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L’otto meridionale di Salvini (la Lega che voleva il Nord e trova voti a Sud)

È il miracolo padano: da Terroni go home a Terroni welcome, purché votino

L’otto meridionale di Salvini (la Lega che voleva il Nord e trova voti a Sud)

Matteo Salvini

Se le urne lo confermeranno fino alla fine. Alle elezioni calabresi c'è un otto alla Lega. Otto. Tondo, buffo, perfetto. Un numero che pare uscito da una barzelletta di provincia: “Sai chi ha preso l’otto in Calabria? La Lega!” — e giù a ridere. 

Sì, la Lega. Quella del Nord, dell’autonomia differenziata, delle felpe con scritto “Milano”, “Varese”, “Polenta e Osei”. Quella che a Pontida tuonava contro Roma ladrona e adesso raccoglie voti tra Locri e Lamezia. Un tempo sognava di separarsi dal Sud, oggi ci fa i comizi. È il miracolo padano: da Terroni go home a Terroni welcome, purché votino.

Ma che sarà passato per la testa degli otto su cento calabresi che hanno scelto Salvini? Un esperimento sociologico? Un atto di ribellione? O forse un gesto d’amore, di quelli inconsapevoli, come quando ti innamori di chi ti ha sempre rotto il "cazzo". L’autonomia differenziata, del resto, funziona anche così: al Nord si tiene il gettito, al Sud il folklore.

Con Occhiuto

Salvini con il vincitore Roberto Occhiuto

In fondo, l’otto in Calabria è un numero simbolico. Otto come le ore di treno per attraversarla da Reggio a Cosenza, otto come gli anni che servono per finire una statale, otto come i decreti sulla sicurezza che Salvini promette e poi dimentica. Otto come gli spaghetti che restano nel piatto di chi dice “adesso basta Roma ladrona” e poi chiede un ministero.

È un otto che vale più per la comicità che per la matematica. La Lega, che nacque per dividere l’Italia, oggi si ritrova a ringraziare i meridionali per averla tenuta in vita. Una specie di contrappasso elettorale: i “lumbard” che implorano il voto di chi un tempo accusavano di rubare. Altro che autonomia differenziata: questa è integrazione politica, con tanto di cannoli e tarantella.

E i calabresi, si sa, hanno un’ironia tutta loro. Magari hanno votato Salvini solo per vedere se, per una volta, mantiene una promessa. Tipo fare un ponte. O un porto. O anche solo una frase di senso compiuto. L’otto per cento, alla fine, è un voto di incoraggiamento: “Vai, Matteo, fai vedere a quelli del Nord com’è difficile governare una regione dove la Lega prende più voti che nei bar di Bergamo”.

E così, tra una felpa col tricolore e una foto con la nduja, Salvini può dire che la Lega è diventata nazionale. Sì, certo. Nazionale come la liquirizia di Rossano o la ‘nduja esportata a Busto Arsizio. Un Nord che si scopre Sud, un Sud che si prende gioco del Nord. In questa Italia capovolta, l’otto calabrese è la sintesi perfetta: non cambia nulla, ma ci fa sorridere.

Perché in fondo, la Calabria che vota Lega è un po’ come la nebbia a Tropea: non esiste, ma basta immaginarla per ridere un po’.

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