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07 Ottobre 2025 - 11:29
Schillaci e Giulivi: sullo sfondo l'accesso perdonale al poliambulatorio
Ci manca solo un leone, che sbuchi all'improvviso ruggendo... Roarrrrr!
Scherzi a parte, c’è un video, girato ieri e già rimbalzato su diversi profili social, che mostra l’unico accesso pedonale al Poliambulatorio di via Don Sapino, a Venaria, trasformato in una giungla d’erba alta.
A postarlo è stata la consigliera comunale del Partito Democratico, Rossana Schillaci, che nel suo breve filmato documenta una scena da periferia abbandonata: un vialetto stretto, invaso dalla vegetazione, dove il passaggio a piedi o in bici è diventato un piccolo percorso a ostacoli.
“Oggi ho provato ad accedere a piedi al Poliambulatorio di Venaria – racconta Schillaci – questa è la situazione del percorso pedonale e ciclabile”. Poi, la telecamera inquadra il tratto che collega via Aristide Faccioli alla struttura sanitaria: erba alle ginocchia, rastrelliere per le biciclette quasi sepolte e nessuna traccia di interventi recenti di taglio o pulizia.
L’unico accesso pedonale al polo sanitario è quello: da via Don Sapino, infatti, non si può arrivare a piedi, perché mancano i marciapiedi e l’area circostante è pensata solo per le automobili. Una scelta urbanistica già contestata nel 2020, quando la nuova sede dell’ASL aprì tra le proteste per l’ubicazione decentrata e le difficoltà di collegamento. Oggi, cinque anni dopo, il problema si ripresenta, ma peggiorato dalla mancata manutenzione del verde.
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Schillaci parla con un tono che alterna ironia e esasperazione, ma la sostanza è politica: “Il percorso non può essere ridotto così – spiega – per chi non ha l’auto non è accessibile in modo semplice. Anche le rastrelliere delle bici sono coperte dall’erba. La manutenzione andrebbe fatta: c’è il piano Marshall delle manutenzioni che l'assessore Di Bella dovrebbe realizzare dal 2020. Sono passati cinque anni... Faremo un’interrogazione”.
Il riferimento al “piano Marshall delle manutenzioni” non è casuale. Era l’espressione usata proprio dall’assessore ai Lavori pubblici, Giuseppe Di Bella, all’inizio del mandato del sindaco Giulivi, per descrivere il progetto di rilancio del decoro urbano. Doveva essere il grande piano di risanamento dei marciapiedi, delle strade, del verde, dei parchi. Nella realtà, almeno a giudicare da immagini come quelle pubblicate da Schillaci, quel piano sembra essere rimasto un titolo di delibera.
La consigliera del Pd ha promesso un’interrogazione formale in Consiglio comunale. L’obiettivo è semplice: capire chi sia responsabile della manutenzione di quel tratto e perché non sia stato ancora eseguito il taglio dell’erba.
Da un punto di vista tecnico, la competenza potrebbe rientrare in capo alla Gesin Srl, la società partecipata che si occupa della manutenzione ordinaria del verde pubblico, o a un’impresa esterna incaricata in subappalto. Ma al di là dei rimpalli, resta il fatto: il percorso pedonale d’accesso a un presidio sanitario non è fruibile.
E questo, in una città dove già cinque anni fa si denunciava la presenza di erba alta nelle piste ciclabili e nei parchi, diventa il simbolo di un problema cronico.
Non è la prima volta, infatti, che Venaria si ritrova a fare i conti con la “giungla urbana”. Negli ultimi anni, le segnalazioni di cittadini e associazioni si sono moltiplicate. Erba alta nei giardini di quartiere, parchi giochi impraticabili, aiuole lasciate al degrado, piste ciclabili soffocate dalle infestanti.
La situazione dell'accesso ciclo-pedonale al poliambulatorio
Solo lo scorso agosto un servizio de La Voce aveva mostrato la pista ciclabile Borgaro–Venaria invasa dalle erbacce: dopo il clamore social, il taglio era stato eseguito in fretta e furia, ma solo su un lato del percorso. Più di recente, sempre sul nostro giornale avevamo ironizzato parlando del “Marciapiede Verticale di Venaria”, paragonando l’erba che cresce sui cordoli al celebre “Bosco Verticale” milanese.
La risposta del Comune, allora, era stata sempre la stessa: “Abbiamo programmato interventi”. Interventi che però, a quanto pare, non arrivano mai nei tempi giusti.
Il video di Schillaci, diffuso ieri sera su Instagram, aggiunge un tassello a questa lunga storia di promesse disattese e manutenzioni intermittenti. Perché stavolta non si tratta solo di decoro urbano, ma di accessibilità a un servizio pubblico essenziale.
Chi non ha l’auto – anziani, utenti con difficoltà motorie, pazienti cronici – deve letteralmente farsi largo tra le erbacce per raggiungere un presidio sanitario. Un paradosso, in una città che nel 2020 aveva giustificato il trasferimento del poliambulatorio con la promessa di “una sede moderna, efficiente e accessibile”.
Oggi, quella parola – accessibile – suona come una beffa.
Dietro la satira, c’è però una questione politica seria. La manutenzione del verde, a Venaria, è una ferita aperta sin dal primo mandato di Giulivi. Nel 2021 il Comune aveva pubblicato un bando per esternalizzare parte del servizio, riconoscendo che Gesin da sola non bastava. Nel 2022 era arrivato il progetto “Venaria si mette in gioco”, che prometteva 750 mila euro per la riqualificazione di 25 aree verdi. Ma, a oggi, i risultati si vedono a macchia di leopardo.
“È lo specchio di un’amministrazione che interviene solo dove si vede – commenta un residente – e dimentica i luoghi che servono davvero ai cittadini”.
Sul piano istituzionale, l’interrogazione di Schillaci costringerà la Giunta a dare spiegazioni. Ma l’impressione è che la questione vada oltre l’episodio del vialetto invaso dall’erba: riguarda un modello di manutenzione frammentato.
Ogni volta che scoppia una polemica, si scopre che la competenza è “di qualcun altro”: il Comune, la partecipata, la Città Metropolitana. Nel frattempo, però, la città reale – quella fatta di cittadini, non di carte – resta impraticabile.
C’è infine un elemento simbolico che rende la denuncia di Schillaci ancora più incisiva. Il Poliambulatorio di via Don Sapino, inaugurato nel 2020 come “nuovo polo sanitario dell’area nord-ovest torinese”, doveva essere il segno di una sanità territoriale moderna, vicina alle persone. Oggi, cinque anni dopo, l’unico percorso pedonale per raggiungerlo è soffocato dalle erbacce.
Una metafora perfetta del rapporto tra cittadini e istituzioni: si costruisce, si inaugura, si fotografa, e poi si dimentica di manutenere. Il taglio dell’erba, a Venaria, non è più una questione botanica. È una questione politica.
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