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Calabria, Occhiuto stravince: centrodestra al 60%, Tridico si ferma al 40%

Un’elezione senza sorprese: il governatore uscente conferma la sua presa sulla regione con Forza Italia primo partito. Il “campo largo” di Tridico non decolla: PD al 15%, M5S al 10%. Affluenza al minimo storico, solo il 43% alle urne

Calabria, Occhiuto stravince: centrodestra al 60%, Tridico si ferma al 40%

Calabria, Occhiuto stravince: centrodestra al 60%, Tridico si ferma al 40%

Era tutto già scritto, o quasi. In Calabria, il centrodestra conferma la sua roccaforte: Roberto Occhiuto vince le elezioni regionali con una forbice netta, attestandosi tra il 57 e il 60% dei consensi, secondo le prime proiezioni. Il candidato del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle, Pasquale Tridico, non va oltre il 40-41%, mentre le liste civiche e le formazioni minori, tra cui quella di Francesco Toscano, restano marginali, sotto il 2%. Un risultato che non sorprende, ma che racconta molto dello stato politico e sociale della regione.

La campagna elettorale è stata corta, opaca, con pochi sussulti e molti déjà-vu. Da un lato Occhiuto ha giocato la carta della continuità, rivendicando risultati amministrativi e rapporti solidi con Roma, dall’altro Tridico – economista ed ex presidente dell’INPS – ha provato a incarnare il volto “nuovo” della sinistra calabrese, puntando su lavoro, welfare e sanità pubblica. “Il Sud non può essere solo una terra di sussidi, ma deve diventare laboratorio di sviluppo sostenibile”, ha ripetuto Tridico in ogni tappa del tour elettorale. Ma la sua narrazione non è bastata a scalfire un consenso consolidato, frutto di un sistema di potere territoriale che, in Calabria, continua a premiare chi governa.

Occhiuto

Pasquale Tridico

Il centrodestra ha saputo muoversi compatto, senza frizioni, con una macchina organizzativa precisa e una comunicazione disciplinata. Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega hanno preferito un basso profilo nazionale, evitando di trasformare il voto in un referendum sul governo, ma di fatto la vittoria di Occhiuto è anche un segnale di fiducia verso la coalizione guidata da Giorgia Meloni. In base ai primi dati di lista, Forza Italia resta la prima forza del centrodestra con circa il 17% dei voti, seguita da Fratelli d’Italia con poco meno del 9% e dalla Lega attorno all’8%. La lista civica “Forza Azzurri” sfiora l’8%, contribuendo al risultato complessivo del blocco di governo regionale, che si conferma così il più coeso e radicato.

C’è però un dato che pesa più dei numeri dei partiti: quello dell’affluenza. Solo quattro calabresi su dieci si sono recati alle urne – un’affluenza ferma al 43%, in calo rispetto al 44,3% del 2021. Un segnale di disillusione profonda, che ormai sembra strutturale nel Mezzogiorno. In una terra che ha un tasso di disoccupazione giovanile tra i più alti d’Italia, la politica continua a sembrare lontana, se non inutile. La partecipazione, già fragile, è stata resa ancora più debole da una campagna elettorale scialba, senza grandi temi capaci di accendere la speranza. Le piazze non si sono riempite, i confronti televisivi sono stati pochi e i social network hanno sostituito i comizi.

Sul fronte opposto, il centrosinistra si è presentato con il cosiddetto “campo largo” a sostegno di Tridico, ma senza la spinta necessaria a competere. In base ai primi dati, il Partito Democratico si ferma intorno al 14-15%, mentre il Movimento 5 Stelle oscilla tra il 9 e il 10%. Le liste minori – da Alleanza Verdi e Sinistra a Casa Riformista – insieme non superano il 6%. Numeri che confermano le difficoltà di un’alleanza che, sulla carta, puntava a riattivare l’elettorato progressista, ma che nella pratica ha pagato la mancanza di una leadership riconosciuta e di una narrazione unificante.

Il candidato del centrosinistra ha cercato di riposizionare il suo fronte come alternativo al blocco di potere calabrese, ma la macchina del Partito Democratico è apparsa ancora una volta impantanata. Le divisioni interne, la scarsa presenza dei leader nazionali e l’assenza di un messaggio realmente identitario hanno lasciato Tridico solo a reggere la bandiera del cambiamento. “La Calabria non può rassegnarsi a essere ultima in tutto”, ha dichiarato nel comizio conclusivo a Cosenza. Eppure, il suo appello non ha mobilitato abbastanza. La rimonta, auspicata dai sondaggi più ottimisti, non si è mai concretizzata.

Per Roberto Occhiuto, la riconferma è tanto politica quanto personale. Ha gestito la Regione in un contesto complesso, tra emergenze sanitarie e problemi infrastrutturali, mantenendo un profilo istituzionale e moderato. La sua strategia – presentarsi come amministratore pragmatico più che come uomo di partito – ha funzionato. Con lui vince un centrodestra che in Calabria è ormai radicato, capace di parlare a più mondi: impresa, professioni, amministrazioni locali e anche a una parte di quell’elettorato moderato che non si riconosce nel linguaggio urlato della politica nazionale.

Il risultato non sorprende. Tutti i sondaggi pre-elettorali indicavano un vantaggio stabile del centrodestra di almeno 15 punti. Ma questa elezione segna anche il consolidamento di un modello: il voto calabrese, come quello lucano e siciliano, si conferma impermeabile ai tentativi di ricomposizione del fronte progressista. La “spinta meridionale” che in passato aveva premiato il Movimento 5 Stelle è ormai evaporata. Tridico ha cercato di riattivarla con un linguaggio tecnico e sociale, ma il messaggio non ha bucato la coltre di disincanto.

Il verdetto delle urne lascia la Calabria politicamente stabile ma socialmente ferma. Le sfide restano sempre le stesse: sanità, infrastrutture, lavoro, criminalità organizzata. Il rischio, ora, è che la vittoria di Occhiuto si traduca in una gestione rassicurante ma immobile, mentre la regione continua a perdere popolazione e giovani competenze. La Calabria vota poco e cambia meno. E in questo equilibrio stanco, la politica trova il suo più grande alibi.

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