: a blindare ulteriormente l’azione della maggioranza è arrivato un parere tecnico contrario del segretario comunale, emesso ai sensi dell’art. 49. Un parere che, nel caso specifico — trattandosi di una semplice mozione d’indirizzo — pare più uno scudo politico che non una reale valutazione amministrativa. “Inopportuno, fuori luogo e sospetto”, tuona la consigliera.
E mentre le opposizioni tentavano di aprire un confronto costruttivo, la maggioranza ha deciso di confermare la sede dell’asilo presso le elementari, che nelle promesse elettorali sarebbe dovuta essere una sistemazione temporanea. Nessuno studio di fattibilità. Nessuna verifica tecnica. Nessuna valutazione alternativa. Solo la decisione di non decidere. “Così si rinuncia a ogni visione di futuro”, attacca Casotti, “e si rinnega apertamente quanto promesso ai cittadini in campagna elettorale”.
Nel frattempo, i fantomatici “progetti in corso” per una nuova sede, evocati nel consiglio aperto di gennaio, si sono rivelati per quello che erano: fumo negli occhi. L’interpellanza collegata ha portato in aula una realtà che ha lasciato tutti interdetti. La maggioranza ha annunciato di voler alienare l’ex scuola di Cascine, con la prospettiva di vendere altri immobili comunali. Il tutto senza alcuna perizia tecnica, senza studi economici, senza verifiche antisismiche. Nulla.
Nel trambusto, ha preso la parola anche il sindaco, che ha provato a smarcarsi con una frase destinata a far discutere: “Non sono Luigi XIV”, ha detto, spiegando che anche se aveva idee diverse in campagna elettorale, adesso “deve seguire la sua maggioranza per non ritrovarsi in minoranza”. Una dichiarazione che, secondo Casotti, svela una politica piegata al calcolo numerico, “più interessata a reggere gli equilibri interni che a governare con responsabilità”.
Ma c’è di più: mentre l’asilo resta nel limbo, la giunta pare avere le idee chiarissime su dove investire i fondi pubblici. Due esempi su tutti: 180.000 euro per l’adeguamento sismico del Mulino di Cascine (chiuso da tempo e pensato come salone polivalente per le associazioni) e 250.000 euro per il restauro del lavatoio di località Gurgo. Opere forse utili, certo, ma che — a fronte della precarietà dei servizi educativi — suonano come una beffa.
“Se si vuole davvero rappresentare il territorio, si parte dai bambini, non dai lavatoi”, attacca Casotti. “Questa amministrazione ha scelto di non scegliere. Ha preferito l’inerzia alla progettazione, il silenzio al confronto, la retorica all’azione”. Parole dure, che pongono un interrogativo inquietante: la maggioranza è ancora in grado di amministrare? O ha perso il senso della priorità e della trasparenza?
Il futuro della scuola materna, intanto, resta sospeso. E con esso, la fiducia di molti cittadini.
Ma non vi vergognate?”. È passata una stagione intera da quella sera, ma la voce del cittadino che si alzò in piedi e ruppe il silenzio pesa ancora nell’aria. Era il 29 gennaio 2025. Dentro il municipio di Romano Canavese, si discuteva del futuro dell’asilo parificato di via dell’Asilo. O almeno si sarebbe dovuto. Perché la verità, tre mesi dopo, è che nulla si è mosso. E che quella serata, invece che segnare un punto di svolta, è diventata il simbolo di un’amministrazione che ha deciso di non decidere, chiudendo gli occhi e tappandosi le orecchie davanti al grido dei cittadini.
L’edificio dell’asilo, fondato nel 1860, dichiarato inagibile da quasi un anno, giace ancora fermo. Le attività si sono spostate — “temporaneamente”, dissero — in due aule delle elementari. Ma i mesi passano, le promesse evaporano e la sistemazione provvisoria rischia di diventare definitiva. Intanto, la comunità si sgretola. Si svuota. Si scoraggia. La scuola ha oggi appena 27 iscritti, con almeno dieci famiglie in meno rispetto al possibile. E quei dieci in meno significano 30.000 euro di contributi statali persi. Ma, si sa, la burocrazia non ha figli. E la politica, a Romano, sembra non avere memoria.
La serata del 29 gennaio non fu un consiglio comunale aperto. Fu un incontro informale, per volontà del sindaco Oscarino Ferrero, che si appellò al regolamento per evitare che venisse messo per iscritto qualsiasi impegno formale. Una scelta che molti definirono “vigliacca”. Perché la sostanza non cambia: l’asilo sta morendo, e l’amministrazione, invece di tendere una mano, aveva scelto di schierare un avvocato.
Sì, un legale. Per rispondere a una diffida inviata dal Consiglio di Amministrazione della scuola, che chiedeva semplicemente un contatto, un incontro, un confronto. E invece? Una controffensiva legale. Come se quei cittadini che da decenni portano avanti un servizio pubblico con risorse minime fossero dei nemici, e non degli alleati.
In prima linea, quella sera, c’erano Alice Godone, presidente della scuola, e i membri del CdA: Clarissa Rizzo, Massimiliano Giglio, Michela Marandola, Fernanda Zeni, Loredana Actis Alesina, don Pelesky. Gente che ha scelto di dare tempo e energie alla comunità. Gente che oggi si ritrova con un carico insostenibile sulle spalle, e zero risposte.
