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06 Ottobre 2025 - 21:51
Occhiuto
Roberto Occhiuto stravince in Calabria e si prepara al bis. Il governatore uscente, candidato del centrodestra, conquista quasi il 60% dei voti, staccando di oltre 18 punti il suo principale avversario, il candidato del centrosinistra Pasquale Tridico, che non riesce nemmeno a sfiorare la soglia del 40%. Un successo netto, costruito in una regione che ancora una volta ha votato poco: solo il 43% degli aventi diritto si è recato alle urne, un dato che fotografa l’ennesimo record negativo di partecipazione e la distanza crescente tra la politica e i cittadini. L’astensionismo, ormai cronico, non si traduce più in protesta, ma in silenzio. Le piazze indignate non trovano voce nelle urne. E in questo vuoto di rappresentanza, il centrodestra trova terreno fertile. Come già accaduto nelle Marche, il voto calabrese certifica il fallimento del cosiddetto “campo largo”, la fragile alleanza tra Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e altre forze minori. Una coalizione che unisce sigle, ma non entusiasma elettori.
Il trionfo di Occhiuto è anche la conferma di una strategia personale audace: quella di dimettersi dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per corruzione e di ricandidarsi subito per evitare il logoramento politico. Una mossa rischiosa, ma vincente. “È stato sconfitto chi voleva batterci per via giudiziaria. Ora bisogna pacificare questa regione dopo una campagna elettorale anche violenta”, ha detto il governatore, che incassa la riconferma e si toglie più di un sassolino dalle scarpe.
Esulta Forza Italia, che con il 19% dei voti si afferma come primo partito della coalizione, davanti persino a Fratelli d’Italia. La lista personale di Occhiuto, al 13%, completa il quadro di un consenso trasversale che riporta al centro i moderati. “È una vittoria schiacciante di Forza Italia e di Occhiuto. Si vince al centro”, ha commentato il vicepremier Antonio Tajani, che legge nel risultato calabrese un segnale politico chiaro: il centro non è morto, anzi, torna ad essere decisivo. Fratelli d’Italia, partito della premier Giorgia Meloni, si ferma all’11% e arretra rispetto alle aspettative. Ma la premier, per evitare polemiche interne, rivendica comunque il successo della coalizione: “Anche in Calabria gli elettori hanno riposto la loro fiducia nel centrodestra. Da una parte c’è chi protesta e devasta le città, dall’altra chi pensa al bene del territorio”.
Più contenuto l’entusiasmo del vicepremier Matteo Salvini, che saluta una vittoria “di squadra”, ma non può ignorare che la sua Lega resta inchiodata intorno al 9%, un dato che conferma la debolezza del partito al Sud. Bene invece i centristi di Noi Moderati, che raggiungono un discreto 4,5%.
Dall’altra parte, il centrosinistra incassa una sconfitta che nessuno riesce a mascherare. “Una dura sconfitta del campo progressista”, ammette il deputato dem Nico Stumpo, che non risparmia l’autocritica: la scelta di candidare un esponente del Movimento 5 Stelle, come Tridico, non è bastata a ricomporre le divisioni né a riconquistare fiducia. Il “campo largo”, già logoro prima ancora di consolidarsi, si conferma un’alleanza più tattica che politica. “Pd e Democratici Progressisti insieme sono intorno al 20%, ma di fronte alla sconfitta questo dato non basta”, dichiara Igor Taruffi, responsabile organizzazione del Partito Democratico. Il Movimento 5 Stelle resta fermo, senza crescita, e il suo leader Giuseppe Conte si limita a un commento laconico: “Dobbiamo dire solo grazie a Tridico”. La Lista Tridico, con il 7,4%, non riesce a intercettare né la nostalgia del reddito di cittadinanza né la fiducia dei delusi. “È una grande delusione. È stata una battaglia difficile ma il centrosinistra ha dato una risposta vera”, ha dichiarato lo stesso Tridico, che fino all’ultimo aveva puntato sulla proposta di un nuovo “reddito di dignità”, un tentativo di riaccendere la fiamma di un’idea ormai esaurita.
Per Occhiuto, invece, è un risultato storico: “Per la prima volta nella storia della Calabria un governatore uscente viene riconfermato, e con questo consenso”, ha sottolineato con orgoglio. Una vittoria che attribuisce anche alla promessa simbolica del “reddito di merito”: 500 euro al mese per gli studenti universitari calabresi che scelgono di restare o tornare a studiare nella loro terra. Una misura che mescola meritocrazia e radicamento, due parole care all’elettorato moderato.
Sul fronte della partecipazione, la Calabria si conferma una delle regioni più disilluse d’Italia: appena il 43% degli elettori ha votato, un punto in meno rispetto al 2020, quando l’affluenza era già ai minimi storici ma sostenuta dal referendum costituzionale sulla riduzione dei parlamentari. Segnale che la politica, in questa regione, fatica ancora a parlare ai cittadini. In fondo alla classifica elettorale resta il candidato civico Francesco Toscano, che si ferma allo 0,9%.
Intanto, nell’hotel di Lamezia Terme, il quartier generale del governatore, si brinda fino a notte fonda. È la festa di un centrodestra che, dopo anni di frammentazione, ritrova unità e fiducia nel Sud. Una vittoria che va oltre i confini regionali e che, secondo molti osservatori, peserà anche sulle prossime sfide in Campania, Puglia, Veneto e, più avanti, Lombardia. Il successo di Occhiuto, infatti, rafforza la linea moderata di Tajani e Forza Italia all’interno della coalizione e potrebbe spostare gli equilibri nelle trattative future per le candidature. L’unica certezza al momento è quella del Veneto, dove la Lega rivendica la corsa con Alberto Stefani, ma il messaggio calabrese è chiaro: per vincere non basta il traino dei leader nazionali, serve una figura radicata e riconoscibile sul territorio.
Per il centrosinistra, invece, si apre una fase di riflessione profonda. Il bilancio di questo turno elettorale d’autunno rischia di chiudersi con un pareggio amaro, tre regioni al centrosinistra (Toscana, Campania e Puglia) e tre al centrodestra, ma il problema non è aritmetico, è politico. Il campo largo non decolla, le formule unitarie non bastano e il linguaggio della protesta non convince più. Mentre a Lamezia scorrono i brindisi e Tajani parla di “modello Calabria”, il centrosinistra appare smarrito, incapace di offrire un’alternativa credibile a chi non vuole solo protestare ma spera ancora in una politica che governi.
Insomma, la Calabria di Occhiuto racconta molto più di un’elezione regionale: è lo specchio di un’Italia divisa tra chi crede nella stabilità e chi non crede più nella politica. E nel silenzio delle urne semivuote, quel 60% ha il peso di un messaggio chiaro: i cittadini hanno scelto, gli altri hanno smesso di farlo.
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