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Palazzo D’Oria apre le porte a Nino Costa e alla forza della poesia piemontese

Studenti, istituzioni e attori hanno reso omaggio al poeta e al suo erede simbolo della Resistenza

Palazzo D’Oria apre le porte a Nino Costa e alla forza della poesia piemontese

Ottant’anni dopo la morte di Nino Costa, tra i più autorevoli interpreti della letteratura dialettale piemontese del Novecento, la città di Cirié ha scelto di trasformare il ricordo in una vera e propria celebrazione collettiva. Una giornata intensa, costruita insieme al Centro Studi Piemontesi – Ca dë Studi Piemontèis, che ha intrecciato generazioni diverse, luoghi simbolici e linguaggi differenti, mantenendo costantemente al centro l’opera del poeta e l’eredità che ancora oggi lascia alla comunità.

La mattinata si è aperta a Palazzo D’Oria, dove le classi terze delle scuole medie cittadine hanno partecipato a un incontro di formazione e memoria. A guidarli, due voci autorevoli della cultura piemontese: Albina Malerba e Giovanni Tesio, capaci di restituire ai più giovani la forza della poesia di Costa, spiegando come la lingua piemontese, attraverso i suoi versi, abbia saputo conquistare un posto nel canone letterario novecentesco. Non si è trattato soltanto di un’esercitazione scolastica, ma di un primo passo per legare nuove generazioni a una tradizione culturale che rischierebbe altrimenti di scolorire.

Nel pomeriggio, alle 16, il corteo si è spostato al cimitero di via Corio, per un momento di raccoglimento carico di significati. L’omaggio floreale alla tomba di Costa ha inevitabilmente richiamato anche la memoria del figlio Mario, partigiano morto giovanissimo, divenuto simbolo della Resistenza. Il filo della storia familiare si è intrecciato così con quello collettivo, unendo poesia e impegno civile, come se il destino del poeta e del figlio componessero insieme un unico racconto, consegnato oggi alla comunità.

Alle 17, il cortile di Palazzo D’Oria ha accolto le note del Corpo Musicale di Barbania, diretto dal maestro Paolo Storti, che ha trasformato alcuni versi in musica. Il risultato è stato un incontro raro tra oralità poetica e interpretazione musicale, capace di restituire al pubblico la forza espressiva della lingua piemontese non soltanto attraverso la scrittura, ma anche con il respiro sonoro della tradizione.

Il programma si è concluso nella Sala Consiliare di Palazzo D’Oria con l’incontro “Nino Costa nel panorama antologico della poesia piemontese”. La sindaca Loredana Devietti ha introdotto i lavori, seguita dal consigliere metropolitano Ugo Papurello, anche sindaco di San Carlo Canavese, che ha sottolineato come iniziative di questo tipo abbiano un valore che va oltre il ricordo: sono strumenti di identità e di comunità, capaci di unire poesia, musica, storia e memoria.

Ancora una volta hanno preso la parola Malerba e Tesio, affiancati da Franca Viglongo del Centro Studi Piemontesi, per collocare Costa all’interno del panorama poetico del secolo scorso, non come semplice voce dialettale, ma come autore capace di dare dignità letteraria alla lingua piemontese. A dare corpo e voce ai suoi versi è stato l’attore Michele Chiadò, che con le letture ha restituito l’intensità di una produzione poetica fatta di immagini quotidiane, di atmosfere del Piemonte rurale e urbano, di uno sguardo sempre rivolto al vissuto popolare.

Quella di Cirié non è stata una commemorazione rituale, ma una giornata viva, che ha mostrato come la cultura possa ancora agire da collante sociale. Costa, con la sua scrittura, ha raccontato un Piemonte che oggi non esiste più, ma che continua a vivere nella lingua e nella memoria. Suo figlio Mario ha testimoniato con la vita l’impegno civile, diventando un simbolo che si affianca all’opera paterna. Mettere insieme i due destini in un’unica giornata di ricordo significa ribadire che cultura e storia non sono mai compartimenti stagni, ma fili intrecciati di una stessa trama.

L’omaggio a Nino Costa a ottant’anni dalla sua morte diventa così un invito: rileggere, ricordare, tramandare. Perché la sua poesia non appartiene solo al passato, ma resta un patrimonio da consegnare al futuro.

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