Le Opposizioni
La Maggioranza
Il sindaco, all’inizio dell’incontro, mise subito le mani avanti: “La scuola è un ente privato, non possiamo spendere di più”, disse. Poi accennò a una proposta di convenzione mai recapitata, a una mail inviata il 20 dicembre che nessuno ha mai ricevuto. Nel frattempo, il centro estivo è saltato, i conti dell’asilo sono in affanno, e i bambini — pochi, troppo pochi — rischiano di dover cambiare scuola da un anno all’altro.
In mezzo a questa paralisi, c’è chi ha provato a indicare una via d’uscita. I consiglieri di opposizione Roberto D’Errico, Andrea Peruzzi e Stefano Avanzi proposero una riforma del CdA per aprirlo alla rappresentanza del Comune, dei soci e del parroco. Ma soprattutto rilanciarono la riqualificazione della ex scuola di Cascine, da destinare a nuova sede dell’asilo. Una proposta concreta, con spazi migliori, più sicuri, più adatti. Una visione. Ma la risposta fu il solito, desolante silenzio.
Già allora, il sospetto era che l’amministrazione stesse solo prendendo tempo, sperando che il problema si risolvesse da solo. O che, almeno, l’asilo chiudesse senza che nessuno potesse dire “è colpa nostra”. Una strategia tanto trasparente quanto cinica. Tre mesi dopo, quel sospetto è diventato quasi una certezza.
Oggi, come allora, il Comune parla di progetti. Ma non mostra nulla. Non condivide documenti. Non organizza incontri veri. Niente delibere, niente cronoprogrammi, niente fondi stanziati. Solo qualche frase a mezza voce, qualche promessa vaga. E la realtà, che intanto corre avanti: l’asilo è in affanno, le famiglie si allontanano, la comunità si impoverisce.
E mentre i bambini crescono, il Comune resta fermo. A gennaio i cittadini avevano detto: “Abbiamo l’acqua alla gola”. Ma a Romano Canavese, a quanto pare, l’unica reazione è stata girare la testa dall’altra parte.
L’asilo infantile di Romano Canavese, fondato nel lontano 1860, rappresenta da sempre un punto di riferimento.
La situazione critica è iniziata nel marzo 2024, quando l’edificio è stato dichiarato inagibile a seguito di un’ispezione commissionata dal sindaco Oscarino Ferrero. Questa decisione ha costretto al trasferimento delle attività in un paio di aule ricavate all'interno della scuola primaria. Il trasferimento, però, non è stato privo di conseguenze. La nuova sistemazione ha comportato una drastica riduzione degli spazi disponibili, limitando non solo le attività educative, ma anche la possibilità di organizzare eventi di autofinanziamento come feste e raccolte fondi, tradizionalmente essenziali per garantire il bilancio dell’istituto.
A ottobre 2024, le difficoltà si sono ulteriormente aggravate. Il Comune ha deciso di interrompere l’anticipo dei fondi destinati alle scuole paritarie, lasciando l’asilo senza le risorse necessarie per sostenere i servizi fondamentali. Uno degli effetti più immediati e tangibili di questa scelta è stato il blocco del servizio mensa, un problema che ha colpito direttamente le famiglie. Ai genitori è stato chiesto di coprire un costo aggiuntivo di 5,41 euro per pasto, una spesa da aggiungersi alla retta mensile di 180 euro.
Fondata nel 1860, su iniziativa del Comune che mise a disposizione l’edificio in Via Asilo 3. Eretto a Ente Morale nello stesso anno, l’asilo mosse i primi passi grazie alla solidarietà dei cittadini, che contribuirono con donazioni e lavoro volontario alla sua ristrutturazione e all'arredamento. Da allora, la scuola non ha mai smesso di essere un punto di riferimento, accogliendo generazioni di bambini di Romano Canavese e, quando possibile, anche delle zone limitrofe.
Fino al 2001, la gestione della scuola era affidata alle suore, coadiuvate da personale dedicato alla cucina e alle pulizie. Dal 2002, il Consiglio di Amministrazione ha assunto la responsabilità della selezione degli insegnanti e dell’organizzazione interna, garantendo la continuità di un servizio educativo di alta qualità. Nonostante le sfide dovute al calo demografico, la scuola ha saputo resistere, confermandosi come una realtà essenziale per le famiglie del paese.
Uno degli aspetti distintivi della Scuola Materna di Romano Canavese erano gli ampi spazi, sia interni che esterni, che offrivano un ambiente ideale per il gioco e l’apprendimento dei bambini. Anche la mensa interna rappresentava un punto di forza: i pasti erano preparati con ingredienti freschi, privilegiando i prodotti a “Km 0” acquistati presso i negozi locali, in un’ottica di qualità e sostegno all’economia del territorio.
Durante l’estate, l’asilo si trasformava in un prezioso supporto per le famiglie grazie al Centro Estivo, che si svolgeva per tutto il mese di luglio, utilizzando gli spazi della scuola per attività ludiche e formative.
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